Before

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POV Yoongi

Ci hanno detto di tornare a casa prima, per riposare, non che io abbia fatto altro oggi. Stamattina è stato proprio pesante, perfino Hoseok ha perso il sorriso.
Ho visto il terrore negli occhi di Jungkook, poverino, per lui è il suo primo caso e comincia subito con un pericolosissimo serial killer.
Ho visto l'ansia nel volto di Taehyung e la preoccupazione di Seokjin.
Interrogo le persone, so leggere il linguaggio del corpo.

Mi avvicino alla mia scrivania e rimetto dentro la valigetta le sigarette e alcuni fascicoli che avevo finito di firmare poco prima.
Mi rimetto la giacca che avevo abbandonato sulla sedia e sento la serratura della porta scattare.
Mi giro, mentre sto ancora finendo di mettermi la giacca e guardo la figura allo stipite della porta.
È Jiminie, per fortuna.

«Sei sicuro? Puoi tirarti indietro, non-»
Comincia subito a manetta.
Mi metto a ridacchiare di sotto fondo e lui interrompe la frase a metà, guardandomi con il suo solito broncio. Si preoccupa sempre tanto, anche se non ce n'è bisogno.
Lo guardo negli occhi e cerco di tranquillizzarlo.

«Stai tranquillo Jiminie, tanto sono in ufficio, non rischio di farmi del male.»
Lui sposta lo sguardo altrove ed ispira profondamente, si vede lontano un miglio che è parecchio stressato. Però... è come se ci fosse qualcos'altro, cosa devi dirmi Jimin?

Torna su di me e mi guarda serio, non sembra aver avuto effetto.

«È qui che ti sbagli.» mi dice poi.
Non capisco cosa intenda, sono un interrogatore, non un agente. Il mio compito è quello di stare dietro un vetro a far dire la verità a quei bastardi e sopportare i loro 'voglio un avvocato'.

«C'è stato un ordine chiaro: Tu e Namjoon dovete venire con noi perché avete avuto esperienza con quel killer.»
Dice tremante, quasi come se avesse paura della mia reazione. Non mi guarda in viso, ha il capo curvo e guarda a sinistra.

Devo andare anche io? Impugnerò una pistola? Gli inseguimenti? Le notti insonni? Il pericolo? Le urla, il sangue, quel sangue, il mio sangue, la lametta, le medicine, gli antidolorifici, l'ospedale-io

«No No, Yoongi guardami.»
Sto andando nel panico, non riesco quasi a respirare. Non voglio, finirò per ritornare quello che ero.
La testa fa malissimo ed improvvisamente è come se la stanza iniziasse a girare, mi tremano le gambe.
Inizio a respirare affannosamente e a tirarmi alcune ciocche dei capelli.
«Yoongi. Yoongi guardami.»

Jimin mi fa voltare improvvisamente verso di se, con una sola spinta.
Mi prende il viso con le sue piccole mani e fissa il mio sguardo verso il suo.
Dopo qualche minuto finalmente ha effetto e comincio a respirare quasi normalmente. Non mi veniva un attacco di panico da tanto tempo, e mi ero dimenticato che Jimin mi aiutava sempre. Il metodo era sempre quello, non se lo era scordato... sono passati quasi 3 anni.

La testa incomincia a fare meno male e riesco a ritrovare un equilibrio.
Le mie mani sono ancora sulle sue braccia, quasi come se le volessero tenere ferme in quella posizione.
Le stacco immediatamente, ma mi rendo conto che quello era l'unico appoggio che avevo.
Mi viene un nuovo giramento di testa e Jimin è pronto a prendermi di nuovo.

«Yoongi...»
Sussurra.
Non ce l'ho fatta... volevo trattenerla quella stronza di una lacrima, ma è stata più forte di me.
Jimin non può vedere il mio viso perché sono piegato verso il basso, aggrappato sul suo braccio. Ma lui capisce sempre tutto, ogni singola sfumatura del mio carattere. Potrebbe scoprire tutti i miei segreti anche solo guardandomi negli occhi.

«Te lo prometto.»
Mi dice, mentre fa pressione sul braccio. Io mi tiro su, aiutato anche dalla sua spintarella.
Lo guardo negli occhi e vedo che li ha lucidi. Ha le sopracciglia leggermente aggrottate che rendono i suoi occhi di lince ancora più affascinanti.

«Non ti accadrà niente.»

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