°Capitolo 2•

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°William Shakespeare•

ATTENZIONE QUALCHE EVENTO STORICO E/O EVENTI NARRATI SONO COMPLETAMENTE INVENTATI. (Per quanto riguarda gli eventi storici sono realmente accaduti ma cambierò la successione o la data)

18 anni dopo...

l'Inghilterra brillava di una luce così ampia che tutti gli Stati guardavano a bocca aperta l'impero inglese. Si stava brindando, nella corte di Elisabetta, ad una nuova era, una era d'oro ricca oltre dal punto di vista economico e politico, anche culturale. La Vergine amava la cultura, amava l'arte e amava ancora di più coloro che ne erano coltivatori: li accudiva come suoi figli, mai avuti, concedeva loro privilegi che il popolo o chiunque altro nobile ambiva; li faceva alloggiare nella regia barocca dei Kim, dentro la quale nel frattempo, il piccolo Taehyung aveva appena compiuto 18 anni. Elisabetta lo aspettava sempre il pomeriggio nella sua corte, per assaporare insieme una tazza di thé, discutendo del più e del meno.
La Gloriosissima ammirava la bellezza di colui che oramai considerava un piccolo principe, sembrava essere scolpito dallo scultore maestro Fidia, e arricchito di cultura da Dante e Petrarca stessi dei quali, l'Inghilterra, apprezzava i componimenti.
Non c'era che dire, la Vergine amava tutte le sfaccettature dell'amore, tanto da desiderare un artista capace di scrivere tale o meglio di loro. Ecco perché, quando la corte si ombrava e la luna faceva capolino tra quelle nuvole che nascondevano le stelle, la regina si chiudeva nella sua camera e leggeva gli scritti di tutti gli artisti che alloggiavano presso i Kim.
Le più delle volte storceva le sue labbra, segno di vero e proprio disappunto forse perché quasi tutti cadevano nel banale errore di copiaggio.
Ma quando i suoi occhi si posarono, in una notte di mezza estate, su parole scritte con calligrafia a dir poco perfetta e ordinata, e le sue labbra pronunciarono parole d'amore e passione da superare di gran lunga i poeti italiani, e il suo cuore fremette di eccitazione quando arrivò alla fine del componimento dove, presuntuoso, echeggiava il nome di W. Shakespeare: la regina capì che l'Inghilterra aveva un bisogno primordiale di un'identità unica e particolare che, il famigerato Shakespeare, rispettava tutte le caratteristiche.
"THOMAS!" urlò dalla sua stanza, dove dormiva a pancia in sotto la donna che aveva amato per lunghi 18 senza mai stancarsi, un lenzuolo a coprirle il sedere lasciando scoperta la schiena bianca e pallida.
"Mia signora, mi dica!" l'affanno del redattore fece capire alla regina la corsa, e forse lo spavento, dopo la sua chiamata. La Gloriosissima non staccava gli occhi dal componimento, stringendolo al petto come fosse un bambino da proteggere.
"Trovatemi un tale W. Shakespeare, vi darò 15 sterline con, senza ombra di dubbio, il vostro nome sulla prima pagina di ogni libro" il redattore sgranò gli occhi, sistemando poi gli occhiali sul naso e annuendo freneticamente con la testa.
"Ditemi dove possa trovarlo, Vergine" gli occhi luccicavano già in vista delle monete che avrebbe avuto tra le mani.
"Ho chiesto a voi, signor Thorpe, di trovare quest'uomo, non sono più affari miei. Se non riuscì a trovarlo, potete anche non fare ritorno alla mia corte se tenere ancora alla vostra testa" con un gesto e un sorriso falso, la Gloriosissima cacciò via il redattore che, con un passo di qua e uno di là pensava dove potesse trovare W. Shakespeare.

