Voglio

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Plic. Plic. Plic.
È un risveglio strano, scandito da goccioline lente che si infrangono.
Sta piovendo? Eppure non sembrava esserci un cielo che preannunciasse pioggia.
Plic. Plic. Plic.
Il sonno è stato molto pesante, fa fatica addirittura ad aprire le palpebre.
Ha l'emicrania, sente come se la gravità ce l'avesse con lui e gli stesse impedendo qualunque movimento.
Plic. Plic. Plic.
Apre gli occhi a fatica, ma non vede nulla. Un buio troppo innaturale lo ha avvolto e comincia a capire che c'è qualcosa che non va.
Prova a dimenarsi, non riesce.
Una risatina mal trattenuta, stridula.
Le parole non vogliono uscire dalla sua gola, geme soltanto.
"Katsuki Bakugou..." dice una voce melliflua.
"Il Re!"
L'uomo gli dà questo appellativo e ride, ride, ride. Che significa "il re"?
"Pietoso! Ecco cosa sei!"
Non sente più il rumore delle gocce, sente solo i fruscii che indicano la presenza di persone attorno a sé. Capisce di essere stato bendato e legato, e forse anche sedato.
Una mano improvvisamente lo schiaffeggia, la guancia brucia, la risatina mal trattenuta di prima echeggia libera stridendo contro i timpani di Bakugou.
"Non toccarlo" dice la voce maschile, perentoria.
"Non... toccarlo..."
Racimola tutte le sue forze, apre la bocca nonostante la secchezza delle labbra gliel'abbia come incollata, emette un sibilo al sapore ferroso del sangue.
"Vuoi addirittura dire qualcosa?" Gli domanda il suo carceriere.
"Vuoi implorarmi di risparmiarti, per caso?"
"Vuoi chiedermi di non farti fare la fine dei tuoi amichetti, stramazzati in maniera patetica come pedine di un gioco più grande di loro?"
La risatina di donna stride eccitata.
Una mano lo afferra per i capelli, viene forzato a rivolgersi verso l'alto. Una fioca luce filtra attraverso la benda scura che gli copre gli occhi.
"Credevi di poterlo salvare, ed invece hai consegnato l'Erede dritto dritto nelle nostre mani... non ti ringrazieremo mai abbastanza Katsuki Bakugou, il Re!"
Nel silenzio, le gocce ricominciarono a cadere lente.
Plic. Plic. Plic.
Bakugou spinge a fatica l'aria che ha nei polmoni e parla.
"Muori... stronzo."
Non fa in tempo a sentirsi soddisfatto del proprio insulto che un pugno lo colpisce di lato facendogli perdere completamente i sensi, spaccandogli probabilmente anche qualche osso.

Aprì gli occhi in un sussulto, lo scatto fu tale che colpì il comodino facendolo sbattere contro la scrivania. Il letto era un lago di sudore.
Ansimava incontrollato e si portò automaticamente una mano alla gola dove sentì chiaramente il proprio battito cardiaco impazzito.

Un incubo.

O per meglio dire: un altro incubo.
Aveva delle pessime sensazioni in merito, come se questo sogno fosse collegato a quello del lunedì. Non aveva indizi concreti perché non ricordava volti precisi, ma anche in questo incubo era presente una forte componente di morte, inquietudine, paura.
Sobbalzò quando qualcuno bussò alla sua porta.

"Bakugou stai bene?"

Kirishima.

"Sì" urlò cercando di non mostrarsi agitato.

"Cos'è stato quel botto?"

Katsuki roteò gli occhi al cielo.

"Fatti i cazzi tuoi" disse scocciato.

"E va bene, ma sbrigati a scendere!"

Guardò l'ora, imprecò.
In fretta e furia tirò via lenzuola e copri-materasso, li lanciò in un angolo per ricordarsi di portarli in lavanderia.
Si gettò sotto l'acqua fredda della doccia. Era troppo confuso, troppo preso da un turbinio di pensieri contrastanti. Non sapeva se fosse il caso di parlare con qualcuno di quei sogni, non sapeva perché lo inquietassero così nel profondo.
Indossò la tuta dell'U.A. University che per quell'estate sarebbe stata una sorta di divisa provvisoria, e poi uscì correndo giù per le scale.
Non aveva tempo per fare colazione, così prese qualche biscotto dalla dispensa e ficcò una bottiglietta di succo nello zaino.

Dannato IstintoWhere stories live. Discover now