XVIII

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E proprio quando stavo cominciando a pensare che avrei potuto fuggire, tenermi lontano e perdere per sempre il lontano ricordo degli avvenimenti passati, eccoli che tornano ancora più forti e vividi di prima, che mi vengono a comunicare che di loro è impossibile liberarsene e che saranno sempre pronti a venir fuori dal loro baule per venire a tormentarmi quando meno me lo aspetto.

Credevo che finalmente avessi trovato il mio posto, qualcuno che poteva accettarmi senza che gli dovessi raccontare la verità, ma ecco che tutte le mie speranze vennero distrutte dall'ambasciatore delle sciagure, da colui che ormai consideravo il mio carceriere e colui che mi aveva strappato la possibilità di volare, mi aveva rubato tutte le mie libertà e ancora non era soddisfatto e continuava a tornare e a farmi sentire un inetto, un uomo inutile al mondo e senza capacità alcuna, ma del resto non potevo negare la verità, io ormai ero questo e dovevo accettarlo.

Eppure non ci riuscivo! Come potevo accettare di aver perso tutto, per colpa di un sentimento che non avrei nemmeno potuto sognare di provare; avevo perso tutto per colpa della mia inefficienza e tutte le conseguenze legate ad essa mi stavano consumando dall'interno.

Sentivo gli sguardi dei presenti puntati su di me, che stavano cercando di scrutarmi nel profondo, mentre io mi disperavo in modo patetico sul pavimento, avevo perso anche la mia dignità ormai 

«Arthur, dammi la mano»

Le parole di Jordan, l'unico qui in mezzo a conoscere la verità, mi scostarono per un attimo dai miei pensieri, ma non appena mi porse la sua mano per aiutarmi a tirarmi su la scostai con prepotenza e mi alzai da solo

«Per quanto inutile sia stato poco fa, so ancora alzarmi da solo! Almeno per questo non ho bisogno di te»

Sbraitai io, era a questo che mi ero ridotto? Ad aver bisogno dell'aiuto di chiunque anche per le cose più stupide!? Quando anni fa ero considerato il terrore degli inferi, dove tutti mi temevano e mi obbedivano come cagnolini.

Adesso, invece, mi sono ridotto a sanguinare per delle ferite stupide, a dover camminare tra la terra e la polvere, a dover avere paura! E come se non bastasse non potevo nemmeno concedermi il privilegio di morire, se non per mano di qualcun altro.

Mi ero ridotto a una collezione di cicatrici, molte provocate dagli altri, altre provocate da me stesso, ma tutte quante erano soltanto un modo per farmi sentire ancora più miserabile.

Non avevo nemmeno avuto il coraggio di porre fine alla mia vita, ero solo un codardo.

«Arthur per favore, noi siamo qui per te, non allontanarci!»

Stavolta era stata Meghan a parlare e cercò anche lei di avvicinarsi, ma io mi allontanai nuovamente e mi misi a ridere come un povero pazzo

«Qui per me!? Ma non fatemi ridere, voi non potrete nemmeno lontanamente immaginare cosa sto provando e non avete ai provato la sensazione di essere privati della vostra libertà! Volete seriamente conoscere la storia di un miserabile come me!? Di uno che ha perso tutto per colpa di uno stupido sentimento umano!? Bene, allora sarete accontentati»

Tutti quanti sembravano aver perso la lingua, forse perché stavano tutti pensando che fossi impazzito e preferivano non interrompermi, perfino Eric si era ammutolito nonostante sembrava essere sul punto di avere una crisi isterica.

Mi tolsi di getto la magli e mi girai di spalle, mostrando quindi i segni del mio peccato, ovvero due grandi cicatrici ai lati della mia schiena e un tatuaggio in mezzo ad esse 

«Il tatuaggio rappresenta la donna che fu la causa di tutti i miei guai e di tutte le mie sciagure; era la donna più bella che avessi mai visto, aveva dei lunghi capelli dorati, che ogni volta che li guardavo mi ricordavano le spighe di grano maturo illuminate dal sole, la pelle candida e bianca come la neve, ma era segnata da innumerevoli segni che mostravano quanto avesse sofferto in vita.

Like A RoseOnde histórias criam vida. Descubra agora