capitolo 14

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Apro gli occhi e sorrido. Osservo l'angelico volto dormiente a pochi centimetri dal mio e prendo a carezzarlo dolcemente, risalgo la sua nuca e scompiglio i suoi capelli ribelli che tanto adoro, mentre lo vedo sorridere, ed apre una palpebra.
«che fai? Mi guardi dormire?» lo guardo con circospezione ed increspo un sopracciglio assottigliando le labbra.
«chi lo sa... Potrebbe essere» affermo senza guardarlo negli occhi. Circonda la mia vita con un braccio e mi avvicina a lui stringendomi tra le sue braccia, sorrido e deposito sulle sue labbra un casto bacio.
«Adrien, ora però dovrei proprio andare» ridacchio e mette su un piccolo broncio, fingendosi offeso.
È da un paio di giorni che non vedo Katami, dopo essermi riappacificata con Adrien, non ci ho più parlato, e devo ammettere di non sentirmi del tutto a mio agio. Non importa cosa le dirò, sicuramente non la prenderà bene. Inoltre, dopo quel giorno, Adrien non l'ha più cercata, chissà come dev'essersi sentita.
«resta ancora un po'» biascica contro il mio collo e stringo la sua mano tra la mia in cerca di supporto, lo guardo negli occhi, e il mio sguardo sembra parlare da sé, e lui comprende.
« Andrà tutto bene, io sono con te» scuoto il capo ed abbasso lo sguardo lasciando un sospiro, mi squadra confuso e mi stendo prono osservando il soffitto, senza dar risposta ai suoi dubbi.
So che ci tiene a me, nonostante tutto ciò che ha dovuto subire a causa mia, so che farebbe di tutto per vedermi felice, ma ci sono cose che non sono sotto il suo controllo, ed io devo imparare a cavarmela da sola pur avendo il suo appoggio. Questa è la mia vita, e devo imparare ad affrontarla sulle mie gambe, risolvendo a miei spese gli ostacoli che mi intralceranno il cammino, non può sempre farlo qualcun'altro al posto mio, non questa volta. Affronterò katami, comunque vada.
«devo andare» mi alzo dal letto ed afferro la salopette- che la scorsa notte ho chiesto gentilmente in prestito ad alya- ed infilo velocemente le scarpe. Sistemo le cinghie della salopette e corro in bagno a sciacquarmi il volto.
Sospiro e trattengo lo sguardo fisso sul mio riflesso, carezzo il mio grembo e sorrido, continuando ad osservare lo specchio. Liscio i capelli un ultima volta e li intreccio, sistemandoli in due trecce alte.
Afferro la mia borsa e mi trucco leggermente con del mascara. Esco dal bagno e vedo Adrien, già in piedi e vestito, sorrido tristemente nella sua direzione e con una morsa che attanaglia il mio stomaco mi dirigo verso di lui, salutandolo con un piccolo bacio all'angolo delle labbra. Probabilmente sono troppo paranoica, e sto rendendo la situazione più tragica di quel che non sia, sembra quasi io non debba rivederlo più. Forse questo no, ma c'è una grande possibilità, sia katami quella a non volermi più vedere, e in quel caso, la comprenderei in pieno.
« vado» sussurro allontanandomi da lui. Mi dirigo a passo lento verso la porta e la spalanco, facendo per uscire.
«Marinette!» la presenza di Felix sul retro della porta mi coglie completamente di sorpresa e sussulto non appena lo ritrovo di fronte. Grida il mio nome euforico gettandosi tra le mie braccia, avvinghiandosi al mio addome e lo sorreggo meglio per le gambe, stringendolo a me. Posa il suo capo nell'incavo della mia spalla e carezzo la sua nuca
« cosa ci fai qui? Hai litigato di nuovo con Adrien?» il suo tono di voce sembra seccato e sorrido riposandolo in terra, mi inginocchio alla sua altezza osservandolo negli occhi con un grande sorrido
« Affatto. Abbiamo fatto pace» sorride contento ed anche Alya ci raggiunge sulla soglia della porta.
