°Capitolo 1•

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°La Gloriosissima Vergine•
ATTENZIONE QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE (Lesbo) SE SIETE SENSIBILI NON LEGGETE.

/Gli eventi storici narrati non rispecchiano la realtà. Sono rivisitati e modificati per il corso della storia/

Esisteva, molti anni fa, una regia di stile barocco, con colori così sgargianti che potevano essere avvistati su dalla Luna. Imponente si ergeva all'interno dei confini di Elisabetta I, regina di Inghilterra: la terra dei Kim era così vasta che si vantarono sempre di non essere diventati re/regine dell'isola solo per questioni di tempistica. Elisabetta, la regina vergine, amava quella nobile famiglia, pur che se stessero buoni e lieti nei loro territori senza insorgere in vecchi racconti su Maria Stuart, una delle pretendenti al trono imperiale.
Perché sì, il vecchio impostore dei Kim, Derek, uno dei tanti cavalieri a servizio della Vergine, aveva assistito alla condanna di Maria a morte dopo essere stata imprigionata sulla Torre di Londra per quasi vent'anni. Il vecchio aveva preso la palla al balzo, costringendo Elisabetta a cedere una parte dei territori reali cosicché potesse innalzare un palazzo dove si potessero riunire tutti i dotti del tempo per celebrare la Gloriosissima. Elisabetta, stupita dalle intenzioni del vecchio, cedette loro Stratford con la speranza che alla corta instaurata potessero alloggiare suoi sostenitori e amanti.
Ma, il vecchio impostore, utilizzò la terra per costruire la sua fortuna, facendo pagare tasse a tutti colore che pervenissero nei suoi territori: non c'è da stupirsi che, la furbissima Elisabetta, lo venne a scoprire e quello stesso giorno, per la prima volta i ribelli contro la regina insorsero. Morirono tante persone, tanti sostenitori dei Kim, ma le truppe di Elisabetta, che erano appena tornati dalla battaglia contro L'invincibile Armata, sconfissero tutti.
La Vergine, cantata nei sonetti da i più grandi artisti come Spencer e Sidney, venne acclamata da tutti, ancora una volta dopo aver conquistare la fiducia dei suoi sudditi: ma c'erano, in quel caos di gente con abiti lunghi e vaporosi, una donna e un uomo, distrutti e inginocchiati.
"Risparmiaci, bella Signora, noi non siamo lui, noi siamo vostri fedeli, vostri sudditi. Vi amiamo quanto il Sole e la Luna, come la stessa nostra Terra" l'uomo aveva un accenno di barba, gli occhi infossati e viola, teneva stretta dalla vita una bella donna, giovane ma stanca e affaticata come la figura al suo fianco.
"Tu cosa vuoi dirmi, donna?" la Vergine alzò il naso e, il Sole dietro lei sembrava irradiare la sua figura: i capelli rossi arricchiti da boccoli raccolti in uno chignon medio-alto; quella pelle così pallida, bianca come la nera, fece cadere in amore così tanti uomini, tante donne; l'abito rosa pallido che indossava era stretto ai seni e alla vita, mentre andava  gonfiandosi fino a coprire tutta la sua figura. Magnifica.
La donna si inginocchiò, stringendo tra le mani una piccola coperta nera, portandola al petto in un gesto di protezione.
"Lui è il legittimo figlio di Derek, unico erede maschio, mi ha preso in sposa da poco più di tre mesi. Io sono Catherine, figlia di un mercante e-" la regina fece schiantare la sua mano contro la faccia della povera donna che, ancora in ginocchio, rischiò di cadere di pancia.
"Non ho chiesto chi siate, donna di poco valore, sto chiedevo se avesse qualcosa da dirmi?" riformulò la domanda, facendo abbassare la testa verso il basso alla donna, in gesto di vergogna. Le incitazioni e gli applausi dalla folla stavano incrementando la voglia di sangue di cui, l'Inghilterra, di quei tempi era piena.