"Taehyung, figlio mio adorato" Elisabetta aprì le braccia, il busto avvolto da un rigido busto che accentuava il seno prosperoso, i dolci ricci rossi lasciati liberi ad eccezione dei ciuffi che, in alternativa, cadevano davanti agli occhi. Taehyung, il bel ragazzo dai capelli castani che, ad Elisabetta rimembrano così tanto le sue adorate terre, e dai quegli azzurri occhi che la Gloriosissima paragonava al sangue di un vero nobile. Il moro staccò il braccio che la madre aveva imbracciato, e con un sorriso in volto si avvicinò alla Rossa: prese la sua mano delicata e bianca come neve e la portò alle labbra, posandoci un dolce bacio che fece sciogliere il cuore di ghiaccio della Gloriosissima.
"Quante volte ti ho detto di non essere così informale, con me?" lo rimproverò lei, guardando di sbieco un servitore, basso e con un accenno di gobba dovuta dalla posizione che assumeva per lavare i pavimenti del regno, brillanti come pochi. L'uomo abbassò il viso e, scusandosi, sparì nella cucina: Elisabetta si rivolse nuovamente alle due figure con un dolce sorriso.
"Bisogna farsi rispettare, Taehyung, imparalo. Non di tutti ci si può fidare" il moro nella sua testa pensò, nella sua ingenuità, di far parte del cerchio ristretti di persone fidate della Vergine.
Questa si rivolse alla donna, con sguardo carico di lussuria che, durante gli anni, non era svanita ma forse aumentata. Elisabetta glielo diceva sempre, che era semplicemente voglia di qualcosa di diverso, lei non intendeva sposarsi, non voleva contrarre matrimonio: "Sono già sposa dell'Inghilterra" e Catherine semplicemente si beava dei loro momenti, delle sue carezze.
"Allora, principe, come stanno procedendo gli affari a Corte?" la domanda di Elisabetta era più che lecita, era lei che finanziava qualsiasi cosa che gli artisti volevano, che pagava le tasse, faceva sì che l'edificio si presentasse perfetto così come tutti i monumenti della sua amata Terra.
"Non molto bene, non sono molti coloro che sono portati per la scrittura, sembrano tutti copie di copie di poeti italiani" Elisabetta lo aveva istruito perfettamente, quasi come fosse suo figlio e, per un breve istante, anche nella sua testa l'idea di designarlo come erede al trono non suonava male.
Taehyung aveva letto tante opere, tutte quelle che la Vergine gli invia tramite la madre e, quando gli spostamenti da una Corte all'altra non poteva essere fatti, i due si scambiavano opinioni scrivendo sul libro stesso.
"Catherine, cara, perché non mi aspetti nella mia stanza? Volevo chiacchierare velocemente con Taehyung di questioni noiose" Catherine abbassò lo sguardo, percependo un velato senso lussurioso nelle parole della Vergine, che invece nascondevano un velato senso di insulto. Era inutile dire che la donna fosse del popolo e, per questo, il suo livello di cultura era troppo basso per intendere e volere.
Prima di andare, la Gloriosissima lasciò un vasto bacio sulle sue labbra, davanti al figlio che, già dall'età di 16 anni aveva scoperto i loro movimenti sotto le coperte: le aveva beccate intende a massaggiarsi il seno scoperto, mentre le loro lingue si incontravano senza ritegno.
Elisabetta guardò il sole e, con un sorriso sadico si rivolse a Taehyung, avvicinandosi.
"Sono le 18:00, Thomas deve arrivare tra cinque minuti o l'Inghilterra assisterà alla decapitazione di una testa" Taehyung era oramai abituato ai suoi modi di fare, così da lei, così da regina. Non capiva perché lo avesse lasciato nel grandissimo atrio centrale, uno spazio tanto luminoso quanto suggestivo: una grande porta alta con chiusura a punta gettava in quella stanza, dalle pareti colorati di un bel rosso vivace, il colore preferito della Vergine; una scalinata centrale portava nelle stanze superiori e ai lati due scale laterali. Tutte e tre portavano verso il piano superiore, dal quale si accedeva da un unico corridoio verso la camera padronale di Elisabetta.
Lo spazio risulterebbe spoglio se un ricco tavolo non si trovasse al centro della grande sala, già apparecchiato con quattro posti a sedere: Taehyung, la Gloriosissima, Thomas e un altro ancora sconosciuto uomo.
"Maestà, perché mi trovo qui?" chiese allora il moro, aiutando Elisabetta a sedersi sulla poltrona a capotavola. Ella si sistemò l'ampia gonna, la collana di perle e gli innumerevoli anelli che portava alle dita.
"Sai Taehyung, oramai sei come un braccio destro per me. l'Inghilterra ha bisogno di nuovi volti, di una ventata di aria fresca e forse io l'ho trovata. E tu, Taehyung, ti occuperai di lui" Elisabetta lo guardò sfidandolo con lo sguardo di controbattere ma, il moro, era solo curioso di scoprire il nuovo volto dell'Inghilterra.
"Mia Regina, Shakespeare è giunto a palazzo!" la voce tonante di Thomas risuonò in tutta la stanza, facendo alzare il capo di Taehyung verso la porta che, da lì a poco si sarebbe aperta.
"Quanto lo odio" sussurrò a denti stretti la Vergine, sorridendo falsamente e accogliendo i due personaggi. A destra un uomo basso, gli occhiali tondi sul naso, le sopracciglia erano tirate verso l'alto, così come le labbra in una smorfia imitatrice di un sorriso: Thomas Thorpe, unico editore dell'Inghilterra, non c'era libro che non fosse stampato senza la sua firma.
Accanto l'uomo più bello che Taehyung avesse mai visto: alto, dai capelli di un dolce caramello, gli occhi castani con pagliuzze verdi, il fisico slanciato e muscoloso era messo in mostra da una camicia bianca infilata dentro morbidi pantaloni neri.
"Signor Thorpe credevo non veniste più" la frecciatina arrivò dritta al messere che si allentò di poco la camicia che indossava.
La Gloriosissima si alzò, in tutto il suo splendore e si avvicinò all'uomo che osservava la regia con stupore e meraviglia.
"Benvenuto in Inghilterra, signor Shakespeare" porse la mano che, ben presto, venne presa dall'uomo baciando la pelle della Vergine.
"Chiamatemi anche solo William" rispose lui, puntando gli occhi su Taehyung. Si sentiva a disagio, mai degli occhi lo avevano spogliato, lo avevano svestito: quegli occhi lo perquisivano senza allungare mano.
"William ti presento mio figlio non di sangue ma colui di cui mi fido più di qualsiasi altro" Thomas sorrise, ma quando Elisabetta indicò Taehyung la sua felicità si dissolse.
Taehyung avanzò sicuro, come Elisabetta gli aveva insegnato, facendo un piccolo inchino verso il caramello.
"È un piacere conoscervi" William notò subito i suoi occhi, color della notte, e del giorno, e della primavera, delle cose belle, delle cose ingannevoli; e i suoi capelli parevano riflettere tutti i piaceri del mondo, ondulati; il corpo metteva in evidenza le giuste forme, il busto stretto e magro, il sedere ben formoso, e il viso, William pensò di poter descrivere l'Amore in persona: un naso perfetto con un piccolo nero alla punta, la bocca carnosa pronta ad imboccare qualsiasi peccato mondiale.

