11.

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Harry si svegliò di soprassalto e gemendo il mattino seguente.

Il vento movimentato smuoveva in modo scorbutico la tenda di color tenue, lasciando che il dolce suono del vento s'impossessasse dell'area circostante.

Il bosco poco lontano, sembrò rianimarsi; vi sentivano in lontananza il picchiettio di un picchio, il gracchio di qualche uccello che cinguettando assieme, creavano una lieve melodia, fatta di gracchi acuti e gravi.

Harry sorrise, affermando che si, adorava decisamente il campeggio.

Aveva un mal di schiena tremendo, e pur essendo sdraiato in un "comodo" sacco a pelo, il terreno sottostante era duro come roccia.

Non ricordava molto.

La notte precedente non avevano fatto niente di così esilarante.

Erano stati seduti, attorno al falò, a mangiare schifezze su schifezze.

Erano le dieci passate quando si erano rintanati dentro le proprie tende, dato che erano molto stanchi per la camminata subita quel pomeriggio.

Si ricordava anche che, prima di dormire, Louis gli aveva letto uno degli ultimi capitoli del loro libro, condiviso assieme nell'ultimo mesetto.

Alaska era morta.

Harry cercò di non piangere, ma il dolore lo riscosse e non appena il capitolo finì, due lacrimoni rigarono le sue paffute guance. Si meravigliò di quanto fossero bravi gli scrittori ad esprimere sentimenti in quello che scrivevano.

Louis vedendolo in quelle condizioni si avvicinò, e sdraiandosi accanto a lui, lo coccolò, per tutta la notte.

Ricordava quei tocchi; così delicati e amorevoli.

Ricordava le mani del maggiore percorrere più volte la parte superiore del suo corpo, ricordava le sue mani che ricadevano più volte sulle sue labbra, tracciandone il contorno, e ricordava di come Louis, dopo quel gesto sospirava pesantemente, balbettando poi, qualche parola incomprensibile.

Era sveglio da qualche minuto ormai.

Sbadigliava ancora attonito, testando il suolo in cerca del suo zaino.

Aveva fame e non si accorse neanche, della presenza e lo sguardo attento che gli volgeva il maggiore, anche lui sveglio da un paio di minuti.

«Che cerchi?» Tintennò Louis, facendolo sobbalzare sul posto.

«Mi hai spaventato. Credevo stessi dormendo.» Sbuffò, lasciando cadere in modo scialbo, la mano sui suoi capelli, del tutto scompigliati.

«Stavo dormendo finché non hai iniziato muoverti in modo strambo nel sacco a pelo. Mi hai pure dato uno schiaffo sul viso. Sei davvero strano Har.» Il riccio sogghignò leggermente, lasciando che le sue guance prendessero un po' di colorito.

«Non hai risposto alla mia domanda. Che cerchi?» Il tono deciso di Louis sorprese il piccolo che boccheggiò, iniziando a torturarsi le mani.

«Stavo cercando il mio borsone. Ho una fame tremenda.» Louis ghignò, ammirando i borsoni dietro la sua figura.

«Mi spiace piccolo. I borsoni non sono vicino a te.» Harry si accigliò.

Lo aveva davvero detto in modo malizioso?

«Oh. E dove sono?» Chiese spazientito, giocando furtivamente con un boccolo.

«Qui. Dietro di me.»

«Mi passi il mio borsone per favore?» Chiese cauto, sentendo poco dopo la grossa risata del maggiore.

«Oh no.» Harry era totalmente assuefatto.

The Butler. || Larry Stylinson.Where stories live. Discover now