Ricordi.

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Appena arrivata a casa, accompagnata da Carlos, avvisai mia madre che non avrei pranzato.

S: ricordati che oggi pomeriggio devi andare dalla psicologa

M: va bene.

E mi rifugiati bella mia stanza, poggiai le stampelle al comodino,e mi buttai sul letto ed iniziai a pensare alla giornata.

Mi ero accorta che mi trattavano come non mi dovevano trattare, erano freddi, sembrava che non mi sopportassero sembra o un peso. E questa situazione non mi piaceva, non mi piaceva essere un peso per qualcuno.

S: scendi dobbiamo andare dalla psicologa.

Era già passato tutto questo tempo.

M: si ora scendo.

Ma prima di scendere presi il telefono e scrissi un messaggio a Carlos.

~ domani non venire a prendermi, perché devo fare un visita.~

Scesi le scale e andammo in auto.

~ tutto bene?~

~ si certo grazie ~

Mi dispiaceva aver mentito ma in quel momento mi sembrava la cosa più giusta.

S: tesoro domani partirò per due giorni, e fu sarà tua sorella a prendersi cura di te.

M: mi porterà le a scuola?

S: no lei uscirà prima che arrivi Carlos e ti accompagni.

M: a OK.

.......

Dalla psicologa...(ps)

PS: ciao Martina come ti senti?

M: abbastanza bene.

PS: ok, accomodati pure così iniziamo.  Allora facciamo così io ti dico delle parole e se ti ricordano qualcosa dimmi pure. Ok?

Dieci cenno con la testa di si e iniziò un elenco di parole.

PS:cane, pane, casa, macchina, TV, sole, giornale, letto, caffè, scarpe, centrocommerciale, luce, buio...

Poi non sentì più niente e mi iniziarono a passarmi delle immagini davanti agli occhi.

Poi quando riacquistai la vista mi accorsi che stavo fissando il vuoto e la psicologa fissava me.

PS: tutto bene? Ti sei ricordata qualcosa?

M: si, credo di si.

PS: raccontami.

Presi un bel respiro e iniziai a raccontare...

M: dopo pranzo mia madre mi disse di andare a fare un po' di shopping al centrocommerciale. Arrivata li e dopo aver fatto un po' di compere entrai in un altro negozio osservati e presi una decina decina di magliette e qualche pantalone e altra roba. Andai in camerino per provarmele. Dopo qualche minuto le luci si spensero diventò tutto buio filtrava solo la luce del giorno, poi solo urla, grida in lingue incomprensibili.

Dopo un po' di tempo, dopo spari continui e urla, si sentirono dei passi entrare in negozio poi solo urla e spari.

Mi alzai sullo sgabello che c'era nel camerino, per guardare chi c'era nei camerini affianco. E c'erano due ragazze che piangevano rannicchiate per terra.

Io presi tutte le maglie che c'erano e me le misi anche se non mi stavano tutte.

Poi si sentì aprire la prima porta del camerino poi urla e spari, dopo qualche secondo si aprì il mio camerino, ci guardammo negli occhi e poi mi sparò tre volte e caddi dallo sgabello e svenni dopo aver battuto la testa.

Finito il racconto mi accorsi che stavo spingendo.

La psicologa si alzò si avvicinò a me e mi abbracciò.

PS: ti ricordi anche dei tuoi conoscienti?

M: n- no.

PS: OK non importa. Aspetta pure fuori che parlo con tua madre.

M: OK.

Me ne andai fuori e mi sedetti a fissare il vuoto ancora con le lacrime agli occhi.

Quando mia madre uscì non disse niente e andammo a casa, sempre silenzio. Salì in camera mia mi misi un pigiama che trovai nel cassetto, e anche se erano solo le 19 passate andai a letto, mi misi le cuffie e ascoltai la musica.

Mi. Addormentai col desiderio di ricordare tutto.

A volte l'amore e dietro l'angoloWhere stories live. Discover now