capitolo 15

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Strana la vita eh?
È proprio vero... ti rendi conto dell'importanza di un qualcosa solo quando non puoi più averla.
Ed io, per quel piccolo bimbo che giaceva nel mio grembo, quello per cui non ho provato altro che paura, paura di disintegrare i miei sogni a causa sua, paura di non essere in grado, non ho desiderato altro di farla finita e- per quanto possa sembrare brutto detta così- di sbarazzarmi di lui, mentre ora... Darei ogni cosa per poter tornare indietro.
« non c'é più niente da fare. ha perso il bambino» le parole del dottore risuonano nella mia mente come lame facendomi perdere il lume della ragione. Mi lascio sopraffare dal dolore, senza cercare di combatterlo, perché ne ho vissuto anche troppe nella mia breve vita per sapere che non puoi sconfiggere il dolore, ma lui può sconfiggere te, e non lo combatto abbandonandomi ad esso perché ora come ora, non ci riuscirei.
Una lacrima scorre sul mio volto e stringo con forza la coperta tra le dita. Vorrei urlare, così tanto da lasciar uscire via la rabbia, ma non un fil di voce scorge le mie labbra. Le parole mi muoiono in gola, e mi si forma un groppo che non riesco a digerire.
«Sono con te» sussurra Adrien al mio fianco carezzando i miei capelli e chiudo gli occhi, mentre un'altra lacrima scivola da essi.
A volte mi chiedo da dove provenga tutta quella forza. So che è a pezzi, lo è tanto quanto me, forse anche più. In fondo,tra i due era colui che più desiderava questa creatura, ma nonostante tutto riesce sempre ad andare avanti, pronto a sostenere e ad aiutare chi è rimasto indietro, ancorato al dolore, nascondendo il proprio.
« andrà tutto bene» continua a sussurrare chinandosi, deposita un piccolo bacio sulla mia nuca e resto impassibile.
É stata solo colpa mia, se avessi detto la verità a Katami fin dall'inizio, niente di tutto ciò sarebbe accaduto. E ho perso entrambi in un colpo solo.
« Marinette, sono tre giorni che non metti niente sotto i denti, prova a mangiare qualcosa» afferma preoccupato, ma con dolcezza, sollevandomi poco, liberando le sue gambe dal mio peso e scende dal letto.
Mi risistemo al di sotto le coperte abbracciando il cuscino affondando il volto tra esso.
« sto bene così» ribatto, con voce ovattata, alla sua precedente domanda, in un vano tentativo di rassicurarlo e sospira arreso. I suoi passi felpati si odono in lontananza ed alzo il volto; è uscito dalla stanza.
Questo bambino è stato molto per me; fonte di dolore, gioia e complicazioni, è a causa sua se ho deciso di fuggire e lasciarmi Adrien alle spalle, ma è stato anche grazie a lui se ho ottenuto il suo perdono. Ne abbiamo passate tante, ma dopo tutto avevo preso la mia decisione, avevo fatto la mia scelta. Ero sicura di ciò che volevo, e tutto ciò non era altro che veder nascere, e crescere, nostro figlio insieme a lui, e tutto sarebbe stato perfetto, non avrei avuto bisogno d'altro.
Ma la vita a volte è crudele. Non va come vorremmo, non perdona.
«li lascio qui, in caso dovesse venirti fame. Sforzarti un po'» alzo di poco il capo, per vedere cosa, di buono, avesse preparato e mi rivolge un sorriso comprensivo. Posa una teglia con due semplici toast spalmati di Nutella sul comodino affianco al letto e sospiro, mettendomi seduta contro la sbarra del letto. Adrien ha ragione, non posso continuare così.
Sistemo il cuscino alle mie spalle, afferrando tra le mani, seppur di malavoglia, una fetta biscottata. La porto alle labbra e ne lascio un morso. Porto il pollice all'angolo delle labbra, e passo la lingua su di esso ripulendolo dal cioccolato e la mano di Adrien si posa sul mio volto. Si muove con dolcezza, lenti movimenti percorrono la mia pelle e mi accarezzano la guancia. Lo fisso negli occhi e sorrido, accoccolandomi contro di essa. Chiudo gli occhi, decidendo di bearmi di ogni sensazione e lo sento scendere sul collo, solletica la mia pelle con un lieve tocco dei polpastrelli e sospiro. Risale sul volto e si muove lentamente, con dolci e sensuali carezze, sino a raggiungere le mie labbra, ne traccia il contorno facendo lieve pressione su quello inferiore, lo tira leggermente, col polpastrello, e lo lascia andare.
Mi avvicino al suo volto e finalmente apro gli occhi per affondarli nei suoi, lo fisso con insistenza senza battere ciglio rivolgendo lui un triste sorriso di ringrazimento, che ne riceve in cambio uno colmo di comprensione e dolcezza.
Poso le labbra sulle sue, un semplice tocco, niente di più. Un bacio casto, come la purezza di quell'anima andata ormai in fumo e ridotta in un cumulo di cenere, trasportata dalla fresca brezza mattutina, una di quelle che ti scompiglia dolcemente i capelli al sorgere del sole; delicata ed effimera. O almeno è così che mi piace pensarla.
« riposa un po' ora, ne hai bisogno» sussurra tra i miei capelli e deposita tra essi un piccolo bacio. Annuisco dolcemente senza aprire gli occhi e massaggia la mia nuca, sedendo al mio fianco.
Sono stati giorni difficili, non sono i primi e certamente, neanche gli ultimi ma ho imparato, o meglio, ne sono sempre stata certa; con Adrien, e solo con lui, ogni situazione è più facile da superare. Passerà anche questa, e ne riusciremo più forti di prima, perché è dal dolore... Che si può ricominciare.

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