Capitolo 29

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Sono due giorni che resto chiusa in casa, rintanata nel mio caldo pigiama e comode coperte, bevendo tisane o cioccolata calda, intrattenendomi con la lettura, o guardando serie tv. Adrien continua a cercarmi, con chiamate o messaggi ma non faccio altro che ignorarlo, e sono sorpresa non si sia ancora presentato alla mia porta. Mi sono allontanata senza alcuna spiegazione, per certo sarà confuso, o forse avrà raggiunto da solo la sua conclusione, ma non intendo dare lui spiegazioni. Non so se sono più delusa del fatto che lui mi abbia mentito per una tale sciocchezza, o di me per aver permesso alla mia ragione di assecondarlo e fidarmi di lui. Non sono ancora sicura che le parole di Chloé possano essere del tutto vere, ma mi sento ferita, e di certo non chiederò ad Adrien come stanno le cose, potrebbe benissimo sparare una cazzata dopo l'altra come ha fatto fino ad ora, sempre che l'abbia fatto, ma sinceramente, non so più cosa pensare. Rilascio un sospiro e porto le ginocchia, piegate, al petto, poso il mento su di esse e stringo la testa tra le mani. Sono confusa, non so più a chi o a cosa credere.
Qualcuno bussa insistentemente alla porta di casa e sollevo lo sguardo, sussultando sul posto.
Perché, nonostante non riesca a comprenderne bene le motivazioni, una parte di me vuole che ci sia Adrien dietro quella porta? Scuoto il capo, cercando di scacciare via quei pensieri. Devo stare lontana da Adrien!
Il campanello risuona nell'abitacolo, e sussulto presa alla sprovvista, mentre nella mente ritorna in presenza il ricordo della mia visita inattesa. Sbuffo contrariata alzandomi dal letto, con scarsa volontà e poso il palmo delle mani sulla superficie in legno, avvicinando l'occhio allo spioncello e trattengo il respiro, reprimendo la voglia di urlare.
Suona ancora una volta e scalcio, colpendo l'uscio della porta, reprimo un urlo di dolore, mentre impresso sul volto di Adrien, immagino un sorrisetto divertito e stringo i denti.
« Ti ho sentito Marinette, so che sei in casa, potresti aprirmi?» Chiede con tranquillità e mi si ribolle il sangue nelle vene. Come può presentarsi alla mia porta come se niente fosse? Anzi, perché non lo ha fatto prima, e viene solamente ora? Dovrei aspettarmi delle scuse? Insomma cosa diavolo vuole ancora da me?
« hai sbagliato casa, non c'è nessuna Marinette, qui» ribatto aspra, senza tentare di nascondere il mio Astio e lo sento emettere un versetto confuso.
Spalanco la porta e l'osservo torvo. Si prende anche il privilegio di mostrarsi confuso e ritenersi nel giusto? Non sa quanto fastidio mi stia provocando in questo momento, non lo immagina neanche. Le mani strette a pugno sono sudate, mentre le unghie incidono i miei palmi, una stretta mi attanaglia, rivoltandomi lo stomaco, e la voglia di sbattergli la porta in faccia e rintanarmi nuovamente in un angolino del mio letto, e forte ma mi costringo a guardalo negli occhi con acidità, senza distogliere lo sguardo, mostrandomi forte dinanzi ai suoi occhi, e cercando di fargli capire quando disgusto mi provoca.
« Che ti prende?» chiede, intrufolandosi nel mio appartamento, senza chiedere permesso o attendere conferma e sbatto la porta alle mie spalle, seguendolo con lo sguardo. Chiedergli di andar via ora sarebbe del tutto inutile, so che non mi ascolterebbe.
«Allora?» chiede nuovamente, con un tono di voce leggermente stizzito, riportando su di lui la mia attenzione. Ha anche la faccia tosta di chiedermi che mi prende. Piuttosto, che prende a lui?
« A me? E a te? Cosa ci fai qui?» gli chiedo con indifferenza assoluta, senza lasciar trasparire alcuna emozione, eppure mi sento una sciocca. Mi sembra di star prendendo in giro me stessa, cosa sento per Adrien in questo momento? Rabbia? Ma se è così, perché allora sono contenta che sia qui ora? È come se in questi giorni, passati chiusa in casa, non abbia fatto altro che aspettare lui, forse per una spiegazione, o forse non aspettavo altro che venisse semplicemente a salvarmi da questa frustrante monotonia che mi sono imposta, ma cos'ho nella testa?
