capitolo 31

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Annuisce incerto alla mia proposta improvvisa, ma fa come chiedo e mi tende la mano che mi affretto ad afferrare e che mi aiuta a rialzarmi da terra.
Sfilo il grembiule di dosso, posandolo distrattamente, arrotolato come un cumulo di stoffa e lo strattono sul bancone, senza cura. Tutto ciò che voglio è uscire da qui e dimenticare nuovamente ogni cosa.
Non sono pronta a ricordare, per quanto lo desidero, ci sono troppe cose, e sento che finirò travolta come un fiume in piena, da delle sensazioni totalizzanti, troppo forti, per il mio esile animo.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani, che tremano ancora, sopraffatta da una forza così grande.
Adrien muove un passo nella mia direzione, la sua espressione è serena, non sembra arrabbiato, reprimo la voglia di rilasciar un sospiro, e stringo la mia mano alla sua, sinceramente rincuorata dalla sua reazione, che era ciò che più temevo.
Sarà anche impertinente, stressante, opprimente, pesante ed estremamente testardo, ma è tutto ciò su cui sento di poter contare in questo momento, e l'ultima cosa che vorrei è che potesse avercela con me, non lo sopporterei. È il mio unico appiglio verso la realtà, la mia unica certezza.
Vedo il suo sguardo saettare su Katami, e per un attimo sento una strana morsa stringermi il cuore, ma decido di ignorarla, non sapendo darvi spiegazione.
Faccio lo stesso, osservando la sua espressione colma di preoccupazione. Come possono ancora preoccuparsi per me, dopotutto ciò che ho causato e ancora sto causando? Non me lo spiego. Sono solo un impiccio, un disastro.
Lascio scivolar via la mia mano da quella di Adrien e sento il suo sguardo puntato nuovamente su di me, ma lo ignoro, proseguendo irremovibile. Mi fermo a pochi passi, distante, dalla figura esile della gentile ragazza che mi ha accolta, e abbasso di poco il capo scusandomi, a disagio, in un umile gesto e senza servirmi dell'ausilio delle parole, mi getto tra le sue braccia, circondando il suo busto tra le mie. La sento irrigidirsi in un primo momento, sorpresa dal mio gesto tanto inatteso e mi allontano poco dopo senza dire una parola, avvicinando semplicemente la mia mano alla sua che mi limito a stringere in un gesto di solidarietà.
«Mi dispiace per la reazione eccessiva, spero di ricordare tutto al più presto, fino ad allora, verrò a trovarti più spesso» decido finalmente di parlare ed abbozzo un sorriso, per alleggerire la tensione presente nell'aria.
« Ti aspetto allora» dice solamente, senza far scomparire dal suo volto quel limpido sorrisetto compiaciuto, per smorzare quello strato di disagio presente tra noi, tento infatti di mascherare un sorriso, mentre lei si ritrae dietro il bancone, rivolgendo ad entrambi un ultimo accenno di saluto.

