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✯𝓙𝓸✯

In quel momento mi trovavo in una stanza completamente buia, non riuscivo a vedere nemmeno dove mettevo i piedi; sentivo il mio corpo farsi pesante, come se un macigno fosse caduto sopra di me e stesse cercando di schiacciare il mio torace fino a ridurlo in polvere, era le stessa sensazione che provavo tutti i giorni della mia vita.

Una voce in lontananza attirò la mia attenzione, una voce che conoscevo bene e sentirla nuovamente faceva sempre più male, pensavo di essere riuscito a dimenticare quel dolore, ma non era affatto così, diventava ogni giorno più forte e quei dannati ricordi mi stavano consumando dall'interno.
Iniziai a correre verso la voce, che si faceva sempre più vicina, fin quando non arrivai di fronte ad una sottospecie di parete trasparente, ma non era quest'ultima a preoccuparmi, ma quello che c'era al di là di essa.

Lo scenario che stava tormentando tutte le mie notti, quel massacro che mi aveva quasi mandato al manicomio, nonché il motivo del mio continuo malessere e della mia psiche così tormentata.

Mia madre era di fronte a me, aveva un'espressione di puro terrore dipinta sul volto, mentre io ero proprio di fronte a lei, a pochi passi dalla sua figura, anche se il mio aspetto era quasi irriconoscibile; avevo la maglia completamente strappata per via della mia mutazione; una parte del mio viso sembrava essere completamente ustionata, come gran parte del mio Busto, e la pelle era quasi carbonizzata; la pupilla del mio occhio sinistro aveva assunto il colore del sangue; mentre le mie braccia erano completamente nere, con delle striature dorate che mi attraversavano le vene; le mie unghie erano diventati dei veri e propri artigli, affilate e taglienti.

Mio padre era proprio dietro di me, mi guardava orgoglioso e mi aveva messo le mani su entrambe le spalle
«questo è mio figlio!»
Esclamò soddisfatto, mentre io, inorridito dalla scena che stavo vedendo, mormorai:

«no, non lo sono!»

Provai a tirare un pugno alla parete, ma niente non si era nemmeno incrinata, iniziai a prenderla a spallate, calci, pugni, ma nulla era ancora lì, ripresi nuovamente a cercare di sfondarla, ma finii col cadere in ginocchio con la testa bassa, mentre trattenevo a stento le lacrime, perché sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco.

La mia versione demoniaca si accanì violentemente su mia madre e, utilizzando gli artigli, le squarciò l'intero ventre, le sue urla strazianti  mi colpirono come una pugnalata al petto.

Mi tappai le orecchie con un gesto disperato e abbassai la testa fino a toccare il pavimento con la fronte
«No! Quello non sono io! Non ero in me in quel momento! Io non sono un mostro, mi dispiace! Mi dispiace mamma»

Le lacrime cominciarono a scendere come un fiume in piena ogni volta che la sentivo gridare di dolore
«mi dispiace, mi dispiace!»
Continuai a sussurrare sperando che lei potesse sentirmi
«sei un mostro Jordan, lo sei sempre stato è questa la realtà»
Diedi l'ennesimo pugno alla parete dopo aver udito le parole di mio padre
«non è vero! Io non volevo farle del male, io le volevo bene!»
Urali in preda alla disperazione più totale.

Sentii qualcuno iniziare a scuotere il mio corpo
«Jordan! Jordan svegliati cazzo!»
Mi svegliai di soprassalto e mi guardai attorno come un ossesso, ero nel panico più totale e stavo sudando freddo
«Jordan sono io! Guardami un attimo!»
Arthur mi mise le mani sulle spalle e mi costrinse a guardarlo negli occhi, ci misi un attimo a capire che il mio era solo un sogno, così mi slanciai verso di lui e lo abbracciai forte
«io non volevo farle del male»
Mormorai, mentre lui mi lasciò delle pacche sulla spalla per rassicurarmi

«lo so amico, lo so»
Arthur mi portò un bicchiere d'acqua e, nonostante ancora mi tremassero le mani, bevvi il contenuto tutto d'un fiato
«sempre lo stesso incubo?»
Mi chiese il biondo ed io annuii, per poi poggiare il bicchiere vuoto sul comodino
«mi tortura tutte le notti! Dovevi vederla, il suo sguardo era a dir poco terrorizzato, per non parlare delle sue urla!»
Mi portai entrambe le mani fra i capelli e tirai lievemente alcune ciocche, mentre Arthur mi posò una mano sulla spalla

«Jo, devi cercare di metterti in testa che quello non eri tu! Tuo padre ti aveva fatto il lavaggio del cervello, nessuno avrebbe potuto resistere al suo controllo»

«ma avrei dovuto sforzarmi di più per farlo»
Mormorai a denti stretti, mentre Arthur scosse il capo
«no, Jo tu hai fatto tutto quello che potevi e lo sai»

Io sospirai e feci per alzarmi, ma Arthur mi bloccò, afferrandomi il polso

«ok Jordan Ross, ora voglio che tu mi ascolti, quindi sta fermo e apri le orecchie.
Non è colpa tua se come padre ti è capitato un demone pezzo di merda, non è colpa tua se quel verme ti ha costretto ad uccidere tua madre e non è colpa tua se ha manie persecutorie! Non si scelgono i genitori Jo, quelli ti capitano e tu sei stato il figlio più sfortunato al mondo, ma non hai scelto tu di esserlo»

Erano decisamente poche le volte in cui Arthur faceva un discorso serio, ma quando succedeva devo ammettere che faceva davvero miracoli.

Certo adesso non andrò in giro per casa a saltare di gioia, ma almeno non mi sentivo più un completo schifo, il che era già qualcosa.

«grazie amico»
Gli dissi semplicemente, al contrario di Arthur, io non ero mai stato bravo con le parole e i discorsi di ringraziamento e cose simili non erano decisamente il mio forte, ma questo lui lo sapeva, infatti, mi sorrise amichevolmente.
___
Dopo aver letto il messaggio che ci aveva mandato Marta io e Arthur eravamo corsi verso la casa di Alexander, finalmente si erano decisi a raccontare la verità, avrei finalmente conosciuto una dei discendenti delle prime streghe di Salem.

Marta ci aveva anche mandato l'indirizzo, ma a noi non serviva, io mi ricordavo benissimo dove fosse la casa di Alex, ci andavo sempre da bambino e mi piaceva passare del tempo con lui.

«pronto per la grande scoperta?»
Alle parole di Arthur annuii
«non sto più nella pelle»

Gli risposi prima di bussare, quando ci venne ad aprire Marta la salutai al volo e mi precipitai in casa, ma quando mi ritrovai davanti a quella ragazza tutta la sicurezza che avevo prima scomparve improvvisamente.

Lei mi squadrò da capo a piedi con i suoi grandi occhi color nocciola, ma poi la sua espressione cambio, se prima era tranquilla e calma ora sembrava essere veramente infuriata

«che diamine ci fai tu qui!?»
Io le rivolsi una piccola riverenza per prenderla in giro
«felice di rivederti my lady»

Sí, il mio sarcasmo era decisamente rimasto intatto nonostante tutto.

Like A RoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora