capitolo 7

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POV'S MARINETTE
È una mezz'ora buona ormai che sono qui, immobile, a rimirare sullo schermo l'immagine del profilo di Adrien. Dovrei trovare qualcos'altro di meglio da fare probabilmente, ma no, non questa volta. Ho passato il precedente mese a ritrovarmi qui, esattamente come ora, con il cellulare tra le mani e volto incollato allo schermo a rimuginare su quanto accaduto, continuando ad osservarlo con l'ausilio di un semplice attrezzo, e a pensarlo ogni secondo della mia vita, perdendomi in quegli occhi, immaginando di averlo al mio fianco e continuando a torturare la mia mente, qualora le cose avessero potuto andare diversamente. In tutto questo tempo non ho fatto altro che controllare i suoi ultimi accessi, provando, con l'ausilio della mia immaginazione, a sentirlo più vicino, ma ora no, ora è davvero qui, ho la possibilità di parlargli, e potrei farlo, se solo  decidessi di premere quel maledetto pulsante ed avviare la chiamata.
Come diceva sempre mio padre:" non è il coraggio che mi manca, ma la paura che mi frena" non ne ho mai capito il motivo, il senso è sempre lo stesso, ovvero: sono una codarda senza eguali.
Ho passato l'intero mese a struggermi per lui, perdendomi nei nostri ricordi, ora ho una nuova possibilità, ma sprecherò anche questa, trascorrendo il resto della vita a crogiolarmi nel pentimento.
Sbatto il cellulare sul letto con impeto, abbandonandomi ad esso. Mi accovaccio sulle ginocchia al fianco del letto affondando il capo sul materasso, sono senza speranza.
Uno squillo riecheggia improvvisamente all'interno della camera e il cuore Salta alla gola. Mi alzo di scatto recuperando il cellulare tra le mani e lo lascio immediatamente, come colta da una scossa, non appena l'immagine di Adrien appare prorompente sullo schermo, con la chiamata in avvio. Come diamine ho fatto a chiamarlo? Possibile ne combini una dietro l'altra neanche a farla apposta?
Prendo un respiro profondo, cercando di restabilizzare i battiti del mio cuore e attendo la sua risposta, non posso tirarmi indietro ora.
«Mari?...» Il suo tono era sorpreso ma anche sconsolato. Lo capisco, cosa mai dovrei volere io da lui dopo essere andata via in quel modo?
« A-Adrien ciao» dico e sento il respiro mancarmi. Mi tremano le mani e per poco non perdo nuovamente la presa sul mio cellulare.
« cosa c'è Marinette?» il suo tono torna ad essere freddo e rilascia un sospiro.
« Ho bisogno di parlarti» ammetto, infine, rassegnata. Non ho più voglia di mentire, o di inventare scuse su scuse, non sono più una bambina, ed è ora che io inizi a prendermi carico delle mie responsabilità. Sono sempre stata una ragazza determinata, una ragazza insicura dal canto suo, ma ho sempre saputo ciò che volevo. Sono riuscita a raggiungere il mio scopo: Sono qui, a Milano, ad una meta che mi sembrava irraggiungibile ma che con innumerevoli sforzi sono riuscita ha conquistare. Ho sempre raggiunto gli obbiettivi prefissati, e l'ho sempre fatto con le mie sole forze. Ho ferito Adrien, ne sono consapevole, non sarà facile, ma lui... è il mio prossimo obbiettivo, riuscirò a rimarginare le ferite e a ritrovare l'armonia di un tempo, costi quel che costi.
« cosa ti fa pensare io voglia ancora parlare con te, Marinette? Io credo tu non ti sia minimamente resa conto di ciò che mi hai fatto» mi aggredisce stizzito e resta poi in silenzio
« i-io lo so, ma...voglio recuperare in qualche modo»
« credi davvero le cose siano così semplici Marinette? Non tutto ti è dovuto, niente tornerà come prima. Non ti sei fatta viva per quasi due mesi, come prentendi di entrare nuovamente nella mia vita, come se niente fosse, e scombussolarla ancora?»
« i-io lo so, tu hai ragione ma...»
« Niente ma, non voglio sentire altro Marinette, cancella questo numero e non farti più vedere»
« Adri-» chiude la chiamata.
Mi abbandono ad un pianto disperato, e tra le lacrime decido di mandargli un messaggio.
« Adrien, so di averti fatto del male, non meritavi tutto questo, non ho saputo gestire la situazione ed ho preferito scappare. Nessuno meritava questo, tutto può essere risolto, tu meriti di essere felice, se non sarà con me, lo capirò, ma dammi una possibilità. Ti scongiuro, non ti avrei scritto se non fosse importante,ti prego, fidati di me.»
Continuai ad osservare quei messaggi, in attesa di un possibile spunta blu, che non arrivò, ne quel giorno, ne i seguenti.

«Qualcosa non va Marinette? Ti vedo giù ultimamente, problemi con la gravidanza?» chiede con certo riguardo e abbasso lo sguardo, negando con un gesto del capo.
« No, tutto bene katami. Giornate pesanti» mi si avvicina con sguardo di riprovero ma mantenendo comunque quella luce di gentilezza negli occhi.
«quante volte ti ho detto di non affaticarti? Lavori troppo Marinette, devi rilassarti, ci sono io qui» afferma rassicurante ed annuisco, forse su questo non ha tutti i torti. Non faccio altro che pensare ad Adrien e ad avere la testa tra le nuvole, ultimamente il lavoro non è tra i miei pensieri, e come spesso capita, non riesco a concentrarmi come dovrei.
« vai a casa se vuoi, resterò io qui e chiuderò il locale, poi stasera uscirò con Adrien» afferma euforica e il mio cuore perde un battito. Allora è così eh? A lui non importa più niente di me...
Abbozzo un finto sorriso, così finto da non essere nemmeno sicura sia venuto credibile, ma poco importa.
Afferro il giubbotto e lo infilo veloce, poso la borsa sulla spalla destra e vado via degnando Katami di uno svelto saluto disinteressato.

Mi abbandono sul materasso lasciandomi cadere su di esso a peso morto e rimiro il soffitto bianco come se fosse la cosa più bella del mondo- neanche fosse Adrien- perdendomi nei miei pensieri più profondi.

«Marinette? Come sai di lei?» La voce dolce di Adrien attira la mia attenzione e mi volto nella sua direzione, osservandolo da lontano senza che lui se ne accorga
« mi ha raccontato tutto, voi già vi conoscevate, e tu... Tu sei addirittura il padre del bambino che porta in grembo» Katami viene assalita dai singhiozzi ed Adrien la stringe a se tranquillizzandola. Che ci faccio qui? Continuo ad osservarli da lontano, sentendo il mio cuore spezzarsi pian piano.
« Marinette è acqua passata, sei tu tutto quel che conta ora» afferma e mi accascio in ginocchio. Lo ha detto davvero? Vedo lui asciugarle le lacrime, prima di trarla a sé e ciclrcondarle la vita con un braccio, le posa un delicato bacio sulle labbra e li osservo andar via insieme. Scompaiono dalla mia visuale ed io resto sola, circondata dal buio della notte.

«Noo!» mi risveglio di soprassalto e porto le mani sul capo, mentre alcune lacrime inumidiscono il mio volto. È stato solo un sogno?
Poso una mano sul petto che colto dagli spasmi, prende ad abbassarsi e ad alzarsi affannosamente, facendomi mancare il respiro.

Afferro il cellulare tra le mani precipitandomi nuovamente sul contatto di Adrien, il messaggio aveva finalmente le due spuntine blu, finalmente era stato visualizzato ma indegno di alcuna risposta. Non può farmi questo, non può innamorarsi di Katami.

«Ti prego Adrien, ho bisogno di te» scrivo in fretta ed invio.
« non ce la faccio, non riesco a vivere sapendo che non sei al mio fianco»
« Ho bisogno di parlarti, ascoltami e ti lascerò in pace.» Al contrario della volta precedente, le spunte blu non si fanno attendere ed il mio cuore, in preda all'agitazione, perde un battito non appena la scritta "online" in sovraimpressione si trasforma in un "sta scrivendo"

«ti ascolto, ma sii breve»
«non posso parlartene qui...»
«Marinette...non voglio vederti.»
«perchè Adrien? Hai paura di non avermi dimenticato quanto basta per non abbandonarti nuovamente ai tuoi sentimenti nei miei confronti?» vediamo se almeno reagisce alle provocazioni.
«cosa ti salta in mente?»
« Allora? cosa ti costa? Ti prego, sarò breve, lo giuro. Poi deciderai cosa fare, ma ho bisogno di dirtelo»
«sei un tormento. Dimmi dove» appare sullo schermo, e sulle mie labbra si stende un sorriso soddisfatto.
« conosci "Bar cinque vie"? È nei pressi del Duomo, la piazza principale di Milano, non dovresti aver problelmi a trovare il luogo"
« d'accordo, a stasera» stasera? Così presto? Avrei preferito domani in verità. Prendo un respiro schiaffeggiandomi il volto. Niente codardia Marinette! Vai la è spacca tutto! Non letteralmente, ovviamente.
Sospiro tra me e me. Guarda un po', sono persino in grado di esasperare me stessa.
« alle 17:00. Ti aspetto» invio un ultima volta, si limita a visualizzare e a non rispondere.
Riuscirò mai a scavalcare le barriere da lui poste a causa mia? Chissà se me ne darà mai l'occasione...



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