undici

481 17 29
                                    

Forse era stata una reazione esagerata, forse sono io esagerata che mi rifiutavo ad accettare che alla fine, io amo ancora Emiliano. La mia unica paura, era che nonostante il tempo passato che è relativamente poco, le cose non siano cambiate. Che Emiliano avesse ancora a che fare con quella ragazza, che io per lui non contassi niente più ormai. Ma che semplicemente gli mancava quella routine che avevamo prestabilito io e lui, quella che ormai ci piaceva fare e quella che soprattutto ci piaceva rovinare, stando a casa assieme. 

Negli ultimi tempi era diventato tutto schematico, ormai era tutto davvero solito e noioso, non c'era più l'armonia dei primi tempi, o dei primi anni. Abbiamo sempre cercato un punto d'incontro, abbiamo sempre cercato di andare d'accordo e di sopportarci e supportarci. Da parte mia ha sempre ricevuto il massimo, probabilmente però, non bastava.

Lasciai andare la seconda bottiglia di alcool che avevo finito, mentre tutti quei pensieri mi stavano schiacciando. Era sbagliato, ma rivederlo, vedere che alla fine non era cambiato che avevano ragione quelle persone che mi dicevano che sarebbe finita, presto o tardi. Faceva male, malissimo, non capivo se stesse soffrendo realmente anche lui, non lo sapevo, era sempre stata una persona autoritaria, non aveva mai mostrato realmente i suoi sentimenti, raramente, ed era stata la cosa più vera e sincera che avessi mai potuto vedere. Non lo avevo visto piangere nemmeno per la morte del padre, piangeva per la tristezza che lo circondava. Lui aveva sempre ammirato suo padre, aveva sempre seguito le sue filosofie, che per quanto bizzarre, per via della sua testa che purtroppo a volte non ragionava del tutto. Prese da diversi lati, erano le cose più sensate e profonde che avessi mai potuto sentire.

Sorrisi a tutti quei ricordi, alla prima volta che lo vidi piangere, al nostro abbraccio nel silenzio, ma che diceva abbastanza per entrambi. C'eravamo sempre, l'una per l'altro. Era un rapporto di amicizia, complicità. Forse era quest'ultima che si era esaurita.

Il cellulare prese, per l'ennesima volta a squillare, lo presi. E quando lessi che Emiliano era qua davanti alla mia porta mi si gelò nuovamente il sangue nelle vene. Ancora? Non volevo aprire, non ne avevo nemmeno le forse. Guardai la bottiglia a metà, ormai non avevo nemmeno la forza di ragionare, vagavo nei ricordi. E non avevo la minima idea di come sarebbe finita. Le persone che mi volevano bene si erano preoccupate, e Giada sicuramente lo aveva contattato, consapevole che era l'unico che nel bene o nel male avrebbe portato notizie.

Mi alzai, la stanza girò lievemente, e barcollando andai ad aprire la porta. Gli occhi scuri e preoccupati di Emiliano mi squadrarono, accorgendosi immediatamente del mio stato poco sobrio.

-Ilaria, ma come cazzo ti sei ridotta!- disse reggendomi, ridacchiai leggermente -non ti ci mettere eh, hai già combinato troppi guai.- risposi appena mi fece sedere sul divano, lui mi guardò stupito. -l'hai fatto per colpa mia?- chiese togliendo dalla mano la bottiglia di vodka, che era ancora a metà, annuì e chiusi gli occhi. -sei una stupida...lo sai?- disse, e sentì un tocco leggero sulla guancia -va via...- sussurrai a malapena, rannicchiandomi sul divano. -non posso andare via, almeno non ora...- rispose, prima che potessi rispondere crollai in un sonno profondo. Non avevo nemmeno più la voglia di parlare.

[...]

Aprì leggermente gli occhi, sul mio corpo era presente un plaid, che nemmeno ricordavo di aver preso. Alzai leggermente il busto, la testa sembrò voler scoppiare, passai una mano sugli occhi, pentendomi di ciò che avevo fatto. Il vago ricordo di Emiliano in casa mia, mi fece venire voglia di ridere, mi ero ridotta davvero male...

-buongiorno.- disse qualcuno alle mie spalle, mi girai lentamente, misi a fuoco il suo volto e spalancai gli occhi. Non era un ricordo. Lui era qua. -come stai?- chiese, alzai le spalle per poi rimettermi nella stessa posizione di poco prima -immagino che ti stia scoppiando la testa.- sorrise inginocchiandosi davanti al mio volto, annuì, lui sorrise dolcemente accarezzandomi il volto. -dovrei essere incazzato con te. Per diverse cose, tra cui anche il telefono che mi hai tirato in faccia qualche giorno fa.- rise, sorrisi -ma non posso.- continuò, guardai i suoi occhi.

Mi stavo facendo più male che bene.

Gli presi la mano, facendogli capire che doveva avvicinarsi a me. E così fece, sapevo che era sbagliato. Ma ormai la mia vita era questa, non ne potevo fare a meno. Posai le mie labbra sulle sue, Emiliano ricambiò il bacio in poco tempo. Lentamente le cose presero una piega diversa, non sapevo cosa sarebbe successo dopo. Ma avevo bisogno di Emiliano, come ogni singolo giorno della mia vita. -mi sei mancata.- sussurrò al mio orecchio quando ormai entrambi i nostri corpi erano nudi.

Sorrisi e lo baciai nuovamente. Mi era mancato.




Senza Cuore & Senza Nome|| Emis KillaWhere stories live. Discover now