°Capitolo 18•

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°Smoking nero•

In realtà c'erano due cose che susseguono un omicidio, in una persona: la rabbia e la tristezza. E altri sentimenti collegati ma, per la maggior parte, questi prevalgono.
La rabbia, nel voler sapere chi, quale persona dotata di un apparato sensoriale e coscienzioso avrebbe mai ucciso una persona? Poi però la rabbia si abbatte contro la persona morta, e in questo caso Christopher Marlowe aveva attirato le sue ire. L'Inghilterra lo conosceva, apprezzava sommariamente i suoi lavori, ma la sua persona, il suo essere non veniva mai messo in discussione; anche se sembrava veramente triste nella sue esistenza, non aveva mai dato segni di voler passare a miglior vita, non aveva mai dato segni di cedimento. O forse Taehyung era stato troppo cieco e aveva dato troppo poca importanza a persone come il poeta maledetto. Ed era qua che subentrava la tristezza.
Tristezza perché non ci sarebbe stato più uno scrittore ai suoi livelli e l'Inghilterra se ne era accorta post mortem; tristezza perché non ci sarebbe più stato un tipo strambo ed elegante come lui; nessuno lo avrebbe rimproverato per poter esternare il  meglio. Tristezza perché Marlowe era stato il primo, il primo ad entrare dentro reggia Kim, il primo a sorridergli e a considerarlo suo principe. Il suo sorriso, i suoi capelli lunghi e neri, come le tende della sua stanza macchiate ora di rosso, e la cera di quella candela che Catherine aveva astutamente portato con sé colata per terra. E la stilo buttata per terra e che Seokjin aveva raccolto e posata in una teca posta, infine, nella stanza del principe.
Taehyung sentiva solo voci lontane e si chiese perché la Regina nonostante tutto avesse reclinato il favore di spostare o definitamente annullare il ballo; il suo abito, quello che Ronnie aveva cucito per lui era posato nel suo armadio, e ora indossava un semplicissimo smoking nero senza carattere.
Gli occhi vuoti e gonfi, si muovevano da una parte all'altra come se cercasse quel corpo, quell'anima gentile e folle di quel suo strambo amico.

"Taehyung, tesoro, ho conosciuto tutti ma mi manca Christopher Merlog? Mergon?"
"Marlowe, mamma" alzò gli occhi al cielo. Catherine era strana, sudava e le mani tremanti le nascondeva dietro la schiena mentre un sorriso finto e tirato solcava il volto. Se qualcuno avesse scoperto che fosse stata lei ad uccidere l'uomo, non solo avrebbe avuto contro l'unica persona per cui aveva commesso un così grave reato, ma anche tutta la Contea. Perché si sa, una persona, un artista, che sia un poeta, un cantante, un ballerino, viene apprezzato di più quando lo si perde, quando come sabbia scivolava tra le mani. Non che con le persone sia diverso.
Taehyung bussò e guardò la donna di sottecchi, non sentendo nessun rumore provenire dalla stanza, decise di entrare. Immaginate di buttarvi da sopra un aereo senza paracadute, le ossa che si rompono, quel rumore troppo inquietante, gli occhi chiusi e la mente ancora sopra le nuvole. Ora immaginate di entrare in una stanza di un vostro amico, un amico caro a cui tenere e a cui non avete mai detto 'ti voglio bene' e trovarlo con un coltello conficcato nel cuore e un biglietto dove diceva addio.
Ma Taehyung lo sapeva, Taehyung lo conosceva abbastanza bene da essere a conoscenza del fatto che Marlowe non se ne sarebbe andato con una frase di Seneca, e che non avrebbe scelto una morte così ignobile e di bassa classe. Da lì iniziarono gli incubi, la camera venne chiusa a chiave, e nessuno per ordine del principe ci poteva entrare; gli oggetti più importanti come i libri da lui scritti e la stilo vennero spostati nella camera di Taehyung.
Jungkook lo aveva aiutato, tanto, aveva assorbito tutte le lacrime, tutti i pugni, e tutti gli insulti che Taehyung aveva urlato contro il suo petto; gli aveva accarezzato i capelli fino a quando sfinito non aveva ceduto al sonno; aveva ascoltato i suoi strambi discorsi e preparato calmanti quando i singhiozzi non lo facevano respirare.
"Christopher era quell'uomo che non ti aspetteresti mai, Kook. Aveva quel modo di fare che incantava e terrorizzava, ti guardava e studiava, e poi scriveva d scriveva e il Dottor Faustus, il capolavoro, finalmente gli aveva fatto ricevere i complimenti di Elisabetta a cui mirava. Ma io lo so, Kook, lo so che non ha compiuto un gesto così, è stato qualcuno. È stato qualcuno che vuole ucciderci tutti, HA COLPITO LUI MA IO io lo troverò e la ucciderò" e Jungkook accettava che quelle lacrime cadessero in basso e quando il suo principe si addormentava malediva quell'uomo in tutte le lingue.
Ma Taehyung aveva sempre ragione, sempre. Era per questo che, ad una settimana dalla morte del suo amico, aveva letto attentamente i libri da lui scritti. E sapete perché lo fece? Perché Marlowe era intelligente, e in fondo lo sapeva che sarebbe morto, non sapeva ancora per quale mano, ma la sua ora era giunta.
Marlowe era intelligente ed era per questo che Taehyung sapeva avesse lasciato qualche traccia, qualche percorso, qualcosa che lo avrebbe condotto dall'assassino. Perciò riordinò i libri cerchiati in rosso in ordine numerico.