"Vi amo come mia Regina, come un figlio ama un genitore" sussurrò la donna, forte abbastanza da essere udita dalla Vergine.
"Cosa custodite là dentro di così tanto importante?" Elisabetta alzò una mano, presa da un suo cavaliere nell'intento di scendere dalla sua carrozza reale, e i suoi passi, le sue movenze eleganti incantarono la massa popolare.
"Nascondo qualcosa, Gloriosissima, ma nulla di importante" intervenne l'uomo, facendo sorridere di un sorriso falso la Vergine, muovendosi a passo di danza verso la donna. Le mani portate a lati, leggermente flesse e quasi come si stessero muovendo con passo titubante: era l'unione tra l'eleganza di una pantera e la ferocia di un leone.
La Regina schioccò le dita, ordinando ai suoi soldati di alzare la donna. Questa restò con il capo chino, ma Elisabetta le prese il mento tra le mani e fece sì che i loro sguardi si incrociassero: la Vergine avvicinò le loro labbra, in un bacio di perdono, un semplice schiocco di labbra. Era stata perdonata.
"Cosa nascondete là dentro?" chiese la regina, accarezzando i dolci seni della donna con la punta delle dita.
"Guardare voi stessa Maestà, una seconda  ragione per vivere" la donna scostò il velo nero che copriva un dolce fagottino di carne, ossa e cuore: la Gloriosissima alzò un lato delle labbra dipinte di un rosso quasi accecante che aveva lasciato lo stampo su quelle della donna. La Vergine alzò le braccia, prendendo tra le braccia quel bambino addormentato, e lo cullò tra le sue braccia.
"Quale è l'altra vostra ragione per vivere, Catherine?" la donna alzò lo sguardo verso gli occhi azzurri della regina che riflettevano il cielo della Terra florida in cui vivevano.
"Voi, regina Elisabetta, siete solo voi" adulò la donna, che fece ridere di gusto la regina. Si girò verso il popolo, alzando con le mani il bambino che aveva cominciato a piangere.
"QUESTA È LA VITA CHE IO VI DONO" la massa di persone cominciò ad urlare, ad unisono: Elisabetta portò il bimbo al seno, sussurrando "shh" per farlo calmare.
"Qual è il suo nome?"
"Taehyung, mia Signora" la regina alzò gli occhi per puntarli sull'uomo che tremava e fissava a Terra. La Gloriosissima si avvicinò alla donna, porgendole il fagotto e rubandole un nuovo dolce bacio, il secondo di altri mille.
La Regina ordinò che la donna e il bambino fossero salvati e portati nella regia dei Kim, dove avrebbero iniziato una nuova vita sotto gli ordini di Elisabetta. Ma, quando quest'ultima fissò l'uomo, si toccò con delicatezza asfissiante i capelli, e si avvicinò con passo tipico di un reale ad un membro della sua cavalleria.
"Cosa dovrei fare con te, uomo? Hai fatto sì che la donna tua amata venisse schiaffeggiata, umiliata e baciata e osi dire che un figlio non è cosa importante" si finse dispiaciuta la Rossa, sfilando dall'apposita fodera una spada, luminosa come lei. Si specchiò e non vide altro che una Donna sapiente, intelligente, astuta, forte, pronta a governare e farsi amare e rispettare.
Gli occhi dell'uomo si tinsero di acqua salata, e rispettando il volere della regina stesse inginocchiato aspettando il suo momento, atteso dalla folla. Elisabetta alzò l'arma facendola schiantare contro il collo di quel verme di uomo: la spada era ora macchiata di sangue, che colava e macchiava la stradina di Stratford. La Gloriosissima strisciò un dito sulla lama e, sporco di sangue, lo infilò in bocca, assaporando il sapore della conquista, della vittoria, della vita un attimo prima della morte.

