ventiquattro

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«Mi ha supplicato per venti minuti di non farti tornare a casa.» Disse Bang Pd con una scrollata di spalle. Io lo guardai torva: mi stava prendendo in giro?

«Con tutto il rispetto del mondo, Pd-nim, sono assolutamente certa che se Jungkook avesse la possibilità per farmi tornare in Australia la sfrutterebbe immediatamente!» risposi, annuendo con convinzione. Ricordavo ancora quella volta in cui mi aveva minacciata di raccontare a tutti che mi aveva vista mezza nuda, coperta solo da un asciugamano.

Ma Bang Pd scosse la testa.

«Che bello essere giovani!» ridacchiò. «Anche io, alla tua età, avevo la capacità di rendere complicatissime le cose più semplici!»

L'osservai, dubitando della sua sanità mentale. Cosa diavolo stava farneticando?

«Non la seguo.»

Improvvisamente, si ricompose e tornò serio.

«Nulla, nulla. Lo capirai col tempo.» mi sorrise e aggiunse: «Bene, abbiamo finito. Puoi andare.»

«Posso andare?» ero sempre più confusa. «Ma...»

«Non ti preoccupare, Chaeyoung-ah! È tutto risolto! Cercate solo di non farvi sorprendere più in un momento del genere!» sghignazzò divertito.

Dov'era andato a finire il Bang Pd che era entrato con fare autorevole appena dieci minuti prima? Chi era quel pazzo che avevo di fronte?

«Si, fossi in voi, cercherei di rimandare quei vostri momenti a dopo il lavoro!» continuò imperterrito, alzandosi in piedi. Io lo guardai ad occhi spalancati.

«Momenti? Quali momenti? Le ho spiegato che io e Jung...»

«Certo, certo! Ho da fare, forza! Vai a finire anche tu di fare il tuo lavoro!»

Mi afferrò per un braccio e dopo avermi letteralmente trascinata per la stanza, mi lanciò fuori dalla porta abbandonandomi confusa nel corridoio.

«Ma che diavolo!» fu tutto ciò che dissi.

Che razza di giornata era mai quella? Prima il comportamento bizzarro di Jungkook in bagno e, dopo, Bang Pd che a quanto pare non è nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. C'era per caso un cartello sulla mia schiena con su scritto "calamita vivente per i casi sociali e per persone disagiate"?

Decisi di lasciare da parte certe stupidaggini e di incamminarmi verso la sala prova in cui ero poco prima con gli altri. Dopotutto, dovevamo ancora finire di provare la canzone. Sicuramente, i ragazzi dovevano starsi chiedendo dove fossi finita. Avevo detto di prenderci una pausa di cinque minuti ma, da allora, era passata una mezz'ora abbondante.

Fortunatamente, il resto del pomeriggio passò facilmente. Jimin si era ripreso dal suo momento di sconforto e le prove proseguirono senza alcuna interruzione. Ogni tanto Jungkook mi lanciava occhiate ambigue ma non mi presi il tempo di preoccuparmene. Con lui avrei fatto i conti in un altro momento.

«Direi che per oggi può bastare.» mormorai, spegnendo definitivamente la musica e bevendo un sorso d'acqua dalla mia bottiglietta di plastica. «Jin e Taehyung ripassate attentamente il ritornello e state attenti ai passaggi di voce. Jimin, a parte la nota di cui parlavamo prima, il resto va bene.»

Mi voltai e raccolsi tutte le mie cose.

«Su di me non dici nulla?» riconobbi la voce di Jungkook, appena dietro di me. Come aveva fatto a muoversi così silenziosamente?

«Su di te ho molte cose da dire.» dissi accigliata, voltandomi lentamente per confrontarlo in modo diretto.

«Ah si?» anche lui alzò un sopracciglio e mi rivolse un sorriso sbieco.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Where stories live. Discover now