Primo

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In tre giorni riuscì ad accaparrarsi per ben due volte l'intero contenuto dello scrigno (che evidentemente veniva rifornito una volta svuotato).
Aveva imparato a velocizzare le proprie esplosioni e piano piano sentiva di essere migliorato anche nello stare al passo con il proprio istinto.

Aizawa aveva ragione: c'erano volte in cui tutto sembrava rallentare, e lui si ritrovava a vedere chiaramente le traiettorie dei fendenti per esempio. Capì che in realtà nulla rallentava, ma era lui ad andare molto più veloce del normale.
Ci prese molto gusto nello sconfiggere i robot e cominciò a tenerne sommariamente il conto: ne aveva sconfitti circa otto neri, trentanove rossi e sessantuno azzurri. Quei maledetti azzurri spuntavano come funghi.
Tutto questo gli era costato fatica e dolore. Sospettava di essersi rotto un paio di dita dei piedi e di essersi incrinato qualche costola, ma la sua resistenza fisica non era mai stata tanto elevata e non aveva intenzione di mollare.

La notte tra venerdì e sabato venne svegliato non dalla solita sirena, ma dal rumore del portone metallico che si apriva. Velocemente si precipitò fuori e nella penombra intravide una sagoma abbastanza familiare. Le uniche parole che aveva detto in quei giorni erano state imprecazioni e mugolii nel sonno, quindi si ritrovò ad avere la voce un po' roca e soffocata quando provò a parlare, ma non ne ebbe il tempo.

"Non prenderlo come un complimento, perché non ne faccio" cominciò l'uomo con tono strascicato.
"Ma ci hai impressionati molto."

Aizawa accese la luce e gli occhi di Bakugou ne risentirono tantissimo, molto più che se gli avesse tirato un pugno in faccia.

Il biondo era in pessime condizioni: i capelli sembravano essere una matassa secca e stopposa, i vestiti erano strappati e sporchi qua e là di sangue rappreso, molte ferite erano bendate alla bell'e meglio mentre altre erano esposte insieme ai lividi.
Dopo che si abituarono alla luce, gli occhi di Katsuki apparvero vivi e potenti seppur contornati di polvere ed occhiaie. Non erano comunque nulla in confronto a quelli del professore.

"Hai completato il tuo addestramento pratico" gli annunciò.

Senza paura di apparire debole, senza alcun ripensamento, Bakugou si lasciò cadere a terra. Si tolse subito i guanti, aprì e chiuse le dita e si portò una mano al costato, sorridendo contento.

"È stata una fottutissima figata" commentò incurante del fatto che un adulto fosse lì accanto a sé.

"Linguaggio, Signor Bakugou" furono le parole metalliche che uscirono da un qualche altoparlante poco distante.
Il ragazzo riconobbe la voce del Preside Nezu e "Mi scusi" buttò fuori con il fiato corto, mentre ancora non riusciva a smettere di sorridere.

Aizawa lo condusse fino all'infermeria del complesso dei campi d'addestramento e Katsuki si addormentò subito, ancora sporco e disastrato.
Al suo risveglio quasi sobbalzò per una vecchietta che lo fissava intensamente.

"Calma, calma" esordì lei.
"Sono la dottoressa dell'istituto, puoi chiamarmi Recovery Girl."

Bakugou aggrottò le sopracciglia e dandosi un'occhiata vide di avere avvolte attorno a sé un bel po' di bende, ma non sentiva alcun male.

"Uhm... grazie" mugugnò.

"Sì prego, prego"
"Ma ho già capito che sei un tipo spericolato!"
"Avevi alcune ferite da ustione che non sono riuscita a farti andare via del tutto"

Bakugou era molto sorpreso di non sentire alcun male, solo una specie di pizzicorio.

"Dovrai stare a mollo nella mia piscinetta per un po'!"

"Una piscina?" domandò lui spaesato.

"Sì, è stracolma di acqua rigenera cellule e sarà un toccasana per far sì che tu non abbia cicatrici troppo evidenti"
"E poi hai bisogno di un bel bagno, sei qui da giorni ormai."

Dannato IstintoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora