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POV jimin

Stesso bar, stesso cocktail. Come ci sono finito così alla deriva io ancora non lo so. Ma cosa ci posso fare non è facile la vita di uno psichiatra, soprattutto quando anche questo ha bisogno delle stesse pillole che rifila ai suoi pazienti. Strana vero la vita?

"un altro" dico al barista di fronte a me, un tipetto carino, molto alla mano, mi dispiace quasi che mi veda in questo stato.

"signor Park, questo è il terzo nel giro di mezz'ora" dice lui, ma fa comunque il suo lavoro riempiendo ancora il mio bicchiere.

"Hoseok ti prego, quante volte ti ho detto che devi chiamarmi Jimin, ormai ci vivo in questo bar" dico esasperato alzando gli occhi al cielo e prendendo un sorso dal bicchiere; forse è anche troppo alla mano.

I suoi occhi sono puntati su di me e riesco a vedere perfettamente lo sguardo di pietà e preoccupazione con cui mi guarda. Certo che un dottore così famoso e intelligente come me non si dovrebbe far vedere in un posto del genere, ma ormai, chi vuoi che mi veda.

"Jimin, vai a casa" mi continua a dire lui cercando, forse, di convincermi a lasciar perdere il resto di liquido alcolico nel mio bicchiere e tornare a casa, magari a dormire, siccome sono due giorni che non dormo. Non è facile convivere con delle voci che parlano continuamente nella tua testa.

Lo guardo e lui mi guarda, sa benissimo che non ascolterò ciò che mi sta dicendo.

"lo sai che non lo farò" dico infatti, non ascolto le voci, figuriamoci se ascolto lui.

"lo stai aspettando?" mi chiede allora.

Lo sto aspettando? Beh ovvio che lo sto aspettando. Infondo: stesso bar, stesso cocktail e stessa persona. No?

Guardo l'orologio sul mio polso sinistro, questo segna le 10:22 di sera. Sospiro esasperato, è in ritardo, come sempre.

"è in ritardo. E io odio i ritardatari" gli dico, finendo in un colpo ciò che era rimasto nel bicchiere.
Lo guardo e lui capisce, senza che io dica niente mi riempie il quarto bicchiere di quella serata.

Il rumore della porta del bar che si apre e dei leggeri passi dietro di me, mi fanno capire immediatamente chi è la persona che è appena entrata dalla porta, poi come si può confondere un odore così particolare: sigaretta e carta, un mix micidiale.

"buonasera Hoseok, fammi il solito" dice il poliziotto con la sua voce profonda dietro di me.

Lo guardo di lato, senza girare del tutto la testa, con il bicchiere in mano, sono incazzato, è in ritardo e lui lo sa benissimo, come sa che quel fottuto sorriso che si ritrova sulla faccia prima o poi glielo strapperò a morsi. Lui è bellissimo come sempre, ovviamente, pantalone nero, camicia nera, cappotto nero, tutto, completamente nero.

"ciao Jimin" mi fa guardandomi dalla testa ai piedi, si morde un labbro, come si vede che non scopa da una settimana se lo eccita la vista di me semi ubriaco con la faccia di uno che non dorme da due giorni.

"Yoongi" gli rispondo facendogli un cenno col capo.

"come sta il mio matto preferito?" continua prendendo il bicchiere che gli aveva appena passato Hoseok.
Ovviamente non poteva mancare una delle sue battute, scontato. Come ci sono finito a scopare con qualcuno che odio? A giusto è fottutamente eccitante, anche se lo odio, anche se ci odiamo, siamo attratti uno dall'altro. Strana la vita vero?

Sorrido leggermente, infondo più incazzato di così non posso diventare, e tutto per colpa di quel ragazzino che è arrivato oggi in clinica, non riesco a capire cosa abbia. In un modo o in un altro devo sfogare la mia rabbia.

《YOONMIN》-ONE SHOT-Where stories live. Discover now