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-Contatto Jack. Voglio sapere se lui ha qualcosa a che fare con questa storia!-

Quel messaggio da parte di Elia, aveva fatto passare anche quella poca fame che aveva spinto Damien a mettere qualcosa sotto i denti, nel pomeriggio. Dopo quel crollo emotivo arrivato da scuola, invece di scappare nella sua camera come sempre se ne era stato seduto sul divano con le cuffie -che fortunatamente non aveva rotto con il calcio- alle orecchie. Aveva saltato il pranzo, rifiutato la nutella e desiderato essere normale, etero come tutti i ragazzi del mondo. Poi, dopo una chiacchierata al telefono con il suo amato Elia, si era alzato dal divano -aveva lasciato una conca per tutto il tempo che vi aveva trascorso, fermo nella stessa posizione-, e si era deciso a mangiare... ma, dopo poco gli arrivò quel messaggio. Elia che scriveva a Jack... Jack! Era una brutta cosa. Quel ragazzo era velenoso, Elia troppo dolce e anche ingenuo...

-Strizzalo per bene come se fosse una spugna. E, ti prego, solo contatti telefonici. Niente faccia-faccia, niente corpo-corpo.-

Gli scrisse come risposta. Poi ne mandò un altro subito dopo.

-Odio l'idea di voi due vicini.
Odio l'idea di un voi.-

-Non ci sarà mai più un "noi". Jack ha avuto il suo tempo per amarmi, non l'ha fatto... non vedo perché dovrei tornare da lui, soprattutto sapendo che ho te.-

Damien se lo immaginò davanti, con i suoi occhi blu che brillavano di pura felicità, con la sua voce rassicuranti e una mano che gli accarezzava una guancia mentre con l'altra gli spostava le ciocche dalla fronte. Avrebbe fatto quello, lo sapeva. Sorrise. Il primo vero sorriso che faceva da quella mattina. Ormai poteva dire, senza nessuna incertezza, che Elia era l'ingessatura che curava il suo povero cuore ogni volta che lo rompevano in mille pezzi. Era la sua medicina, la cura per la sua anima fragile ed indifesa. Uno scudo... il suo scudo.

-Eli...-

-Damien ?-

Il moro continuava a sorridere davanti al piccolo schermo del suo telefono, felice del fatto che nessuno lo stava guardando.
Quei messaggi, per Damien, equivalevano ad una notte di passione sotto alle coperte, intima e privata.

-Ti amo così tanto!-

Attese una risposta, mentre il suo cuore tamburellava nel petto ad una velocità impressionante.

-Ti amo anche io, non immagini quanto, scimmietta. E mi manchi... cinque minuti senza di te mi fanno sentire il ragazzo più solo del mondo.-

Per Elia era davvero così importante la presenza di Damien? Il diretto interessato lo riteneva impossibile, Elia sarebbe stato benissimo anche senza di lui ma a quanto pareva così non era. Con i suoi grandi occhi neri, le guance quasi sempre arrossate e i dolci sorrisi che mostrava solo a lui aveva eliminato quasi del tutto quei "dieci minuti di dolore e tristezza" dovuti al tumore. Con l'aiuto della famiglia e degli amici -anche lo staff medico, doveva ammettere- aveva affrontato la malattia a testa alta, mostrando un tale coraggio che non avrebbero mai attribuito ad un ragazzino di 14 anni -ormai 17-. Ma di tanto in tanto, guardava suo padre e si chiedeva se sarebbe mai diventato anche lui un uomo, con dei figli e una vita felice... si diceva, quindi, che a causa di quell'estraneo dentro al suo corpo probabilmente non sarebbe arrivato neanche ai diciannove anni. Però, grazie a Damien -e glielo aveva anche detto- quei momenti erano diminuiti; adesso vedeva un futuro, seppur breve, con il ragazzo che amava.

-Ho bisogno di te. Mi servi, come ad una frase serve il verbo: senza di te sono solo una frase sconnessa, senza senso che non viene compresa da nessuno.-

-No, no Dami. Non puoi dirmi queste cose per messaggio. Ho una voglia matta di abbracciarti!-

Lasciando cadere il telefono sul tavolo, Damien si alzò dalla sedia e andò a recuperare il suo giubbotto: sarebbe andato da Elia.

LONELYDonde viven las historias. Descúbrelo ahora