°Capitolo 19•

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°Amleto•

Reggia di Elisabetta, una settimana prima del ballo.

Quando si è arrestati è come avere i riflettori puntati addosso e, per William, quello era oro, essere al centro delle attenzioni. Nel modo sbagliato. Lo stomaco non reggeva bene le mazzate che andavano a schiantarcisi contro; gli veniva da vomitare e lo avrebbe fatto da lì a poco, ne era certo; gli occhi faticavano a rimanere aperti e senza lacrime, perciò si accasciò a terra bagnato da un fiume in piena.
Un soldato di Elisabetta gli alzò il volto e lo guardò attentamente, Jungkook credeva che la Regina lo avesse chiamato Max ma non ne era sicuro dato le circostanze: credeva di vedere sua mamma seduta su una piccola sedia all'angolo di quella stanza sbarrata, nel punto più oscuro. Allucinazioni le chiamano, Jungkook le avrebbe chiamate pillole di dolore.
"Tienilo sveglio, non deve svenire" Max gli sputò addosso e la voglia di strangolarlo, di fargli sentire tutte le torture, e i pugni e gli schiaffi gli ribollì nel sangue; troppi erano i dolori per farlo. Lasciò che il compagno del soldato lo spogliasse della camicia, e il freddo si abbatté su di lui, in quella cella dimenticata da Dio ma non dai due uomini; l'inverno pungente non lo aveva mai colpito così tanto, specie quando cacciata la camicia l'uomo di Max fece schiantare sulla sua pelle pallida e costellata da lividi un secchio di acqua fredda. Jungkook si contorse dal dolore, non sentiva più i muscoli tanto raffreddati, e le raffiche di vento arrivavano al corpo bagnato del poeta ancora più fredde e gelide. L'Inghilterra che bel posto, che bella città, ora coperta dalla neve e da folti nuvoloni neri sembrava avvicinarsi per lo più all'Antartide; e la sua situazione rimembrava il bagno al lago in cui Taehyung lo aveva portato, senza però il rosso, i vestiti e il dolore a ricoprirlo da capo a piedi.
"Io mi sono sempre chiesto, poeta, perché fosse venuto qua. Magari può illuminarmi?" Max si stava divertendo, lo si vedeva dalle scintille di eccitazione che attraversavano i suoi occhi neri come il suo sangue; portava con la mano sinistra il sigaro alla bocca, aspirava gentilmente cosa che creava contrasto con la sua personalità, e poi buttava furiosamente il fumo.
"Anche se e-espellete" William tossì sputando sangue, rosso a macchie nere "il fumo-il fumo velocemente questo non vi porterà meno dolore" tremava per terra, accovacciato su sé stesso, provava a strofinarsi le mani, ma non riusciva a sollevarle.
"Non avete idea di quanto mi fai incazzare, vorrei ucciderti ora" William lo guardò e stette zitto, chiuso nei suoi pensieri. E poi chiuse gli occhi.

Taehyung gli tenne ferma la mano tra la sua, trascinandoselo con sé in un posto ancora sconosciuto; gli aveva detto di voler passare dei bei momenti con lui. La morte di Marlowe lo fece riflettere a lungo, perché sprecare il tempo a piangersi quando poteva vivere la persona che amava e rivendicare, così, la perdita di un grande uomo.
"Taehyung, dove mi stai portando?" rise il moro, alzando la testa incontrando i raggi del sole; era una bella giornata per essere inverno. In realtà amava l'inverno, i piccoli fiocchi di neve che si stagliavano a terra, e i bambini con mille colori al posto dei cappelli, e le piogge che alzavano il profumo della stagione, e i paesaggi romantici e poetici che solo un poeta poteva percepire. Tutti i poeti amavano l'inverno.
"Ti posto nel posto dimenticato da tutti gli inglesi, poiché amato in passato da Queen Mary Stuart" iniziò Taehyung "era solita addentrarsi lì fino a tardi quando, da occhi indiscreti, si univa con il suo cavaliere e tornava sorridente alla reggia infiammando il cuore di Elisabetta" gelosa e inviperita erano gli unici aggettivi che quella megera meritava.
"Quindi mi stai portando lì per mettere fuoco alla Vergine?" rise Jungkook, trovando poi lo sguardo di Taehyung a metà tra il divertito e lo sconcertato.
"Già, proprio quello è il piano, non passare la giornata lontano da tutto e tutti e stare con il mio amato" ironizzò il principe, ottenendo poi un pizzicotto sulle natiche. Se solo Jungkook avesse aspettato un secondo ancora avrebbe notato un paesaggio mozzafiato, forse anche quello lo aveva fatto innamorare dell'Inghilterra: un meraviglioso lago ancora per poco non ghiacciato, gli alberi spogli, e il suo piccolo cucciolo di tigre, il suo amore, la sua musa e portafortuna.
"È magnifico" dalla bocca di Jungkook uscì un'immensa nuvola di vapore che si dissolse subito "io- non mi sarei mai aspettato niente di tutto ciò".
E tra mille baci e carezze, si presero per mano e si tuffarono in acqua gelida, con i vestiti per pochi secondi fin quando entrambi corsero a gambe levate a mani incrociate, verso la carrozza.

