CAPITOLO 1: "Una tipica giornata da SCP"

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Tre anni dopo p.v. Giada

Era passato molto tempo da quando eravamo chiusi lì, eppure non mi fidavo ancora di tutta la gente che ci stava intorno. Ci avevano dato un camera con tutto ciò che poteva servirci: due letti, una zona fucina con casse, espositori per armi e armature, scrivania, libreria, uno scatolone di Lego con cui giocare e un giardino dove ci allenavamo e dove c'era una piccola zona per l'agricoltura. Anche Jess, come me non si fidava per niente degli scienziati. Non si fidava da quando ci avevano fatto quegli odiosi marchi a fuoco sul braccio: "SCP 5834". Neanche io li sopportavo a dirla tutta, ma che ci potevamo fare ormai? Proprio quel giorno stavamo parlando di questo: -Jess lascia perdere, tanto non possiamo farci molto- cercai di calmarlo; -Non esiste io odio stare qui! E voglio sapere perché papà vuole lasciarci qui nelle mani di questi tizi- disse Jess marcando con disprezzo l'ultima parola; -Lo so. Neanche a me piace stare qui e lo sai, ma già ti sei fatto sparare un volta nel tentativo di fuggire. È pericoloso lascia perdere, non sopporto vederti in quelle condizioni- dissi preoccupata; -E io non sopporto vedere te in quelle condizioni. Non ricordi? Quando hanno usato quei farmaci su di te per cercare di guardare i tuoi sogni e scoprire più cose sul nostro passato, eh non lo ricordi?! Sei rimasta in coma per giorni!- mi ricordò lui frustrato; -Non farmelo ricordare, ti prego. Dico solo che ci dobbiamo stare e non abbiamo molte possibilità di uscire. È già tanto se ci fanno interagire con gli altri SCP- dissi per tirarlo su; -A dirla tutta io non è che li sopporto molto a quelli lì- disse seccato; -Ma dai non sono tanto male!- esclamai ridendo. Jess fece un gesto vago della mano e si sedette alla scrivania a disegnare, lasciando appesa la nostra discussione. Sospirai e mi sedetti sul letto ad affilare la mia spada in diamante.

P.v. dr. Simon Glass

Mi era stato affidato l'SCP 5834, l'inverno di due anni fa. All'inizio non capivo perché poi mi fu tutto molto chiaro quando lo vidi...

Flashback due anni prima

-Senti, abbiamo provato di tutto, ma l'SCP 5834 continua a dare problemi. I suoi colleghi mi hanno suggerito di affidarlo a una persona come lei, sensibile e affidabile. Vada da loro e cerchi di stare attento- disse il mio capo squadrandomi serio; -Non posso avere altre informazioni?- chiesi ancora confuso; -Capirà tutto appena lo vedrà. Ora vada- mi liquidò lui. Accettai e andai verso la sua cella. Appena arrivato notai la confusione che c'era: un manipolo di guardie e miei colleghi erano al suo interno, per un motivo a me sconosciuto; almeno in quel momento. Entrai e mi feci largo tra gli scienziati e le guardie ferite e quelle che cercavano ancora di difendersi. Chiesi a tutti di andarsene e lasciarmi solo con l'SCP, solo due guardie rimasero fuori alla cella per la mia incolumità. Capii subito il motivo per cui mi avevano scelto: l'SCP 5834 erano due bambini! Un maschio e una femmina. Il bambino era ferito in più punti e cercava di difendere la sorella in lacrime con un pugnale dorato. Lei mi guardò con il suo sguardo pieno di terrore. -Vuoi portarci via, vero? Vuoi farci del male?- disse la bambina con la voce tremante; -Non ci parlare con lui è come tutti gli altri- la ammonì il bambino con fare protettivo. -Va bene, stai calmo. Non voglio farvi niente, voglio solo parlare. Vi va di parlare? Iniziamo da qualcosa di semplice: sono il dr. Glass, voi come vi chiamate?- chiesi con voce gentile; -Io 5834 B, lei 5834 A. Non c'è nient'altro da sapere- tagliò corto il bambino; -So che avete dei nomi, dei veri nomi, volete dirmeli?- li invitai io; -Io sono Jess e lei è Giada- disse il bambino con fare minaccioso; -Bene. Ora metti giù quel pugnale e conosciamoci un po'. Sarò io da oggi in poi ad occuparmi di voi- dissi accennando un sorriso. Jess mi porse il loro modulo con tutto quello che c'era da sapere. Lo lessi attentamente e poi li guardai: la bambina era ancora scossa da brividi, mentre Jess era ancora sull'attenti, ma cercava di tranquillizzare la sorella. -Contento ora? Dimmi la verità: cosa vuoi da noi?- chiese Jess squadrandomi; -Posso sapere perché c'erano tutti quegli scienziati con voi?- chiesi loro; -Volevano portarci via.. volevano fare qualche esperimento su di noi, ne sono sicura- disse Giada con voce tremolante. Li guardai attentamente: avevano entrambi un marchio a fuoco che indicava il loro numero. Avevano ferite da proiettile e avevano diversi lividi; causati probabilmente da qualche analisi del sangue fatti in precedenza e di cui avevo i risultati tra le mani. Tutti quegli esami li avevano di certo spaventati e ora cercavano di difendersi.

Presente

È da quel giorno che mi occupo di loro e loro si fidavano solo di me e di nessun'altro. Anche quel giorno andai da loro e trovai Jess a disegnare come al suo solito e Giada intenta ad affilare la sua spada. -Ciao, come va?- li salutai sorridendo; -Il solito, qualcosa di nuovo?; -Abbiamo un lavoro per Jess: voglio che tu conosca 096- annunciai loro; -Lo shy guy? Ma posso andarci io! Andiamo molto d'accordo io e lui- esclamò Giada con fierezza; -Proprio per questo vogliamo vedere cosa fa con Jess. Siamo quasi certi che andrà tutto bene- le spiegai con dolcezza; -Potrò difendermi in caso contrario?- chiese immediatamente Jess; -Preferiamo di no. Ci saranno le guardie a proteggerti. Torno tra poco, vi faccio sapere...- dissi per poi uscire e lasciarli soli.

Non Dovremmo Essere Qui...Where stories live. Discover now