sette

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Sinceramente, ero un po' intimorita. Non ero sicura di cosa sarebbe potuto succedere. Probabilmente, nulla di buono.

Forse, avrei dovuto chiedere aiuto a qualcuno. Magari, Bang PD avrebbe saputo cosa fare.

Ma, ormai, ero lì. Non potevo semplicemente andarmene.

Era sabato pomeriggio. A differenza della settimana prima, mi era stata concessa la possibilità di prendermi la mattinata per me. Non avevo ricevuto chiamate impreviste da nessuno. Eppure, invece che rilassarmi come avrei tanto voluto fare, ero rimasta attaccata al mio PC per tutta la mattina, fino a quando non ero giunta alla conclusione che, finalmente, la traccia era completa. Questa volta, ero stata io a contattare Slow Rabbit per avere un parere sulla mia ultima creazione, sperando che apportasse qualche miglioramento. Al contrario, aveva risposto alla mia mail dicendo che la traccia era perfetta così. Non aveva voluto aggiungere o togliere nulla.

"Va bene così com'è!" Aveva scritto.

Per cui, dopo pranzo, avevo preso una decisione un po' rischiosa, di cui mi ero pentita nell'esatto momento in cui ero arrivata davanti al portone.

L'ultima volta era andata essenzialmente male e di certo non c'erano possibilità che la quella dopo sarebbe andata diversamente.

Il lavoro, però, era pur sempre lavoro.

«O la va, o la spacca.» mormorai prima di prendere una profonda boccata d'aria.

Suonai il campanello e un brivido mi percorse la schiena.

«Si?» riconobbi la voce di Namjoon.

«Sono Chaeyoung!» risposi. «Posso entrare?»

Namjoon non aggiunse altro, limitandosi ad aprire il portone.

«Ciao!» lo salutai, entrando nell'appartamento.

«Chaeyoung-ah!» urlò Jimin nel vedermi. «Che bello vederti! A cosa dobbiamo questa visita?»

Altro brivido lungo la schiena. Non ci credevo che stessi per farlo. 

«Ehm...» cominciai insicura. «C'è Jungkook?»

Jimin e Namjoon si scambiarono uno sguardo indecifrabile, prima di rivolgersi di nuovo a me.

«È in camera sua.» sussurrò il leader della band, indicandomi con un cenno della testa un corridoio sulla destra. «Ultima porta a sinistra.»

Buttai fuori un piccolo soffio d'aria e, dopo un attimo di esitazione, seguii le sue indicazioni. Non so per quale motivo, ma in quel momento mi parve di star percorrendo il mio viaggio verso l'inferno.

La porta della sua stanza era chiusa e, da fuori, non si udivano rumori. Forse stava dormendo: ancora peggio.

Mi rigirai tra le mani la chiavetta USB che, fino a quel momento, avevo tenuto nella tasca della giacca. Lo stavo facendo.

Risi nervosamente.

«Cosa può mai succedere? Tutt'al più mi urla in faccia!» borbottai tra me e me.

Feci un respiro profondo e alzai la mano destra, chiusa a pugno, verso la porta di legno. Bussai.

Un paio di secondi più tardi, si udii la risposta. Per lo meno, non stava dormendo.

«Avanti.»

Afferrai la maniglia e, imponendomi di essere più decisa, l'abbassai entrando nella stanza.

Jungkook era voltato di spalle, seduto alla scrivania. Davanti a sé intravidi un foglio, bianco. Stava scrivendo?

Non feci nemmeno in tempo a dire qualcosa, che lui si voltò di scatto. Per un attimo, mi fissò senza alcuna emozione. Poi, i suoi occhi si spalancarono leggermente, forse per la sorpresa e, infine, li roteò al cielo, tornando a darmi le spalle.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt