capitolo 21

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Credo che Adrien, in questo momento sia totalmente confuso, ed è perfettamente comprensibile. Forse avrei sicuramente potuto evitare di baciarlo, ma non ho saputo davvero controllarmi, era così vicino, e le sue labbra... Dio, le sue labbra sono la cosa più bella che abbia mai visto. Le più dolci che abbia mai assaporato. pura droga, una di quelle che ti consentono di provare una tale eccitazione da volerne sempre di più, da non poterne fare a meno, ma si è perfettamente consapevoli di non poterne averne ancora. È un po'così che mi sento ora, ma passerà. L'importante è che Adrien possa sentirsi nuovamente a suo agio in mia presenza, o non riuscirei a perdonarmelo.

Sussulto lievemente alla vibrazione del mio cellulare e con un sospiro scocciato, mi affretto a prenderlo tra le mani e controllare le notifiche.
" È tutto pronto. Hai parlato a Marinette? Questa sera la voglio nel capanno abbandonato. Ti manderò l'indirizzo via e-mail, mi raccomando, niente passi falsi od Adrien saprà il tuo segreto"
Tutto ciò non mi dice niente di buono, insomma, il capanno abbandonato, davvero? ma cosa diavolo hanno in mente?
Sospiro di sollievo. Sapevo non avessero buone intenzioni. Porto una mano sul cuore mentre sento, pian piano, il battito accelerare. Marinette è in pericolo.
Sapevo che non ci si poteva fidare di un tipo come lui. Sono sollevato di Averne parlato con Adrien, comunque vadano le cose, l'ho fatto per Marinette. Ma cosa? Cos'hanno contro Marinette? È una ragazza così dolce che non ha mai fatto del male a nessuno, perché c'è l'hanno con lei?
Decido di ignorare il messaggio di Nathan e mi dirigo verso il frigo, afferro un succo ai frutti rossi e me ne verso un bicchiere, per rinfrescare il palato ormai secco e mi stendo supino sul letto. Piego un braccio sul mio volto, comprendone gli occhi e rilascio un sospiro pensando al da farsi.
Stasera ci vedremo al capannone, eccome se ci vedremo Nathan, ma non la passerai liscia, non questa volta. Ora che non hai più niente con cui manovrarmi, non ti permetterò di comandarmi a bacchetta e ti prometto, che non torcerai a Marinette un solo capello.

Trascorro a letto l'intera giornata senza mai smettere d'osservare il bianco soffitto, privo d'interesse. Sento il cuore martellarmi nel petto ogni secondo che passa e davvero non so come controllarlo. Il fastidioso ticchettio delle lancette rintocca tra quelle quattro mura accrescendo la mia ansia e stringo i pugni. Non mi ha confermato l'ora esatta eppure credo esattamente di sapere quando sarà il momento, Nathan non lascia mai nulla al caso e se è la riservatezza ciò che cerca, inizio davvero a preoccuparmi di ciò che effettivamente passi per la sua mente contorta.
Comunque sia non avrà ciò che cerca, non da me.

Dodici rintocchi di campana segnano la mezzanotte ed il mio cuore perde un battito. Esattamente come sospettavo, il cellulare vibra tra le mie mani, tremanti, e sblocco lo schermo ritrovandomi, per niente sorpreso, l'email di Nathan con su scritto l'indirizzo.
Come pensa che io possa portare lì Marinette, con una banale scusa, a quest'ora della notte?
Potrà essere astuto quando vuole, ma il suo cervello è paragonabile ad un chicco d'uva.
Rilascio un sospiro, tentando di lasciar andare via l'agitazione e stringo i pugni. Riposo il cellulare all'interno della tasca, subito dopo aver memorizzato l'indirizzo ed esco dal dormitorio. Mi guardo intorno, sperando di non essere osservato e cautamente mi dirigo all'esterno.