« lasciamo soli i piccioncini» sorride maliziosa e posa le sue mani sulle spalle di Felix. Arrossisco prepotentemente e le rivolgo uno sguardo torvo
«alya!» ma come le viene in mente? Dire certe cose davanti ad un bambino. Anche se di bambino non ha niente.
Sospiro e chiudo gli occhi per placare l'imbarazzo.
Mi sforzo, fingendo un sorriso e poso un bacio sul capo del piccolo.
« io stavo andando» dico e rivolgo una piccola occhiata a tutti i presenti, in segno di saluto e lascio la stanza. Felix entra dentro ed Alya chiude la porta seguendomi a ruota.
« dimmi, cosa avete fatto questa notte? Per quale motivo mi hai chiesto un cambio?» ammicca maliziosamente nella mia direzione e rilascio un sospiro.
« davvero Alya, non posso parlarne ora, sono in ritardo per il lavoro»
« riassunto veloce?» insiste e sbuffo sconfitta. Quando Alya si mette in testa una cosa, non se la toglie finché non l'ottiene.
« beh, per quanto riguarda il cambio, l'ho chiesto semplicemente per andare a lavorare in maniera più partica, mentre ciò che è successo con Adrien... beh quello non serve che te lo dica, credo tu possa arrivarci da sola» picchietto la mano sulla sua spalla e mi allontano da lei lasciandola sul posto a metabolizzare e a dover ancora realizzare l'accaduto.
«dimmi come?»
« A-aspetta che?!» arrossisco evidentemente e copro il volto con la mano, cercando di non lasciar trasparire quell'ormai evidente colorito sul volto. Lei mi guarda interdetta e spalanca gli occhi.
« ma cosa diavolo hai capito?» strilla oltraggiata e faccio un passo indietro. È del tutto impazzita.
« intendevo... Come avete fatto pace idiota.» ah ecco, poteva spiegarsi meglio sin dal principio.
Beh, come se fosse facile da spiegare.
« te lo dico se prometti di non strillare»
«vai.» tanto so che strillerà.
«ho detto ad Adrien che non ho abortito il bambino» dico tutto d'un fiato e strizzo gli occhi in attesa di una spropositata reazione, che non avviene.
Apro una palpebra, e poi la seconda osservando Alya interdetta dinanzi il mio sguardo senza proferire parola. Quando le avevo fatto promettere di non urlare, non intendevo dovesse diventare muta.
« ma... È una bugia?» chiede ed aggrotta le sopracciglia, sistemando le braccia, autoritaria, al di sotto del seno.
« Marinette, tu lo sai, io ti voglio molto bene, ma non dovresti inventare queste bugie per farti perdonare da Adrien, lo scoprirá prima o poi, cosa pensavi di ottenere?» farnetica e mi guardo intorno stranita. Ma cosa diamine sta blaterando? Osservo il mio orologio ed emetto un sonoro sbuffo. D'altronde sono anche in un mostruoso ritardo.
« Alya, non so di cosa tu stia parlando, ma non è una bugia. Io non ho abortito» affermo rassegnata grattandomi il collo, ed emetto una smorfia.
Spalanca gli occhi, così tanto da aver il terrore esse possano uscire dalle orbite e rotolare in terra da un momento all'altro. Vedo che finalmente ci è arrivata.
«Alya, senti, io devo scappare. Ti lascio rimuginare sulla questione, così da non dover subirmi le tue urla. Ora vado.» mi affretto a dirle e sbatte le palpebre guardandomi stranita e arriccia il naso, "offesa" dal mio comportamento fuggitivo, mi volto nella sua direzione un ultima volta facendole una linguaccia, alza il dito medio e sorrido prima di voltarle le spalle ed abbandonare l'edificio.
Cammino a passo svelto mente il cuore martella nel petto. Non posso tacere in eterno, katami merita di sapere, ed io ho bisogno di liberarmi da questo peso.
Busso sulla vetrata principale del locale per avvisare katami del mio arrivo e sorride dolcemente, ricambio il sorriso, seppur meno accentuato e faccio il giro, entrando dal retro.
Mi dirigo all'entrata ed apro la vetrata, garantendo l'accesso al pubblico, sistemandomi poi subito dietro il bancone. Trattengo il respiro e lo rilascio dopo poco prendendo una grande boccata d'aria.
«Katami, i-io...» esordisco senza guardarla in faccia e stringo gli occhi e i pugni, mentre si gira, sorpresa, nella mia direzione.
« devo parlarti» mi guarda con un cipiglio sul volto, non capendo la situazione e mi si forma un groppo in gola. Mi dispiace.
«r-riguarda...» asserisco nervosa, ed un cliente fa il suo ingresso. Strizzo gli occhi e porto un pugno, chiuso, al centro della fronte maledicendomi mentalmente.
«aspetta un attimo, me lo dirai dopo» dice e prende il blocchetto ed una penna tra le mani, dirigendosi verso il tavolino.
« come se fosse facile» sussurro. Sferro un pugno sul bancone e mi focalizzo sul mio respiro irregolare cercando di restabilizzare la calma, e sopprimere quest'ansia sempre presente.
«eccomi, allora? Cosa dovevi dirmi?» chiede e stringo maggiormente i pugni, impaurita da una qualsiasi reazione. Sento le unghie conficcarsi nel palmo della mano e mordo il labbro inferiore trattenendo il dolore. Maledetta agitazione. Devo dirglielo! Tutto d'un fiato!
« riguarda Adrien» affermo velocemente e corruga la fronte
« cosa c'entra Adrien?» incrocia le braccia al petto ed alzo finalmente lo sguardo nel suo.
«mi sono innamorata di lui» inizio e strabuzza gli occhi.
« lo sono sempre stata» la sua espressione non muta, poi spalanca le labbra per dire qualcosa.
«cosa intendi dire con questo?»
«Katami, davvero, mi spiace averti mentito. Non volevo vederti soffrire, e so che probabilmente ora non sarà facile per te, sono stata un egoista, ma devi saperlo» una lacrima scorre sul mio volto e l'asciugo rapidamente con il dorso della mano mentre il suo sguardo severo continua ad osservarmi senza accennare ad una parola.
« conoscevo già Adrien quando sono arrivata qui» la sua espressione sembra sorpresa, esterrefatta, delusa, un mix di emozioni combacianti tra loro e abbassa lo sguardo. Apre ripetutamente la bocca per parlare, che puntualmente richiude, senza parole.
«non ci posso credere» dice solamente, incredula, dopo svariati minuti e si prende il capo tra le mani
« perché allora? Perché mi avete mentito?» asserisce ed ha tutte le ragioni per saperlo, se tutto ciò non fosse così contorto.
« il figlio che aspetto» inizio e mi interrompe del tutto scioccata, copre il volto con una mano e faccio un passo nella sua direzione, allungando una mano verso di lei, senza risultato. La ritrae e mi volta le spalle
« ho capito, non serve dire altro» asserisce ed abbasso lo sguardo. So quanto debba essere difficile per lei ed avevo previsto sarebbe finita così, speravo solo non accadesse.
« non volevo mentirti, non eravamo in buoni rapporti, ed ero realmente felice per te. Certo, non ne ero al settimo cielo, ma provavo ad esserlo, per te.»
« non volevo più avere niente a che fare con lui, avevo deciso di abortire il bambino ed è per questo che abbiamo litigato, sono venuta qui per ricominciare da capo, non mi aspettavo d'incontrarlo.»
« quando ci hai presentati, era sorpreso quanto me, non ha saputo gestire la situazione, facendo ciò che gli è passato per la mente, senza pensare alle conseguenze.»
« ti prego katami, so quanto dolore io ti abbia causato, so quanto atroce possa essere, m ti prego... Perdonami» afferro la sua mano e la induco a voltarsi nella mia direzione. Sospira osservandomi con sguardo vuoto, senza emozioni. So cosa si prova a sentirsi così, io stessa l'ho provato, lontana da Adrien.
« ho bisogno di pensare» Afferma semplicemente e ritrae la sua mano dalla mia, come folgorata da una scossa e sussulto.
«t-ti prego, a-aspetta» biascico invasa dai singhiozzi afferrando nuovamente il suo polso, si volta nuovamente nella mia direzione lanciandomi un occhiata di fuoco del tutto inaspettata, sciogliendo con violenza la mia presa.
