21. Che cosa vuoi?

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BLAISE

Non so per quale motivo, ma vederlo qui davanti a me e sentirlo pronunciare quelle parole su Eira, mi fa ribollire il sangue nelle vene.

La realtà è che non me ne importa niente di aver saltato la partita, di aver deluso la squadra, mio padre e l'allenatore, perché il basket non è la mia vita, ma quella dell'uomo che mi ha messo al mondo.

Tanner Walker è l'uomo che ha vissuto la sua intera esistenza mettendo il basket prima di ogni cosa, anche prima della sua stessa famiglia, ed io so di non esserne capace. So che non potrei mai fare una cosa simile. Il punto è che lui non mi conosce affatto e non sa cosa voglio davvero.

Mio padre ha sempre conosciuto quella parte di me che voleva vedere, ha conosciuto quello che ha cercato di rimodellare a sua immagine e somiglianza, ma con scarsi risultati. Ha sempre saputo, in fondo, che io non ero come lui, però si è crogiolato nella sua immaginazione.

Ed oggi si è reso conto che il suo mondo sta crollando in pezzi. Oggi si è schiantato di nuovo nella realtà.

«Utilizzi ancora il gps del mio cellulare per seguirmi?» sbotto, ormai fuori di me. «Ne avevamo già parlato!»

Mio padre si avvicina a me, il suo viso furioso ora è ben visibile e non più nascosto nel buio.

«Hai buttato tutto all'aria! Ogni possibilità che avevi... ora non ce l'hai più, lo sai questo?» mi grida in faccia, avvicinandosi ancora.

La mia rabbia continua a crescere a dismisura, senza che possa controllarla. E sono sicuro che lo colpirei in pieno viso se non fosse mio padre, se non fosse la mia famiglia.

Una mano piccola e fredda afferra la mia, senza esitazione, e mi ricordo subito che Eira è lì, che sta assistendo a tutto questo, e quasi me ne vergogno.

Un sospiro esce involontariamente dalle mie labbra. «Mi hai mai chiesto cosa voglio davvero, papà?»

Glielo chiedo, per la prima volta in ventun anni di vita, ed è in quel momento che lo vedo vacillare.

«Io... tu vuoi giocare a basket. Hai fatto questo per tutta la vita.»

Scuoto il capo, ed un sorriso amaro mi occupa le labbra. «Mi chiedo come sia possibile che tu non ti sia mai accorto di niente, che lo facevo per te. Non me ne importa niente del basket, papà. L'ho fatto soltanto per renderti felice.»

Le mie parole lo fanno barcollare, come se fosse in un sogno o qualcosa del genere. I suoi occhi sono sbarrati e le labbra cercano di accogliere l'aria per respirare. «Stai mandando tutto a puttane, Blaise, tutto!»

Lo dice con la voce strozzata di uno che si è appena reso conto che la sua vita è finita, che da oggi non saprà più come rialzarsi.

«Sei stato tu a rovinare la mia vita, e penso sia ora che torni a viverla come voglio io.»

«Come vuoi tu?» grida ancora. «Cosa sai fare oltre che giocare a basket?»

«Lo scoprirai, e capirai che il basket era il tuo sogno, e non il mio.»

«Non te lo posso permettere, Blaise, non finché vivrai in casa mia!»

Stringo la mano di Eira un po' più forte, e mi soffermo un attimo a guardare i suoi occhi lucidi. Si sente in colpa, pensa che questo sia successo a causa sua, ma non è così. Sono anni che aspetto questo momento, e se ho trovato il coraggio di fare tutto questo è soltanto per merito suo.

«È per questa ragazza che lo fai?» chiede, mentre una risata isterica esce dalle sua labbra. «Non durerà tra voi due, non lo vedi come siete diversi? Quando questa storia finirà, cosa ti resterà in mano?»

Oltre i limitiWhere stories live. Discover now