8.

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Erano passati due giorni da quando avevano giocato a sette minuti nell'armadio.

Louis pensava, e ricordava piacevolmente di quanto fosse stato meraviglioso e accogliente quell'abbraccio.

Il più piccolo si fece più timido dopo quell'episodio, e Louis per parlargli dovette costringerlo con la forza.

E se parlava, le sue guance si coloravano in modo prepotente, mentre tornava a balbettare pesantemente.

Quel mercoledì mattino, mentre il buio dominava ancora, Louis non riusciva a dormire.

Morfeo gli aveva voltato le spalle come un traditore, in quella notte tempestosa.

Lo aveva guardato da lontano, negandogli definitivamente il sonno.

Non ci pensò due volte.

Si alzò con un movimento ferreo, non preoccupandosi di mettere le ciabatte, mentre con passo lento si addentrava nel corridoio buio.

Pochi passi lo speravano dalla camera del più piccolo, e ne fu sollevato quando, lentamente, aprendo la porta, lo trovò addormentato serenamente.

«Harry.. per favore svegliati.» La sua voce soave e fine, continuava a ripetere quella frase, nel buio della notte.

«Haz? Per favore svegliati...» implorò malinconico il ragazzo, scuotendo il corpo di Harry, addormentato tra le coperte setose.

Il più piccolo aprì di scatto gli occhi, ammirando la stanza avvolta dal nero, mentre la forte pioggia picchiettava elegantemente sulle finestre appannate.

I forti lampi, sprigionavano la loro furia nell'aria, mentre un forte boato si espanse, contrastando con il melodico ticchettio delle gocce.

«Louis?» parlò il riccio con la voce ancora impastata dal sonno, del tutto incosciente, eliminando il silenzio che si celava nella camera.

«Si.» deglutì nervosamente, stringendo quella che sembrerebbe una piccola coperta.

«Uhm, t.ti dispiace se ehm, se dormo con te stanotte? È solo che... io odio i fulmini ehm, sembrerà strano per un ventenne, ma ho sempre avuto paura dei tuoni» chiese il più grande con voce timida, che fece intenerire il cuore del riccio.

Il più piccolo rimase in silenzio, irrigidendosi leggermente.

E restò così per un paio di minuti, non riuscendo a dare una risposta definita al ragazzo impaziente ai piedi del letto.

«Ehm okay. Lascia perdere, scusa se ti ho disturbato.» ballettò rigido, iniziando a compiere qualche passo verso la porta.

«Aspetta.» gridò il più piccolo, sporgendosi dal letto per prendere il polso di Louis.

Harry si spostò un poco nel grande letto matrimoniale, lasciando che la figura del tutto impacciata del più grande incombesse su di esso.

Sorrise sghembo, sentendo i movimenti repentini del ragazzo.

Dopo essersi sistemato, Louis lo ammirò

Poteva scrutare i suoi zigomi poderosi, i suoi capelli scompigliati disordinatamente dal sonno selvaggio di prima, il suo viso magro e quei occhi verdi, che ad ogni tuono, risplendevano in quel bagliore bianco.

«Solo.. Non preoccuparti, sono solo tuoni, ed ehm, ci sono io qui a ehm.. proteggerti?» l'ansia giovò sul più piccolo, facendo ridacchiare lievemente Louis che senza preavviso, piombò sul petto del riccio, lasciandolo senza parole, con la bocca ancora aperta.

Harry non faceva che pensare a quanto caldo fosse Louis, contro la sue pelle.

Respirava affannato, contro il collo del riccio, mentre si dimenava piagnucolando, quando i tuoni colpivano, ancora e ancora.

The Butler. || Larry Stylinson.Where stories live. Discover now