Devo essere proprio un idiota se gli permetterò di farmi soffrire ancora. Perché in fondo fa  male quando pensi di essere importante per una persona, soprattutto se poi, ci credi davvero. In effetti è solo colpa mia, io gli ho permesso di farmi ciò, ho permesso lui di farsi strada nel mio cuore (come amico, ovviamente) permettendogli di ferirmi senza alcuna esitazione, perché non avrei mai creduto potesse mentirmi, non in questo modo, mi fidavo di lui, in un modo che, ancora oggi, non sono in grado di concepire. Ma allora con chi sono arrabbiata? Con lui, o con me stessa?
«Non capisco cosa intendi Marinette» puntella il dito contro i suoi jeans, con fare nervoso e l'osservo in silenzio, aspettando continui il suo discorso, perché so che ha altro da dire, lo si capisce dal modo in cui annaspa pensieroso muovendo le labbra, ansioso, le parole sembrano bloccate, per cui attendo trovi le parole giuste per continuare, senza rimettere repliche.
« Fino a due giorni fa, andava tutto bene, poi sei sparita e ti ho cercata ma mi hai ignorato, tutto ciò senza alcuna spiegazione. Cosa dovrei pensare?» dice, ed effettivamente non me la sento di ribattere, non ha tutti i torti, ho sbagliato a sparire in Quel modo, ma penso ancora se lo sia meritato. Sarò incoerente, ma non posso farci nulla. Una parte di me è sicura di aver sbagliato a piantarlo in asso senza dire niente, mi sento dispiaciuta e trafitta dai sensi di colpa, ma dall'altra parte, ripenso alle sue menzogne, potranno sembrare sciocchezze, ma mi sento presa in giro in un modo che non riesco nemmeno a spiegare a parole, non riesco a smettere di credere che ciò che ho fatto sia la scelta migliore. Mi contraddico da sola, ne sono perfettamente consapevole, ma ormai non so più neanche io a cosa pensare, per cui va bene così.
« Non avrei dovuto fidarmi di te» è l'unica cosa che riesco a dire. Biascico, forse così piano da non essere del tutto sicura sia riuscita a sentirmi.
« che intendi dire?» sussurra con il mio stesso tono di voce pacato, sembrando sorpreso, o forse lo è realmente, ormai non lo capisco più. Muovo un passo nella sua direzione
« quello che ho detto» Deglutisco nervosamente abbassando lo sguardo sui pollici attorcigliati tra loro, che continuo a fare ruotare su sé stessi, e mi chiedo il perché sia in grado di rendermi così nervosa.
«Marinette, non ti capisco, ho fatto qualcosa di sbagliato?!» urla, questa volta senza trattenersi, e reprime la rabbia, stringendo i pugni e camminando, e gesticolando freneticamente, sopra e sotto per la stanza.
« Sono io che non ti capisco!» sbotto e si volta a guardarmi perplesso.
Il suo sguardo è cupo e mi penetra la pelle, facendomi avvampare. Ignoro tale sensazione, ma proprio quando distolgo lo sguardo dal suo, per non dover affrontare la durezza celata in essi, muove un passo dopo l'altro nella mia direzione e lo vedo posare le sue mani sulle mie spalle, senza alzare gli occhi sul suo viso.
« cosa c'è che non va Marinette, sai che puoi parlarmi di tutto» il suo sguardo sembra addolcirsi e mi mordo il labbro, tanto vale dirgli la verità.
« P-perché mi hai mentito?» chiedo, e si porta una mano tra i capelli, scompigliandoli all'indietro leggermente confuso.
«Non so di cosa tu stia parlando» dice Franco, e lo scruto sconcertata. Ha ancora la faccia tosta di negare l'evidenza?
« I-insomma, puoi anche smettere di mentire ora, Chloé mi ha detto tutto» gli riferisco e lo sento irrigidirsi, ma non dice una parola. Serra la mascella ed il suo sguardo sembra iniettato di sangue, mi fa quasi paura.
«Che ti ha detto?!» ringhia e mi scuote leggermente per le spalle, inducendomi a parlare ma sono sconvolta, non ho mai visto Adrien in queste condizioni.
« C-che ti vuole...» comincio ma mi blocca con un gesto della mano
« questo già lo so, vai avanti» e con un altro gesto di nonchalance, mi sprona a continuare.
« Mi ha detto che non sei mai stato il mio ragazzo, che ti stai solo prendendo gioco di me, che prima stavi con lei ed ora ti rivuole indietro.» dico e la sua stretta pare aumentare intorno le mie braccia, ma non troppo da farmi male. Sollevo lo sguardo nel suo e deglutisce, rasserenandosi pian piano, una volta incrociati i miei occhi. Bisbiglia sotto voce, frasi incomprensibili che non riesco a comprendere- ma posso giurare che ognuna di quelle riguardi Chloé- poi abbassa il volto, avvicinandosi alle mie labbra ed emetto un singulto, trasalendo sul posto. Differentemente da come pensavo, non mi bacia, limitandosi a posare semplicemente le sue labbra sull'angolo delle mie e mi scruta attentamente, stringendo le mie mani nelle sue in una salda presa, curandosi di non lasciarmi andare via.
