IX

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✯𝓑𝓮𝓽𝓱✯

La giornata, iniziata nel peggiore dei modi, era finita in uno dei migliori, tutto grazie ad Eric che, fortunatamente, aveva creduto alla scemenza che gli avevo detto.

Questa mattina mi ero svegliata piuttosto tardi e mi ero preparata con tutta la calma di questo mondo, tanto era domenica e nessuno poteva lamentarsi della mia pigrizia; quando mi avvicinai al frigorifero per prendere il mio, amatissimo, succo all'albicocca notai un post-it attaccato allo sportello del frigo con una piccola calamita:

"Tesoro io sono uscito per fare delle commissioni, tornerò stasera.
Il pranzo è in frigo, ti basterà scaldarlo, ti voglio tanto bene!"

La scrittura di mio nonno era inconfondibile, aveva un tratto semplice, ma elegante al tempo stesso, proprio come lui del resto.
Era ancora troppo presto per pranzare, così presi un bicchiere di succo e mi sdraiai sul divano

«cosa potrebbe mai fare di bello un adolescente da sola in casa?»

Mormorai, non era raro che rimanessi a casa da sola e avevo già fatto tutte le scemenze di questo mondo, e ne avevo anche pagato le dovute conseguenze, ma adesso non sapevo proprio cosa fare, Salem è una città parecchio tranquilla e nel mio quartiere vivono solo delle vecchie signore zitelle e acide, a dirla tutta sembrano più delle fattucchiere.

Quando sembrava che avessi perso tutte le speranze mi venne un’idea geniale; una ragazza in una situazione del genere inviterebbe il proprio fidanzato, ma la normalità non faceva proprio per me, quindi mi alzai dal divano e corsi verso la stanza del nonno e presi da uno dei cassetti del suo comodino la chiave della soffitta, mi aveva proibito di entrare perché secondo lui era troppo sporca e pericolosa, ma io sapevo che mi stava nascondendo qualcosa.
«non sei bravo a dire le bugie caro nonno»

Dissi soddisfatta mentre osservavo la chiave fra le mie mani.
Mi fiondai come una furia verso le scale e le risalii alla velocità della luce e aprii la porticina della soffitta.
Quando entrai, inizialmente, rimasi un po' delusa perché, oltre a qualche scatolone, non avevo notato niente di utile o di interessante, ma poi i miei occhi si posarono sopra un baule coperto da un lenzuolo bianco.

Mi avvicinai con cautela e tolsi il lenzuolo, e mi trattenni dall’imprecare in dieci lingue diverse per colpa della polvere che era volata, per mia grandissima fortuna il baule non era chiuso a chiave e, presa dalla curiosità, lo aprii subito e al suo interno trovai una piccola scatola di metallo, abbastanza rovinata per colpa del tempo, e due libri dalla copertina in pelle, anch’essi parecchio rovinati e dalle pagine ingiallite.

Io ero un po' confusa, mio nonno mi aveva davvero tenuto fuori da questa soffitta soltanto per un paio di libri vecchi come lui e una scatola mezza rotta?
«qui gatta ci cova»
Mormorai per poi mettermi seduta a gambe incrociate sul pavimento, posai i libri accanto a me e aprii la scatola, al suo interno c’erano un paio di foto, in bianco e nero, e un anello.
Le foto raffiguravano sempre gli stessi soggetti, ovvero una coppia di ragazzi che sembravano avere più i meno trent’anni, nella prima si trovavano in spiaggia, seduti sulla riva a contemplare il mare, mentre nella seconda erano seduti in soggiorno e si stavano abbracciando.

Sembravano davvero felici insieme
«ma chi saranno?»

Mi chiesi abbastanza confusa, visto che nelle foto di famiglia questi due non li avevo mai visti, ma poi il mio occhio cadde nuovamente su una delle due foto e notai che il soggiorno era identico a quello della casa del nonno, cambiava solo la disposizione dei mobili
«magari sono solo i vecchi proprietari, ma allora perché conservare queste foto?»
La mia curiosità stava decisamente avendo la meglio e così afferrai i due libri e iniziai a sfogliarli, nel primo c’erano scritti tantissimi appunti su degli argomenti decisamente strani ed erano collegati ad alcuni disegni, altrettanto strani e incomprensibili.

L’altro aveva tutta l’aria di essere un libro di testo che parlava di stregoneria e altre cose simili
«ma che stupidaggine»

Dissi chiudendo i due volumi di scatto per poi ributtarli nel baule.
Mi misi ad osservare l’anello, sembrava essere in argento con una bellissima pietra rossa incastonata al suo interno, questa era forse l’unica cosa interessante che avevo trovato e mi stava anche bene, quindi lo indossai e rimisi tutto il resto a posto
«certo che questa tipa mi somiglia»
Dissi osservando un’ultima volta le foto.

Dopo aver richiuso la soffitta ed aver rimesso la chiave al suo posto mi buttai sul divano e mi misi a guardare la televisione, ma il mio dolce far niente venne interrotto da una chiamata di Meghan alla quale risposi un po' controvoglia
«adesso pure di domenica ti devo sopportare?»
Esclamai per poi udire Megh sbuffare dall’altro capo del telefono
«taci e fa parlare me! So cosa avete combinato ieri sera tu e mio fratello! Per colpa tua ho dovuto vagare per la città da sola per un sacco di tempo!»
Io alzai gli occhi al cielo e mi ributtai sul divano

«e allora trovati un ragazzo anche tu, così potrai farti fare compagnia da lui e magari la smetti di comportarti come una zitella acida»
Mi divertivo a farla innervosire, era uno dei miei passatempi preferiti
«senti perché non vai a giocare a mosca cieca vicino ad un dirupo?»
Io ridacchiai e mi girai a pancia in sotto

«perché io, al contrario tuo, ho qualcosa, ma soprattutto qualcuno, da fare»
«molto simpatica, piuttosto, domani a scuola voglio sapere perché cavolo ti sei fatta la doccia vestita!»
In quel momento maledii Andrew e la sua dannata lingua lunga, ma quella sottospecie di organismo senza cervello non può mai farsi i fatti suoi?!
«sì, sì, ora vado che ho da fare»
Dissi prima di attaccare.
Passai il resto della giornata a mangiare schifezze e a ignorare gli insulti che Megh mi stava scrivendo.

Quando mio nonno tornò notai con molto dispiacere che non era solo, con lui c’erano anche una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi color nocciola, che a me sembravano tanto quelli di un cerbiatto, assieme ad un uomo dai capelli castano scuro e la barba del medesimo colore 
«nonno, chi sono queste persone?»
Chiesi con un sopracciglio alzato mentre mio nonno si grattò la nuca imbarazzato
«vecchi amici»
Rispose lui vagamente, troppo vagamente

«è un piacere conoscerti Beth, io sono Marta, mentre lui è Dave»
Mi disse indicando l’uomo di fianco a lei, mentre io mi limitai a salutarli con un cenno della mano, ma Dave mi prese per il polso e indicò l’anello
«questo dive l’hai preso!?»
Io lo guardai in malo modo e mi liberai dalla sua presa per poi massaggiarmi il polso

«intanto ti calmi razza di scimmione! E se ti azzardi a rimettermi le mani addosso ti denuncio!»
La biondina si mise fra noi due e ci fulminò con lo sguardo
«calmatevi tutti e due!»
Ci disse e mio nonno si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla
«sei andata in soffitta vero?»

Mi chiese lui, ma tanto la conosceva già la mia risposta, infatti, quando annuii lui non rimase affatto sorpreso
«tesoro, abbiamo tante cose da dirti, te le hanno tenute nascoste troppo a lungo»
Le parole di Marta mi fecero storcere il naso dal fastidio
«non chiamarmi tesoro! Ti conosco da a malapena cinque minuti e certe confidenze gradirei evitarle»
Le dissi prima di tornare in soggiorno
«ma che bel caratterino, somiglia molto a suo padre»
Sentii pronunciare queste parole dal tipo che mi aveva afferrato il polso
«non sai quanto»
Gli rispose mio nonno esasperato.

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