Capitolo venti

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Blake Oliver Carter
Bronx, New York.

"... impossibile Leonor, ti assicuro che è una cosa più che impossibile..."
"Invece ti posso assicurare io, che è possibile... uno... due... tre... quattro... cinque... vedi? Non mi sto prendendo gioco di te, non ti sto... mentendo" insiste, picchiettando il dito sul calendario del telefono. "Ho ben cinque giorni di ritardo e solitamente sono un orologio svizzero, in questo"
"D'accordo, ma ti assicuro che c'è un errore di calcolo" stavolta sono io, ad insistere. "Noi due non... ci siamo capiti, da tre mesi almeno e il mese scorso ad esempio hai avuto il ciclo perciò ti ripeto che è altamente improbabile che tu sia incinta, almeno di me"
Leonor mi guarda, con la testa leggermente piegata di lato. "Mi stai forse accusando di averti tradito? Mi stai forse accusando di essere andata a letto con un altro ragazzo?"
"Conta meglio, per favore" sospiro, dando un'occhiata veloce a Seth, appoggiato al bancone della cucina.
"... uno... due... tre... quattro... cinque... sei... dannazione sono sei giorni, non cinque" si agita, più che mai. "Ho bisogno di un test di gravidanza, vai in farmacia Blake, compramene uno, ma uno di quelli affidabili, di quelli buoni, non comprarne assolutamente uno di quelli scadenti, non comprarlo sottomarca"
"Ascoltami Leonor, ascoltami molto bene" Seth, esasperato, si avvicina a me. "Se Blake dice che questo tuo presunto ritardo non è dovuto a lui, allora è così. Non è un idiota, perciò tu adesso smettila di comportarti come una viziata, capricciosa, isterica e assumiti ogni tua responsabilità, qualunque esse siano"
"Non sono cose che riguardano te, anzi ti chiedo la gentilezza di lasciarci soli"
Ride, incrociando le braccia al petto. "Punto primo, questa non è casa tua ma è casa di Blake quindi chi detta le leggi qui dentro è lui, non tu, punto secondo, Blake è il mio migliore amico e tutto ciò che riguarda lui, automaticamente riguarda anche me, punto terzo, ma non meno importante, lui non ha mai avuto intenzione di avere un figlio con te, esattamente come non ha mai avuto intenzione di avere figli insieme ad altre ragazze che non siano Mia..."
Cala il silenzio.
Seth guarda Leonor, e Leonor, fissa me, a bocca aperta.
"... o forse mi sto sbagliando, Blake?"
"Non... lo so" quasi sussurro, imbarazzato. "Non ho mai pensato ad una cosa così... enorme, così grande"
"Idiozie, l'hai pensato eccome in passato e sappiamo io e te a cosa mi riferisco"
Annuisco. "A quello penso ogni giorno, Seth. Ogni giorno, penso a come sarebbero potute andare le cose, ma non... siamo qui per discutere di... hanno suonato alla porta"
"Apro io, voi due continuate pure a discutere di questo finto ritardo"

Al ritorno da Cancún Mia ebbe un ritardo, un vero e proprio ritardo di dieci giorni.
Insieme andammo in farmacia, comprammo tre scatole di test di gravidanza e quando tornammo nel mio vecchio appartamento facemmo tutti i test a disposizione.
Cinque minuti d'attesa e finalmente il risultato: positivo.
Saremmo diventati genitori, due giovani e matti genitori che avrebbero amato quel piccolo esserino più di tutti. Più delle nostre stesse vite.
Le settimane passarono, arrivò il primo mese, poi arrivò il secondo e infine, il terzo.
Insieme prendemmo un piccolo bilocale in affitto qui al Bronx, non molto distante da Seth e non molto distante dal negozio.
Eravamo felici, eravamo fottutamente felici. Non vedevamo l'ora di averlo tra le braccia.
I primi a saperlo furono Seth e Bianca, subito dopo i genitori di Mia.
Nessuno di loro stava più nella pelle.
Io e Mia, invece ogni sera immaginavamo a come sarebbe stato il nostro bambino, da chi avrebbe preso, da chi avrebbe ereditato il carattere e da chi, avrebbe ereditato gli occhi, se azzurro cielo di lei o verde - nocciola dei miei.
Eravamo felici, ma improvvisamente tutto cambiò.
Mia si sentì male e perse il bambino, nonostante la corsa in ospedale, nonostante l'intervento dei medici, nonostante tutto.
Cambiò, ogni cosa, cambiò.
Io tornai ad essere il Blake problematico di una volta e Mia, cominciò ad odiarmi.

"... abbiamo un problema Blake, c'è Mia alla porta... cosa faccio, la faccio entrare?"
"Sicuramente non possiamo lasciala là fuori con la pioggia" mi avvicino io, alla porta. "Cerca di distrarre Leonor per piacere, magari dille che sono uscito a fare due passi"
"Lo faccio solamente per Mia, sappilo"
Nervoso, esco.
"Pensavo di non... trovarti, Seth è stato così vago"
"Leonor è qui e..."
"... d'accordo ho capito, me ne vado, parleremo un altro giorno"
Non appena si gira, le afferro il polso. "... non ti ho chiesto di andare, Seth controvoglia intratterrà Leonor quindi noi due possiamo... non so, andare al gazebo e... parlare lì"
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Unforgettable 2 ~Where stories live. Discover now