Resto in silenzio, non so cosa dire. Aspetto che sia lui a dire qualcosa, e infatti, come aver letto nei miei pensieri, subito dopo prende parola.
«Ti avevo detto di non avvicinarti a lei Marinette, è lei che si sta prendendo gioco di te» il suo tocco è pacato, e ciò mi sorprende, credevo fosse già pronto ad inveire contro di me per non avergli dato retta, ma non lo fa, per cui prendo parola per dire la mia. Il mio tono è tenue, sono completamente stremata da questa situazione, non ne posso più. Vorrei solamente poter ritrovare i miei ricordi, e riprendere a vivere con lucidità nella quotidianità che mi circonda, senza dover sottostare all'influenza di qualcuno.
« Come posso saperlo? Come posso fidarmi di te? Chi mi dice che non sia tu a volermi imbrogliare?» sento un groppo alla gola, ma mi costringo a mandarlo giù, insieme ad una quantità di saliva, che per poco non mi va di traverso. Non intendo distogliere lo sguardo dal suo, mentre sbatto ripetutamente le palpebre, per bloccare le lacrime. Questa situazione mi sta annientando, ma non voglio mostrarmi debole, non davanti a chi potrebbe avere il potere di farmi del male, non bisogna mai sanguinare davanti agli squali. Stringo i pugni e ripeto nella mia mente questa semplice frase, non sanguinerò.
« guarda la tua mano, lo vedi quell'anello?» chiede, e un dolce sorriso si espande sul suo volto, al ricordo.
Annuisco piano e lo osservo, rigirandolo tra le dita.
« è mio, te l'ho regalato io» resto in silenzio e lo vedo sorridere. Quindi è così che stanno le cose? Non mi sta mentendo?
« Guardami negli occhi Marinette, potrei mai mentirti?»
« N-no, o insomma, si, non lo so, forse.» ridacchia nervosamente e sento un tuffo al cuore.
Scuoto il capo e stringo il labbro inferiore tra i denti quando le sue mani carezzano le mie gote.
« gli occhi sono lo specchio dell'anima, no?» mi scocca un occhiolino e questa volta sono io a lasciarmi andare ad una piccola risata.
Abbasso nuovamente lo sguardo sulla mano, osservandolo, poi chiudo gli occhi e rilascio un sospiro abbozzando un piccolo sorriso, e lo sfilo dal dito. Adrien trasecola, non appena lo poso sul palmo della sua mano, ma rivolgo lui un sorrisetto triste, tentando comunque di rassicurarlo.
« è giusto che lo tenga tu» gli dico e sembra sorpreso
« ma no» cerca di dire, ma lo zittisco
« è meglio così, me lo ridarai un giorno, ma solo quando il mio cuore batterà nuovamente all'impazzata, e potrò dire di provare di nuovo lo stesso per te»
Sospira rassegnato ed acconsente.
« sai, te lo avevo regalato, perché avrei voluto che tu pensassi a me quando non ero al tuo fianco, invece ora, guardandolo, sarò io a pensarti, e questo semplice anello mi permetterà di non mollare, di non rinunciare a te, mai, finché non lo rivedrò al tuo dito.»
Sorride dolcemente ma il suo sguardo sembra illuminarsi, prima di tornare serio, la sua mano scivola sulle mie in una tenue carezza, per poi afferrarne una, con esigenza improvvisa.
« A-Adrien» biascico cercando il suo sguardo in attesa di spiegazioni, in tutta risposta solleva il mento in uno sguardo sicuro
« Vieni con me» accenna, e sento una strana sensazione propagare nel mio corpo, un emozione che non riesco a spiegarmi.
«A-aspetta, Adrien, che intendi fare?» chiedo e si gratta la nuca, trascinandomi con sé, senza voltarsi indietro.
« ti farò recuperare la memoria, costi quel che costi» afferma sicuro, e non posso far a meno di sorridere, dinanzi la sua caparbietà.
« e come intendi farlo?» chiedo curiosa, e continuo a correre senza mollare la presa, per evitare di sfracellarmi al suolo, anche se so che Adrien non lo permetterebbe mai. Sorrido istintivamente.
« ti porterò dove tutto è iniziato» il mio cuore perde un battito, non ho idea di dove intenda portarmi, ma so di potermi fidare ciecamente di lui questa volta, e decido di farlo, sperando di non dovermene pentire amaramente, in un futuro non molto lontano.

                           

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