« per cosa? Eh?» alza il tono di voce e si avvicina nella mia direzione con fare furibondo, indietreggiò leggermente, invasa da un sussulto e riprende il discorso.
« per cosa devo restare?! per farmi ancora prendere in giro da te, da voi, Marinette? Io ad Adrien ci tenevo davvero e tu lo sai benissimo, nonostante ciò non hai fatto altro che mentirmi e sperare lui mi stesse il più lontano possibile, non ti credevo così Marinette. Sei solo falsa ed estremamente egoista, che tu possa essere disgraziatamente felice ora e che possa farti una risata sul mio stato d’animo.» urla come mai prima d’ora scaraventando con un lesto movimento del braccio la pila di bicchieri posata sul bancone distruggendolo in tanti piccoli cocci, orami sparsi sul pavimento. Le lacrime contornavano i suoi dolci lineamenti asiatici. Con un rapido gesto, ricolmo d'ira, rimuove il grembiule da lavoro posandolo sgarbatamente sul bancone e si allontana dalla mia visuale, scomparendo sul retro del locale. Sospiro sconfitta ed abbasso lo sguardo. Sapevo sarebbe finita così. Non ne combino mai una giusta, perché?
Sono un idiota. Non merito l'amore di Adrien, e non merito l'amicizia di katami...
Merito solo di soffrire per la sofferenza che ho causato.
Chiudo gli occhi, lasciando scivolare una calda lacrima sul volto e stringo i denti, sentendo immediatamente il salato sulle labbra. Abbandono il bancone e raggiungo la vetrata principale, chiudo la saracinesca e chiudo il locale, decidendo di restare sola. Tiro un calcio ad una sedia, sfogando la rabbia ed essa si ribalta. Osservo, pietrificata sul posto, l'addome abbassarsi e alzarsi freneticamente a causa degli affanni e mi getto con le ginocchia al suolo. Copro istintivamente il viso tra mani abbandonandomi alle lacrime, patendo le conseguenze di quel dolore che io stessa ho provocato.
Una fitta improvvisa colpisce l'addome e stringo gli occhi stringendo le mani su di esso. Mi piego in due per i forti crampi ed apro gli occhi di scatto, mentre del sangue scorreva caldo, scivolando sulle mie gambe.
Sgrano gli occhi, mentre le lacrime copiose continuano ad inondare il mio volto in maniera, ormai, esagerata e spalanco le labbra, senza fiato. Avvicino una mano tremante alla mia coscia bagnando la punta dell'indice in quella scia di sangue scorsa e reprimo un urlo.
« No, no!» scuoto il capo con veemenza « non posso crederci! perché ora?!» respiro con affanno cacciando fuori tutta la mia voce, sentendo la gola bruciare.
Mi alzo con fatica; una mano posata sul grembo ed una appoggiata al bancone. Mi tiro su, senza compiere movimenti affrettati e caccio fuori il cellulare dalla borsa. Scorro tra i contatti, e quello di Adrien, fortunatamente, è tra i primi.
Schiaccio la sua icona e parte la chiamata. Stringo le gambe, in un inutile tentativo di bloccare la perdita, e attendo la sua risposta. Il telefono squilla a vuoto; nessuna risposta. Andiamo, rispondi!
Mi chino sul pavimento, facendo attenzione agli innumerevoli cocci di vetro, e riprovo a chiamarlo, a fiato corto.
«A-Adrien!» urlo il suo nome con voce tremante e accavallo le gambe posando la testa contro il bancone, distesa sul pavimento in mezzo a quel casino, ma non è importante.
« calmati Marinette, è successo qualcosa con katami?» mi chiede con voce pacata e scuoto il capo come un idiota, perfettamente consapevole lui non possa guardarmi, sentendo la voce morirmi in gola.
« Marinette?»
« S-si, K-katami. A-Adrien il bambino...» biascico mangiandomi le parole in maniera  confusa con flebile voce ed emette un verso di confusione
«che centra il bambino?» chiede ingenuamente e mi crolla il mondo addosso.
« A-Adrien, ho perso il bambino» affermo franca, completamente atona, lasciando la linea in sospeso mentre un assordante silenzio faceva da padrone alla situazione.

Miraculous- Remember Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang