CAPITOLO 5: "La Nostra Vera Famiglia"

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La portammo davanti alla cella di 5834, non feci ancora entrare Alex. Prima entrai io per vedere cosa stavano facendo i gemelli. La scena che trovai era davvero tenera: Giada stava raccontando a Jess una storia, mentre lui rannicchiato accanto a lei, la ascoltava rapito. Mi avvicinai a loro. -Ho una buona notizia da darvi- dissi con un sorriso. -Ci fai uscire?- chiese Giada emozionata. -Credo possa rendervi altrettanto felici-. Feci cenno ad Alex di entrare e lei venne verso di me sorridendo. Giada le corse incontro e l'abbracciò, mentre Jess rimase lì fermo a fissare la scena. -Jess ti ricordi di lei? È nostra madre. Ti prego dimmi che ti ricordi...- disse rabbuiandosi. Alex si avvicinò a Jess. -Sono sicura che è solo un po' timido- disse dolcemente inginocchiandosi davanti a Jess. A quel punto Jess l'abbracciò senza parlare, senza nemmeno guardarla in faccia. -Che gli avete fatto!? Non è più lo stesso!- esclamò perdendo la sua dolcezza. -Mi scusi, non è stata colpa mia. Sappia che io ero completamente contrario all'esperimento- informai Alex. -Mi fido di lei stia tranquillo. Spero che Steve lo possa aiutare...- disse riprendendo il suo solito tono di voce. -Mamma ci racconti una storia come quando eravamo piccoli?- chiese Giada saltellando dalla gioia. Alex sorrise e Giada saltò sul letto. -Vi lascio sole- dissi uscendo. Andai nella sala riunioni per fare un po' di chiarezza sulla faccenda. Entrai e tutti i miei colleghi mi guardavano storto per la serie: "tu ci nascondi qualcosa". Mi sedetti e iniziai a parlare: -Allora, vorrei fare una confessione. Avete presente tutti gli incidenti che sono successi oggi?- chiesi sapendo già l'alquanto ovvia risposta. -Sì, li ho anche troppo presenti- disse il dottor Bright strofinandosi con la mano il braccio ferito. -Beh in pratica stamattina ho ricevuto una lettera da parte di Steve che mi avvertiva chiaramente che ci sarebbero stati degli incidenti, tutto per merito suo- raccontai passando lo sguardo su ogni mio collega presente nella stanza. -Quindi mi stai dicendo che gli schedari hanno preso fuoco per colpa sua?- chiese Samantha. -In pratica. E c'è dell'altro: oltre alla visita di Alex domani sia io che 042 raggiungeremo il mondo di Minecraft per allenare i gemelli a controllare i loro poteri e istruire me su come tenerli a bada- dissi fissando Samantha. -Quanto tempo starai?- chiese Bright. -Nella lettera non lo specificava, vi scriverò quando lo verrò a sapere- risposi. -Lascia che venga con te avrai bisogno di aiuto e così non sarai l'unico a sapere come si fa, in fondo sono la tua assistente- si offrì Samantha. -Va bene verrai con me- le concessi. La giornata passò abbastanza in fretta. La mattina seguente andai nella cella dei gemelli per scoprire che Steve era già arrivato e che Samantha era già lì. -Salve- salutai i presenti. -Dottor Glass, è un vero piacere fare la sua conoscenza- disse in modo cordiale e alquanto freddo il dio. -Il piacere è tutto mio- dissi stringendogli la mano. -Andremo nel nostro mondo! È fantastico!- esclamò Giada al settimo cielo. -Non l'ho mai vista così felice- dissi con un sorriso e poi continuai: -Dov'è Jess?-. -è seduto lì, sul letto. Ora andiamo?- chiese Giada che non si tratteneva più dall'emozione. -Direi che è giunta l'ora- concesse il dio. Così in un batter d'occhio ci ritrovammo nel mondo di Minecraft. Ci ritrovammo davanti quella che sembrava la casa dove vivevano: un'enorme casa in legno di abete a tre piani e un cortile. Ci venne subito in contro un ragazzo sui 18 anni. -Già di ritorno?- chiese lui. Giada gli saltò in braccio. -Jack! Wow sei diventato altissimo!- esclamò ridendo. -Non mi starai dando dello spilungone spero. Ehi Jess, che fai non saluti?- disse guardando il fratello. Jess si avvicinò timidamente e poi lo abbracciò. -Certo che l'avete proprio rovinato. Jess il gatto ti ha mangiato la lingua?- chiese il più grande con tono di sfida. Jess sorrise poi gli punto il pugnale al petto: -Nessun gatto mi mangerà mai la lingua- affermò in modo sicuro. -Sei tornato finalmente! Però ci sfidiamo dopo, ok?- chiese con aria paziente Jack. Jess annuì scocciato. -Certo che vedere il proprio fratello lo ha fatto stare molto meglio- dissi sorpreso. -Si sente libero e senza scienziati che lo osservano, è normale che adesso sta meglio- spiegò il dio osservando il bimbo.
