Appuntamento 👸

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//1223 parole//

Non avresti saputo dire da quanto te ne stavi a braccia incrociate malamente appoggiata al muro, imbronciata e, soprattutto, sola. Stavi aspettando il tuo ragazzo, Axel. Sono un paio di giorni che non vi vedete, perché lui è stato impegnato ad allenarsi - avrà un importante partita da lì a pochi giorni - e tu a prepararti per i prossimi test, che sono duri anche per te che hai sempre vantato una buona pagella. Quindi, quando siete finalmente riusciti a trovare un sabato sera libero, da spendere solo voi due, avete fatto i salti di gioia. Hai iniziato a prepararti quasi due ore prima dell'orario stabilito, tanto eri euforica di vederlo. Non fosse che lui era in ritardo. E non di quei dieci/quindici minuti perdonabili, neanche di una mezz'oretta, ma di quasi due ore. Ovviamente l'avevi tartassato di messaggi e di chiamate, ma il telefono era suonato a vuoto, lasciandoti sola davanti ad un negozio che stava chiudendo con il fastidioso "lasciate un messaggio e vi richiameró" della segreteria. "Dio", pensi mentre chiudi gli occhi per trattenere le lacrime che non sai nemmeno se essere di amarezza o rabbia, "Quanto lo odio."

Avevi appena deciso di tornartene a casa, un mare di parole che ti scorrevano disordinate in mente, pronta a fargli una bella ramanzina, quando il tuo telefono suonò. Non guardasti nemmeno il nome, sicura che fosse tua madre - avrà chiamato una decina di volte da quando eri scesa - e borbottasti un roco: "Pronto", piuttosto seccenta, salvo sgranare gli occhi quando la voce trafelata di Axel ti raggiunse. "Scusami! Scusami! Non ho visto l'orario, sto venendo!" ti dice, prima che tu possa rispondere. Anche se hai uno o due insulti piuttosto coloriti sulla punta della lingua, sospiri e accetti di malavoglia di restare ad aspettarlo, ancora.

Poco più di un quarto d'ora dopo, quando avevi appena finito di memorizzare mentalmente la composizione delle mattonelle del marciapiede - due grigie, una bianca, un rossa e poi di nuovo due grigie -, lo notasti con la coda dell'occhio correre verso di te, e appena ti raggiunse hai potuto scrutarlo per bene. Doveva aver corso fino a lì, i suoi capelli erano un disastro e, solo quando si alzò completamente, hai visto che indossava la maglia della squadra, sporca in più punti, segno che era appena uscito da un allenamento. -Spero che almeno il mister vi abbia messo sotto- gli dici, con un sorrisetto e affiancandolo, staccandoti finalmente dal muro ora che la tua schiena cominciava a farsi insofferente. Lui sospira e si passa una mano tra i capelli, mormorando un "puoi dirlo forte." Poi cala un attimo di silenzio, dove torni seria e puoi guardarlo negli occhi. -Non ho davvero scuse- inizia, guardandoti dispiaciuto, -Io... mi stavo allenando e il tempo é volato-, c'è un non detto che però cogli perfettamente. -L'hai dimenticato- sembra una domanda, ma non lo è, sai benissimo che è così e lui che resta in silenzio e abbassa la testa te lo conferma. In quel momento, la situazione ti pare quasi surreale. -Io ero qui ad aspettarti come una scema e tu giocavi a pallone- quasi ridi, perché un po' fa male, lui fa per dire qualcosa, forse il solito discorso dell' "é importante, é il mio sogno." Vorresti avere un sogno così anche tu, una cosa così importante che impegna tutte le tue energie, ma non ce l'hai, tu e la tua dannata abitudine di mollare quasi tutto quasi subito, di stancarti troppo presto. -Per due ore, Axel- ricominci, -Ed ovviamente non hai risposto alle mie chiamate perché...- sai il perché, ma vuoi sentirglielo dire, così che realizzi pienamente che ha sbagliato e dove. Lui sospira, non vorrebbe dirlo e un po' si vergogna, -Mi stavo allenando- dice, a mezza voce, -Non ho sentito il telefono-. Fai per dire qualcosa, ma lui ti precede, -Però sono corso qui appena ho potuto, ho mollato gli allenamenti- e allarga le braccia per farsi ammirare e tu ti sforzi di non farlo perché la maglia della divisa sembra fatta apposta per evidenziare ogni muscolo, lo sai, gliel'hai vista addosso migliaia di volte.