La Vergine portò le mani in quell'ammasso di capelli mori che si spandevano sul suo basso ventre: spinse la donna contro il suo sesso, toccandosi con una mano il seno scoperto. Si distaccò da quel piacere, e costrinse la donna ad avvicinarsi alla sua bocca, baciandola con trasporto, le lingue lottavano, quella della regina girava intorno al muscolo viscido della donna e la succhiava facendo gemere dal piacere Catherine.
"Guarda cosa ti sei persa, sciocca, un pene non ti può dare niente di quello che ti può dare una donna" sussurrò sui seni bianchi e lucidi di saliva, tirando un capezzolo con due dita e portando la bocca sull'altro. Sentiva sulla lingua quanto fosse duro, e sorrise su quella pelle gettata sul suo letto a baldacchino. Il pavimento della stanza era contornato da un mucchio di vestiti, vestiti che appartenevano a due donne, non al solito cliché di un uomo e donna: i vestiti pomposi ricchi di gemme preziose, gettati per tutta la stanza, persino i reggiseni e le mutande avevano fatto la stessa fine.
"Elisabett-" la donna sussurrò quando la Gloriosissima poggiò le labbra sulla sua intimità, nascosta da peli neri come pece. Catherine si contorse, inarcando la schiena e spingendosi con il sedere verso la bocca della regina, che strinse i glutei così tanto da fare rimanere i segni delle unghie. La donna portò le mani tra i capelli tirandoli quando sentì la lingua della Vergine infilarsi tra le sue carni, per poi stringere i suoi seni. Quando fu sul punto di non ritorno, la Gloriosissima si staccò dalle labbra vaginali, che baciò più volte facendo piagnucolare dal piacere mancato la donna. Si stese su di ella, toccando i suoi seni e baciando le sue labbra, e cominciò a muoversi su di lei, finché tra le due intimità non si creò abbastanza frizione da far gemere le due donne. Si trasformarono in un disastro di gemiti, di bava colante dalle labbra, di gambe incastrate e liquidi colanti dai loro clitoridi.
Quando raggiunsero il culmine del loro piacere, Elisabetta si stese accanto la donna con cui, più di un mese, si stava divertendo a portare a letto.
"Come sta Taehyung?" chiese donna, poggiando la testa e la schiena alla tastiera in oro del letto, allargando le gambe non vergognandosi dello sguardo della donna sulla sua depilata intimità.
"Bene, dorme, grida e mangia sempre, è uno spettacolo da vedere" sorrise la donna ad occhi chiusi per la stanchezza. Elisabetta accese un sigaro,  chiudendo gli occhi e accarezzando il corpo nudo della donna.
"Lo dovresti portare a palazzo, un giorno" espirò il fumo, gettandolo nell'aria, facendo sì che insieme all'odore di sesso si espandesse quello acre ma piacevole del sigaro. Catherine alzò lo sguardo quasi stupido dalle parole della Vergine ma poi le sorrise dolcemente.
"Aspetterò che sarà abbastanza grande e che sappia parlare e camminare, poi sarà degno di conoscervi" le parole della donna fecero sorridere la regina che tenendo con una mano il sigaro, prese per i capelli la donna.
"Siete devota a me, Catherine, come semplice suddito o vi siete innamorata?" rise la regina scherzando, ma centrando in pieno i sentimenti della donna. La Gloriosissima perse il sorriso, e si morse un labbro, guardando ogni centimetro della donna nuda in tutta la sua bellezza.
"I vostri occhi, il vostro corpo, le vostre labbra me lo dicono, me lo stanno urlano che voi mi amate, mi amate e uccideresti per me. Vi ho rubato il cuore, donna" accarezzò le labbra portando il sigaro tra quelle della donna "...allora fatemi vedere quanto mi amate" così Elisabetta posizionò la testa della donna tra le sue gambe divaricate.
Mentre la donna dischiudeva e assaporava quel succo proibito della Vergine, questa fumava il sigaro facendo cadere alcune ceneri sulla testa della donna.
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Sì lo so, lo so! Basta con tutte queste storie che non riesco a concludere.

-Lougtout

°Shakespeare• TAEKOOKWhere stories live. Discover now