-Ma ci siamo ancora noi due e siamo scienziati- controbattei confuso. -Probabilmente si fida di voi- teorizzò lui facendo spallucce. Entrammo in casa dove vari ragazzi salivano e scendevano per i diversi piani, indaffarati. - Ragazzi sono tornati mamma e papà!- urlò quello che sembrava il più grande. I ragazzi si fermarono e ci raggiunsero, raccogliendosi nel salotto. -Bene. Ragazzi state fermi, sedetevi e facciamo le dovute presentazioni- disse Steve per placare i suoi figli.
Tutti si sedettero all'istante, chi per terra, chi su sedie o divani. Io mi sedetti su una poltrona lasciata libera. - Bene. Come sapete lui è il dottor Glass colui che si è occupato dei gemelli per tutto questo tempo. E lei è...- disse il più grande fermandosi, non sapendo che dire. - Dottoressa Jackson, assistente del dottor Glass- si presentò Samantha. -Bene, la ringrazio. Ora spieghiamo a loro e ai gemelli come funziona qui. Andate alle vostre postazioni!- esclamò il ragazzo e i fratelli uscirono di casa a gran velocità sparpagliandosi per il cortile. -Ci pensi tu allora?- chiese il dio. -Sì, faccio io- confermò il ragazzo. -Così tu sei Jack...- dissi tanto per rompere il ghiaccio. -Già. Sono il più grande qui, quindi mi occupo quasi di tutto...Ecco come
funziona qui: ad ognuno di noi viene assegnato un compito in base ai propri poteri in modo da essere più veloci ed avvantaggiati... Ecco siamo arrivati- ci spiegò Jack per poi fermarsi davanti a una struttura di pietra da cui usciva fumo. Entrammo.
All'interno c'erano due ragazzi sui 17 anni.
-Questi sono Steven e Alice, 17 e 16 anni. Entrambi hanno il potere del fuoco
come il tuo, Jess. Alice ti spiegherà molte cose, mentre Steven... beh ti romperà solo le scatole- li presentò Jack.
Jess salutò timidamente. Uscimmo. Mentre camminavamo incrociammo due ragazzi
e una ragazza che trasportavano pasanti fasci di legna. -Loro sono Frank, Gerico e Miriam. Trasportano i carichi pesanti grazie alla loro
incredibile forza- disse per poi avanzare.
Continuammo per la nostra strada. Arrivammo ai campi coltivati dove stavano
lavorando due ragazzine sui 12 anni. -Loro sono Leyla e Reyna, 13 e 11 anni. Giada, tu lavorerai con loro visto che hai il potere delle piante- spiegò ancora Jack mentre le ragazzine ci salutavano emozionate. Alla fine raggiungemmo le stalle con i recinti. All'interno non c'era nessuno,
stranamente. La prima stanza era divisa in diversi recinti con all'interno vari animali. -Qui teniamo i nostri animali guida, nell'altra stanza teniamo gli animali "normali" diciamo. Qui lavoro solo io, ma adesso ho un aiuto, non è vero Giada?- disse sorridendo alla bambina. Lei annuì saltellando contenta.

Non Dovremmo Essere Qui...Where stories live. Discover now