-CATILINE HIS COSPIRACY  Ben Jonson 1
-A KING AND NO KING  Francis Beaumont 2
-TIMBERLAIN  Christopher Marlowe 3
-HERO AND LEANDER Christopher Marlowe 4
-EVERYMAN Ben Jonson 5
-ROMEO ET JULIET William Shakespeare 6
-ILIADE Omero 7
-NEL SEGNO Euripide 8
-EPICŒNIA Ben Jonson 9

Se c'era una cosa che Taehyung aveva scoperto era che Marlowe aveva una gran simpatia per Ben Jonson*, e che il nome derivato dalla sequenza numerica era quello di sua madre, Catherine.
Strappò le pagine una ad una, pianse fino a quando i polmoni iniziarono a reclamare ossigeno, finché la candela si spense e il buio della sua mente di unì al buio della stanza. Oscurità e vendetta, rabbia e tristezza.

Era per questo che il suo noioso smoking sembrava gridare libertà e il calice di vino che teneva stretto tra la mano destra si avvicinava con furia nascosta alle labbra; gli occhi vagavano per tutte le mura della cattedrale... vedeva da lontano un grande gruppo di persone che celebravano Christopher Marlowe piangendo alla rappresentazione del Faustus. Falsi ed ipocriti.
Veniva così ricordata, ad una settimana scarsa, la morte di un poeta celebre, un caro amico, una bella persona.
Ma i suoi occhi azzurri, vagando si posavano sempre su Catherine vicino alla Regina; Jungkook lo guardava preoccupato, perché la solita parlantina del rosso era sparita per lasciar posto a un uomo distrutto. Spezzato, accartocciato e bruciato come un pezzo di carta, perché era quello che era giusto? Siamo un po' tutti pezzi di carta, sensibili e taglienti, capaci di assorbire tutto e di perdere anche il senso delle parole.
"Sai, Kook, avevi ragione, avevi sempre ragione. Lei non è buona, è cattiva ed io la ucciderò" Jungkook sgranò gli occhi.
"Siamo oggi qui riuniti per celebrare la morte di un grande uomo, un uomo che non meritava questa fine tragica, ma che ha deciso di porre fino a tante sofferenze. Dio ci ha sempre insegnato che nei momenti difficili..."
"Taehyung, ascoltami, sei tanto scosso. Hai bisogno di riposare" Jungkook lo guardava e basta, come se stesse leggendo un libro, il suo libro preferito e Taehyung pensò anche una volta che tra tutti, Jungkook era colui che lo faceva sentire ancora umano, ancora qualcuno.
"No ascolta tu. Io ucciderò prima Catherine, e poi Elisabetta, loro hanno ucciso Christopher. Io ti amo, Kook, ti proteggerò, devo proteggerti perché potrebbero fare qualcosa anche a te ed io-" William lo accolse tra le sue braccia, e Taehyung riversò l'oceano più profondo sulla giacca fine ed elegante dell'uomo a cui doveva tutto. Non avrebbe lasciato che qualcuno potesse mettere in pericolo il suo amore, perciò nelle braccia dell'uomo che amava, guardava sua madre scambiare con Elisabetta un foglio.
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*Drammaturgo inglese, famoso per OGNUNO NEL SUO UMORE reso celebre dalla compagnia teatrale shakespeariana.

-Lougtout

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