 E non ti serve, ora, ricordarti quanto sia effettivamente bello il tuo ragazzo. -Dovrei darti un premio- gli dici, un po' meno convinta di prima, -Per esserti accorto due ore dopo di avere un appuntamento con la tua ragazza e aver lasciato gli allenamenti?- okay, la grinta sta tornando, -Ma ovvio- fai, volutamente sarcastica, -Avresti sempre potuto darmi buca due ore dopo.- Lui sbuffa una risata, e non fosse che è così carino quando lo fa, con il mento alzato, le guance lievemente gonfie e mostrando parzialmente il collo neanche fosse un invito, te ne andresti direttamente. -Mi avresti lasciato- commenta, e ti scappa un sorriso, e Dio no, tu sei arrabbiata con lui quindi non sorridi ai suoi commenti. Ti dai mentalmente della stupida, ed è il biondo ad interrompere il tuo sclero mentale. -Mi avresti lasciato- ripete, trovando un po' d'enfasi e guardandoti in faccia, forse notando per la prima volta le tue labbra così gonfie e il mascara e gli occhi appena lucidi perché sei stata a tanto così dalle lacrime nemmeno mezz'ora fa e per lui, -E l'ultima cosa che voglio é che mi lasci perché sono innamorato di te.- E in quel momento ti manca il fiato, il "Forse dovremmo davvero smettere di far finta di riuscire a stare con l'altro" che volevi buttar giù a fatica ti muore in gola, perché il ragazzo che ami e lì, davanti a te, bello anche sporco di terra e una crosta mezza sanguinosa sul ginocchio, e ti sta dicendo che ti ama anche lui. Questa sensazione dovrebbe essere tra le otto meraviglie del mondo, anzi, dovrebbe essere imbottigliata e venduta in tutti i negozi, perché tutti dovrebbero sapere come ci si sente. In parole povere: come se andasse tutto bene. -T/n- ti chiama, -Mandami anche al diavolo perché prima ti do buca e poi vengo qua a dirti che ti amo e sono tutto sporco e sudato ed é orribile ed io avevo studiato come dirtelo e questo non era il modo ma mi è preso il panico e- adori quando inizia a parlare a raffica, é cosi tenero e lo fa solo quando é davvero a suo agio o, come ora, nel panico. Guardando le sue labbra muoversi ti viene in mente un qualcosa di meglio del "ti amo anch'io" che avevi pensato di dirgli, così azzeri le distanze e lo baci. E non é il bacio migliore che abbiate mai avuto, é sconclusionato e inaspettato, ed è diverso in senso migliore, perché se prima non sapevi a che punto foste e volevi chiuderla lì, ora sai benissimo che sei esattamente dove volevi essere. -Parli troppo- gli dici una volta che ti sei staccata, volendo suonare secca ma non riuscendo a trattenere un sorriso, -Ti amo anch'io- aggiungi poi, perché potrebbe anche non cogliere l'ovvio.

Sbatte un paio di volte le palpebre, prima di posare la mano sulla tua guancia e guardarti dolcemente, -Quindi non mi hai lasciato, sì?- sussurra, come se parlando a voce troppo alta spezzasse qualcosa. Lo trovi ridicolo, ma sul momento non protesti. Gli allacci le braccia la collo e gli baci la punta del naso. -Assolutamente no.-




[Avete mai sclerato nello scrivere qualcosa? Io sì, scrivendo questo 😉. Spero vi piaccia.]

The fire of my heart~ _Axel type of boyfriend_Where stories live. Discover now