***
« Vieni con me, ho in mente qualcosa che potrebbe risollevarti il morale» mi sorride Adrien, chiudendosi la porta del locale alle spalle.
« Voglio farti conoscere qualcun'altro» mi dice, visibilmente divertito e gli scocco un occhiata tra il confuso e l'infastidita. Non vedo cosa ci trovi da ridere, inoltre, io sono esausta di conoscere gente indesiderata di cui non ricordo neanche l'esistenza.
« Credo che per oggi possa bastare con le conoscenze, non pensi?» vorrei solo andare a casa, la testa mi fa ancora male, ho solo bisogno di riposare.
« è chi hai mai detto si tratti di una persona?» dice lui con espressione innocente e mi acciglio poco, visibilmente spiazzata.
Lo osservo senza dire una parola e vedo il sorriso sparigli dalle labbra, mentre il suo sguardo, puntato fisso dietro le mie spalle, si rabbuia. La sua mascella si contrae, mentre tortura il suo labbro inferiore tra i denti e mi volto di scatto, porgendogli le spalle, alla ricerca della motivazione che lo ha reso un tale fascio di nervi.
Il "Rockettato"- mordo l'interno della guancia per non farmi scappare un risolino poco opportuno all'utilizzo del soprannome affibbiatoli. Effettivamente solo ora mi rendo conto di non saper ancora il suo nome- è dall'altra parte della strada, e il suo sguardo è puntato su quello di Adrien.
«Andiamo, Marinette» si affretta a dire, sporgendosi immediatamente sulla difensiva e afferra, in un modo tantino brusco, il mio polso trascinandomi con sé, ma oppongo resistenza.
«Ahia, Adrien, mi fai male!» bercio e mi strattono via dalla sua presa.
Il suo sguardo emana mortificazione, ma un lampo di preoccupazione attraversa i suoi occhi, e non posso fare a meno di notarlo, ricordando la brutta lite avvenuta con codesto ragazzo, sia in ospedale che nel dormitorio.
Nel bel mezzo del mio discorsetto mentale, si avvicina a noi, ridestando la mia attenzione e stringo la mano di Adrien per dargli conforto, ma anche per non farlo andar via. Se ha qualche problema, è giunta l'ora che lo affronti.
« Cosa ci fai qui Luka? Mi pareva d'esser stato chiaro quando ho esplicitamente detto di non voler più aver a che fare con te» ribatte gelido, senza ombra di rimpianto e mi si gela il sangue nelle vene, non ho mai percepito tanta freddezza nel suo, di solito, dolce e tenue tono di voce, è ciò mi è completamente nuovo, mi riporta alla mente quello sguardo privo di emozioni, intravisto dalle immagini nella mia mente, e non mi piace per niente.
« Poi, cosa ci fai qui?» ribadisce e Luka pare stringersi nelle spalle
«Volevo solo... Parlare» abbassa il capo mortificato stringendosi nelle Spalle, mentre tutto il coraggio acquisito fino ad ora sembra scivolargli via di dosso.
«Di cosa Luka? Credevo che tra noi non ci fosse più niente da dire» ribatte piano Adrien, come se anche lui stesse perdendo la sua sicurezza.
«Adrien, lo sai che non era mia intenzione, non è stata colpa mia. L'unico da biasimare qui, è Nathaniel, non puoi prendertela così con me, lo sai quanto tengo a lei e alla nostra amicizia, non ti farei mai una cosa del genere, non puoi evitarmi per sempre, la tua amicizia è importante per me» singhiozza piano, mente le prime lacrime scorrono sul suo volto e una stretta stringe il mio cuore, mentre per un inspiegabile motivo mi sento irrimediabilmente in colpa per lui.
«Smettila di piangere, non sei più in bambino» Dice ma ormai piange anche lui. Sembrano due bambinoni capricciosi. Piangere non vuol dire non essere uomo, piangere vuol dire essere una persona con un cuore, e si vede che entrambi ci tengono l'un l'altro, ma allora perché l'orgoglio deve sempre predominare?
« Stai piangendo anche tu» ribatte Luka, evidenziando l'evidenza e Adrien passa il dorso della mano sul suo volto e si affretta a negare
Questi due fanno proprio ridere, se non fosse per la situazione poco adatta, sarei già scoppiata. Si può essere più ottusi di così?
« Adrien» prendo parola « Qualunque cosa sia successa tra voi può essere risolta, si vede che ognuno tiene all'altro, per cui stringetevi la mano e finiamola qua, mi sta venendo fame» abbozzo un sorrisino tirato e scoppiano a ridere. E pensare che volevo essere seria... Beh, comunque sia, meglio così.
«Hai ragione, scusa» abbassa il capo
« So che non c'entri niente, ma con tutto quello che è accaduto prima, e le parole di Nathaniel mi hanno destabilizzato, spingendomi a voler prendermi del tempo per riflettere su cosa sarebbe stato giusto fare, e ho creduto fosse meglio allontanarmi. In fondo, hai detto che per te la mia amicizia andava bene, ma sapevo che non era così, avresti sofferto, lo so, ed io non avrei saputo affrontare la questione, non avrei saputo come comportarmi e avrei mandato all'aria tutto, come mio solito fare, ed è, infatti, quello che ho finito per fare, mi dispiace...» sembra sinceramente deluso da sé stesso e ciò mi spiace profondamente, per tutto questo tempo, non ha fatto altro che nascondere le sue emozioni, con l'intento di farmi pesare meno la cosa, ma io non lo meritavo affatto, non meritavo questo trattamento speciale da parte sua, soprattutto non per come l'ho trattato, avrei voluto essere al suo fianco, invece non ho fatto altro che causare altri problemi, mentre nonostante tutto lui per me c'è stato, diventando la figura di riferimento, della quale non son degna.
Scuoto il capo, reprimendo questo senso di malinconia che mi sopraffa in ogni momento di debolezza, ed abbozzo un sorriso, facendomi forza, vedendo i loro corpi unirsi in un ampio abbraccio, pieno di affetto e significato. Quel che è fatto è fatto, non posso cambiare il passato, ma cercherò di essere migliore per il nostro futuro insieme, restando al suo fianco, come lui ha fatto con me. Neanche lui è invincibile, anche lui ha i suoi attimi di debolezza ed ha bisogno di una spalla su cui piangere, una persona su di cui poter contare, che resti al suo fianco. Mi pento di averlo capito così tardi, e tale persona vorrei essere io, perché,in fondo, dopotutto, glielo devo.

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