                             ***
« Ciao Luka, come mai ancora in giro?» Marinette avanza nella mia direzione con un grande sorriso e strabuzzo gli occhi. Cosa diamine ci fa lei in giro a quest'ora?!
« M-Marinette, c-come mai in giro?» le rigiro la domanda senza degnare la sua di risposta.
« l'ho chiesto prima io» afferra prontamente con un sorrisino vispo sul volto ed un sopracciglio provocante incurvato che le corruga la fronte.
« I-io? Niente di che, non riuscivo a dormire per cui ho provato a fare una passeggiata» deglutisco nervosamente, sperando di essere stato abbastanza convincente e le ripongo la domanda.
« Tu invece?» sfrego le mie dita l'una conto l'altra, torturando le mie mani, nervoso.
« Niente di che, ho fatto un giro con Alya, ora sto tornando a casa»
« P-perfetto, meglio se vai a casa, una ragazza non dovrebbe restare in giro fino a quest'ora» porto una mano sul retro del capo, completamente a disagio e le sfoggio un sorrisino imbarazzato.
« Okay, va bene» pronuncia con aria stranita e mi guardo intorno mordendomi il labbro.
« Andiamo insieme?» chiede e scuoto velocemente il capo.
Porto le mani dinanzi all'addome e le scuoto con veemenza, ridiutando la sua proposta.
« Oh no, no, i-io intendevo farmi ancora un giro, sai non ho molta voglia di tornare a casa ora» biascico velocemente. Mi tuffo sul suo volto regalandole due baci ai lati delle guance, in segno di saluto, e la invito ad andar via.
Sicuramente mi starà prendendo per pazzo, ma ora devo proprio andare e devo tenerla il più lontano possibile da lì.
« Ehm... Come vuoi?» increspa un sopracciglio confuso e mi volta le spalle.
« Allora ciao» afferma con uno strano tono di voce e la vedo andar via. Rilascio un sospiro di sollievo e la perdo di vista. Mi incammino, a passo felpato, verso l'indirizzo segnato sulla cartina del geolocalizzatore con il cuore che martella alla gola e serro la mascella ad ogni passo più vicino.
Mi blocco, e stringo i pugni, osservando il luogo il lontananze e con passo lento e più marcato, mi dirigo verso l'entrata. Resto fermo lì all'ingresso con i pugni serrati e prendo dei respiri profondi, spingo l'asta di legno che barrica l'ormai arrugginita serranda in metallo e la lascio scorrere verso destra. Tutto è buio e non si ode alcun suono. Deglutisco ripetutamente invaso dall'ansia mentre avanzo pian piano all'interno di quella gattabuia.
« C'è qualcuno? Nathan?» lo richiamo ma non arriva alcuna risposta.
Una luce fioca si accende all'improvviso illuminando una piccola zona di quel capanno e strabuzzo gli occhi, vedendo la figura avvolta da quel fascio di luce avanzare nella mia direzione, riconoscendo immediatamente il volto di Nathan, mi porge la piccola lanterna che ha tra le mani e ne accende un altra per sé. Ghigna sornione e punta il suo sguardo nel mio.
« Bene, bene, bene» la voce di Chloé si fa largo, spezzando il silenzio e mi irrigidisco all'istante, colto alla sprovvista.
« Come possiamo ben vedere, non hai portato l'inetta qui con te» pronuncia a tono duro e cammina per la stanza accendendo varie candele per illuminare il luogo, mentre i suoi passi pesanti, e il rintocco del suoi tacchi contro il suolo, rimbomba all'interno di quel lugubre posto al chiuso.
« Cosa ti aspettavi? Non potrei mai farlo.» ribatto secco, tentando di nascondere il timbro di voce tremante e faccio un passo in avanti, mentre la luce si espande pian piano nell'aria e le figure prendono forma dinanzi ai miei occhi.
« Non la pensavi così quando avevamo intenzione di rivelare ad Adrien cosa provi per lui, cos'è? Hai cambiato idea, vuoi che lo sappia nella speranza si innamori di te, ma sei così codardo per dirglielo che preferisci fossimo noi a farlo?» accusa in tono acido e le lancio un occhiata truce. Non sa minimamente ciò che sta dicendo.
« l'ho già fatto, Adrien sa tutto, non mi lascerò più manovrare da voi e non farete niente a marinette» ribatto prontamente, solcando saldamente i piedi sul terreno e serro la mascella, riservando loro un occhiata ricolma d'odio.
« farmi cosa? Di cosa diavolo state parlando» mi volto di scatto e sgranò gli occhi, il suo sguardo vaga nel vuoto ed ansima lievemente mentre fa un passo all'interno. No! Cosa diavolo ci fa lei qui?! Non doveva venire!
« perfetto. Proprio come pensavo, sei caduta dritta nella trappola, Maritonta, era così ovvio.» Strizzo gli occhi con forza, vedendo il sangue scorrere attraverso le palpebre e digrigno i denti.
« Marinette, va via!» urlo con tutto il fiato presente in corpo, con un tono così duro che non mi sarei aspettato di avere. A quei tempi, ero io il ragazzo preso di mira, avevo poca fiducia in me, mai avrei pensato di essere in grado di difendere qualcuno in tale modo quando non ero nemmeno in grado di difendere me stesso. Osservavo Adrien con invidia e ammirazione per la sua fantastica prestazione di coraggio, ma oggi, posso affermare di essere come lui; in grado di farmi valere nel momento del bisogno, e non posso esserne più orgoglioso. 
« C-cosa i-io...» biascica e resta immobile senza muovere un dito.
« Marinette! Non lo ripeterò ancora. Va via!» stringo i pugni conficcando le unghia nei palmi delle mani con forza e lei indietreggia impaurita, decidendo di ascoltare le mie parole.
« Oh no, non andrai proprio da nessuna parte» ribatte Chloé in modo meschino e Nathan, alle di Marinette, barrica l'uscita bloccandoci all'interno di quella baraccata.
« Per te è finita Marinette dupain-cheng» sfrega le mani l'una contro l'altra con fare malvagio e deglutisco a fatica, ho combinato un disastro, dovevo stare più attento. Diamine, è tutta colpa mia.

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