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«Allora? Avete già scelto il nome?» Damien si era dimostrato molto più interessato alla gravidanza di quanto tutti si fossero aspettati. Forse perché sarebbe stato il figlio di suo fratello, e lui sarebbe diventato zio. O forse aveva finalmente capito che se le persone si riproducevano era un bene, e non un male.
«No. Ma è chiaro che non chiamerò mai mio figlio Orazio. E neanche Antonia, nel caso fosse femmina.» era inorridita da quei nomi.
Anche Damien fece una smorfia di disgusto. Erano a scuola, l'ora della ricreazione e Georgie e Lydia avevano raggiunto i loro fratelli in classe, e a loro si erano unite anche Annie e Denise. Damien era seduto sul banco, con i piedi appoggiati alla sua sedia e si stava gustando la pizza che non aveva consumato la sera prima, conservata dentro alcuni contenitori.
«Devi uccidere chiunque ti abbia consigliato questi... nomi.»
«Sentiamo, tu ne hai di migliori?» lo sfidò la mora, chiedendosi come potesse fare a mangiare pizza con tanto di patatine fritte alle undici di giorno. E non prendeva neanche un chilogrammo!
«È una legge scritta che devi chiamare tuo figlio Ethan.» rispose così sicuro, come se al mondo esistesse veramente una legge di quel genere.
«E se fosse una femmina?»
«Sarà la vostra rovina...» morse la pizza, e dal modo in cui lo guardavano si affrettò a dire:
«Oh, è vero! Stavi dicendo per il nome. Ovviamente sarà un maschio ma, se mai dovesse essere una femmina, potrete sempre fare un piccolo intervento e farla diventare maschio. In tal caso, potete chiamarlo Ethan.»
Denise rise, Elia gli diede un piccolo colpo dietro la nuca scherzando.
«A Desirée è piaciuta la mia idea.» la indicò con una patatina fritta.
«Potrete chiamarla Lucy.» disse Elia.
«Ma... ma Lucy è il nome della tua futura figlia! Lo sai da quando hai 13 anni.»
«A 13 anni mi ero programmato il futuro, ma ogni cosa è andata diversamente. E, siamo sinceri, dubito che avrò mai una figlia. Ed è meglio di Antonia.» le sorrise, e le prese la mano.
«Se questo nome vi piace, e so che vi piace, ve lo concedo. Consideratelo come un primo regalo.»
«Lucy non è anche il nome di tua nonna?» chiese Georgie.
Damien smise di mangiare e la fissò in silenzio, ma non le chiese come faceva a saperlo: probabilmente, Chris le aveva parlato di nonna Lucy. O era stato Elia che le aveva detto quanto Damien gli aveva confidato. Guardò anche Elia, che però sembrava incuriosito tanto quanto lui.
Alla fine disse:
«Sì. Lucy è... era il nome di mia nonna.» ripose la pizza rimanente nel contenitore, e si pulì le dita con un tovagliolo. Gli era passato l'appetito.
«E a te farebbe piacere?» chiese ancora Georgie. Non sembrava tanto felice, e se chiamare la figlia Lucy lo avrebbe reso triste, allora avrebbe messo da parte quel nome fin dal principio.
«Certo! Certo che mi farebbe piacere!» disse.
Ma Georgie non capiva se fosse sincero o meno. Era difficile capire se le lacrime che stavano uscendo erano di felicità o di tristezza.
«E sono sicuro che anche a lei fa piacere. So che non sembra, ma sono felice anche per il solo motivo che lo stai prendendo in considerazione.»
Elia gli sorrise e gli asciugò le lacrime con un fazzoletto. Damien era davvero felice, Elia lo aveva notato, ma era anche molto triste, e non poteva biasimarlo. Ricordava ancora la storia che gli aveva raccontato, soprattutto il modo in cui era finita.
«Però non piangere, Damien!» disse Georgie, e gli fece una carezza sulla guancia umida.
«Chris mi ha detto che eri molto legato a lei...» disse, e guardo anche Lydia.
«Mi dispiace.»
«Grazie.» Lydia le sorrise.
Damien non disse niente, perché aveva paura che, parlando, non sarebbe riuscito a trattenere il pianto.
«È impressionante, quasi affascinante, il modo in cui passi da felice a triste, o viceversa, in così poco tempo!» disse Denise e Damien accennò un sorriso.
Era vero, gli capitava spesso di essere felice e l'attimo dopo in lacrime sul suo letto.
«Dami sa anche essere felice e triste per due cose diverse allo stesso tempo, vero?» gli mise un braccio attorno alle spalle e lo attirò verso di sé per dargli un bacio sulla guancia.
Solitamente Damien odiava quando gli parlavano come se avesse avuto cinque anni, però quandonlonfaceva Elia era diverso. Lo apprezzava, e quasi lo desiderava. Sorrise.
«Siete bellissimi!» Georgie fu tentata di prendere il telefono e scattare una fotografia, ma conosceva abbastanza bene Damien da sapere che non doveva osare fargli una fotografia, almeno non senza minuti di preavviso e soprattutto non mentre aveva ancora le lacrime sulle guance. Chris non rispettava nessuna di queste regole, ma lui era suo fratello e poteva permetterselo!
«Grazie.» disse Damien, e si schiarì la voce. Spinse delicatamente Elia e guardò verso la porta: c'era qualcuno lì fuori. Prima che potesse dire qualcosa, la campanella suonò, facendo così capire che per Georgie e Lydia era il momento di tornare alle loro classi.
Si alzarono e raccolsero i propri oggetti.
«Ci vediamo dopo, allora. Ciao!» dissero, e uscirono.

LONELYWhere stories live. Discover now