mine

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"Mi manchi, Kuroo.

Anche tu mi manchi, pensò il corvino, mentre per la sua guancia spigolosa viaggiava la prima lacrima di tante.

Sono appena partito per il mare e, davvero, dopo aver passato con te questi tre mesi, mi sembra di avere un vuoto a non sentirti anche per un giorno.

Eri partito, già, sei più tornato?, pensò ancora il ragazzo, continuando a leggere a stento.

Solo a pensare che quello stronzo di mio padre ci odia così tanto da togliermi qualsiasi contatto con te, "almeno quando sei in vacanza" ha detto, mi sale una rabbia immensa. Te lo immagini un me arrabbiato?
Io proprio no.

Kenma aveva scritto solo due lettere, quando era partito ad inizio settembre.
Erano entrambe per Kuroo, il suo ragazzo.
Suo padre non aveva mai voluto che glie le mandasse o che soltanto le leggesse.
Alla fine, però, il corvino le trovò, nella cameretta del più piccolo, quando lui ormai non c'era più.

Mi annoio senza di te, dico sul serio.

Io non riesco più ad andare avanti, fai tu, pensò il ragazzo, che tenne il pezzo di carta più stretto fra le mani.

Una settimana e potrò di nuovo parlarti. Non te lo racconto in questa pagina, com'è il mare, perché lo farò quando ci vedremo. Allo stesso tempo mi sembra un tempo lunghissimo e una roba da poco.
Lo è? È da poco non parlarti?
Non credo lo sia, dato che sei tutto ciò che ho.

L'ennesima lacrima solcò il viso del corvino. Si chiedeva ancora come fosse il mare, della quale non gli aveva mai più parlato. C'era la sabbia? O i sassi? C'erano tanti vecchietti e, c'erano le spiagge nudiste che prendevano sempre in giro?

Ti amo, Tetsurou Kuroo.

Anche io, non lo sai quanto, pensò.

Non credo che questa cosa di scrivere lettere durerà molto, forse sarà la prima e l'ultima che ti scriverò. Non credo nemmeno di potertela mandare, sai, mio padre.
La riceverai in qualche modo, lo giuro.
Quindi, se sei il mio ragazzo, dai capelli nerissimi e dagli occhi marroncini, sono contento che tu stia leggendo.
Se non lo sei, dalla al mio ragazzo, grazie, il nome lo sai. (Ed anche i capelli, e gli occhi).

Kuroo l'aveva ricevuta eccome, la lettera.
E non faceva altro che rileggerla. Non faceva altro che leggerle quelle parole lontanamente sconnesse, nostalgiche e malinconiche. E gli mancava ancor di più.

Infine, dato che la riceverai in ogni caso tu, amore. Te lo ripeto all'infinito: ti amo.
Più di tutto.
E sono sicuro che mi mancherai anche quando leggerai questo e, spero di mancarti anch'io.
Non vedo l'ora di rivederti e di mangiare una torta assieme.
Tanto amore, il tuo Kenma."

Il suo Kenma, diceva la lettera.
Poteva dire che era ancora suo? Davvero poteva? Dopo quello che era successo?
Ne aveva ancora il permesso, il diritto?

Ce l'aveva davvero?

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