"Quindi ora come vuole che la chiamiamo?" si tolse il sigaro dalla bocca e lo fissò come un lupo fissa la sua preda "Jeon Jungkook, William Shakespeare o cosa?".
Jungkook tossì nuovamente, prima di guardare il suo assalitore.
"Vengo dalla Sicilia, sa l'Italia è stupenda, so un po' in crisi, credo" Max gli si avvicinò e gli mollò uno schiaffo in pieno viso e gli urlò addosso di smetterla di divagare. Lo stava confondendo, e Max stava impazzendo al solo stargli accanto.
"Quando tutti sapranno chi siete, non vedranno altro se non un lurido bastardo, un codardo e un BUGIARDO" slacciò dalla cinta del suo compagno una frusta.
"Basta una stilla di male per gettare un’ombra infamante su qualunque virtù*. Questa frase l'ho scritta in un nuovo libro, Amleto, e voi avete anticipato un bel concetto. Sapete perché gli altri vedranno il marcio che c'è in me?" la frusta era pronta ad abbattersi su quelle carni "perché vuole vederlo. Perché la gente si nutre delle imperfezioni, punta il dito sulle imperfezioni, ecco perché quando gli altri scopriranno la verità io non sarò più il poeta dalle mani d'oro, avete ragione. Il problema vostro è che dovete poggiarvi al podio degli errori, dei difetti per potervi sentire un minimo soddisfatti di voi".
"Luke, conta fino al numero più grande a cui riesci ad arrivare" e la frusta si abbatté su di lui, tante di quelle volte finché la porta della cella non venne aperta. E il corpo di Jungkook svenuto coperto di sangue, pallido, senza nessun accenno di movimento; la frusta rimase ferma in aria e Max con lo sguardo accesso da odio sollevò lentamente gli occhi.
"Allora, Max, a che punto è il traditore?"
"È svenuto maestà" aveva il fiatone l'animale, come se uccidere una persona fosse stata la fatica più grande del mondo.
"Mandate una lettera a Taehyung, omettete tutto".

"SIGNOR KIM! SIGNOR KIM!" questa volta la busta della lettera era rossa, e solo una volta la regina l'aveva mandata, solo quando Stuart venne uccisa.
Taehyung corse nella sua stanza e aprì con fretta e furia la busta, la calligrafia pulita ed ordinata di Elisabetta lo accolse.
Caro futuro principe,
i miei soldati hanno arrestato e giustiziato il padre di un malfattore, un ladro, un bugiardo che si nascondeva sotto il nome di William Shakespeare. Immagino il vostro dolore, essere stato preso in giro per così tanto tempo. Vi aspetto alla reggia al più presto.
                                                        -Elisabetta I

Tanto veloce fu Taehyung a strappare la lettera quanto chiedere a Seokjin l'assoluto controllo della reggia. Yoongi lo guardava preoccupato ma non chiese nulla, mentre lo guardava da lontano salire di fretta e furia sulla carrozza. Il cuore batteva velocemente, perché qualcuno aveva scoperto la vera identità di William, avevano ucciso suo padre e era sicuro sarebbe toccato a lui. Si passò la mano tra i capelli, tirandoli alla punta, quando ordinò al cocchiere di guidare con più velocità.
Quando arrivò alla reggia credette di poter morire: il perimetro era circondato da guardie e soldati, lance e armi da fuoco; gli occhi vigili si posarono su di lui, facendolo passare con timore.
"Regina, il principe" lo annunciarono, al che la Regina si alzò in piedi e lo tirò all'interno della sala reale, chiudendo la porta a chiave.
"Tu lo sapevi" Elisabetta si avvicinò come un falco, lo prese dal colletto, e lo spinse verso di sé "sai in che situazione ci hai messi? Tutti lo stanno cercando! TUTTI TAEHYUNG" lo spinse così forte che rischiò di cadere la regina per la sua stessa forza.
"Dov'è lui?"
"Lo dobbiamo sopprimere, così come abbiamo fatto con suo padre" Taehyung la guardò come si guarda un estraneo e all'improvviso capì dove la regina volesse andare a parare.
"Tu lo sai che nessuno conosce come si chiama ora, in Inghilterra...non lo stanno cercando. Voi avete ucciso un uomo senza motivo, e volete ucciderne un altro" Taehyung era suo figlio d'altronde, era ovvio che avrebbe scoperto il suo piano.
"William Shakespeare può salvarsi, effettivamente, ma tutto ha un prezzo, Taehyung, lo sai meglio di me" Taehyung si sedette a terra, stremato e senza forza, mentre con le lacrime agli occhi e i capelli a nascondere il suo volto pronunciò le fatidiche parole.
"Pagherò io il suo prezzo" e come quando era piccolo, la regina lasciò una carezza tra i suoi soffici rossi capelli così simili ai suoi.

Passarono ore prima che il patto fosse sancito, e i due riaprirono le porte, la Regina fece finta di nulla e Taehyung sembrava crollare da un momento all'altro.
"Liberate l'ostaggio, ho avuto ciò che volevo".
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*Secondo voi come può essere interpretata la frase tratta da 'Amleto'?

-Lougtout

°Shakespeare• TAEKOOKDonde viven las historias. Descúbrelo ahora