"Ditemi, signor Shakespeare, da dove provenite?" chiese Taehyung, seduto di fronte all'uomo, a sinistra sedeva la Regina che osservava con curiosità il poeta.
"Italia, Sicilia. Meravigliosa, mi potrebbe mancare, sì! Mi sono imbarcato con la mia famiglia su una nave mercantile, nascosto dalle guardie" confessò "mi scusi Maestà, sono nato con questo dono delle sincerità" sorrise e a Taehyung sembrò pazzo di vita.
"Buono a sapersi" Thomas si grattò il capo, inzuppando un biscotto nel thè caldo, faceva di tutto per non incontrare lo sguardo della regina, furente come non mai.
"Voi scrivete, quindi?" William alzò gli occhi e incontrò quelli del moro, che lo guardavano con aria dubbiosa.
"Le vostre labbra increspate sembrano portare in grembo i frutti della terra ed io, servo della vostra terra, vorrei spendere i miei ultimi respiri ammirandole" Shakespeare si alzò in piedi per recitare quella piccola porzione di testo, inventato sul momento, incantando la regina ora con una espressione di puro sollievo e facendo colorare le guance di Taehyung.
"Bene, William, Taehyung ti porterà nella sua Corte, lì potete avere ciò che desiderate, che siano consoni all'ambiente. Taehyung leggerà prima di me stessa le vostre opere e, entro fine mese, almeno una deve essere terminata. Queste sono le condizioni" la Regina si alzò pronta ad andarsene verso la sua camera, prima di essere fermata sul posto.
"Vi chiedo una cosa, Gloriosissima, un favore. Vorrei che per nessuna mano la mia famiglia perisse, che qualsiasi pena o colpa ricada su di me" Elisabetta sorrise, guardò Taehyung come se dovesse rispondere lui e avanzò con passo veloce verso il suo dolce peccato di donna.
"Permesso accettato" William si volse verso di lui, prendendo dalla tasca un libretto e una piuma bagnata di inchiostro iniziando a scrivere qualcosa di nascosto agli occhi di Taehyung.
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Cosa ne pensate?

-Lougtout

°Shakespeare• TAEKOOKWhere stories live. Discover now