23 [PARTE EXTRA]

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Ora che aveva avuto la sua totale approvazione, Elia non aveva idea di come avrebbe dovuto procedere: doveva dire qualcosa? Doveva passare subito ai fatti? Doveva accarezzarlo per rassicurarlo, o, magari, baciarlo? In quel momento si pentì di non aver accettato la lezione gratuita che avevano offerto loro Chris e Georgie, probabilmente gli avrebbe impedito di rimanere immobile a fissarlo come un idiota totale.
«Non sono esperto in materia, ma nei film sembra tutto molto più movimentato.» disse Damien, ed Elia rise per la battuta. Era bello vedere come Damien, ora, riuscisse a scherzare su qualcosa che lo faceva sentire a disagio, quando invece prima sarebbe scappato a rifugiarsi in camera sua o in bagno.
«Tu... non vuoi farlo?» gli chiese, preoccupato di sentirsi dire un "no" come risposta. Sarebbe stato prima di tutto imbarazzante, e sapeva che, semmai in futuro ci avessero riprovato, avrebbe avuto l'ansia di un secondo rifiuto. Sarebbe stato anche un colpo basso alla sua autostima.
«Non dirlo mai più: certi che voglio farlo. Ma non sei il solo a non avere alcuna esperienza, e ho paura di sbagliare.»
«È scientificamente provato che tu, Elia Elvis Felici, non hai mai sbagliato qualcosa in vita tua e mai lo farai!» gli sorrise, e lo attirò a sé afferrando l'orlo della sua maglietta. Attese un secondo o poco più prima di baciarlo, dell'imbarazzo più totale: l'erezione del castano premeva prepotentemente contro la sua. Non era di certo la prima volta che succedeva durante i loro baci, ma dopo, solitamente si spostavano e non riprendevano più semmai tutto fosse tornato come prima, addirittura, delle volte, smettevano definitivamente e facevano altro. Ora, invece, era diverso: si sarebbero spogliati di tutti i vestiti, avrebbero mostrato i difetti fisici l'uno all'altro e avrebbero perso la loro verginità, senza la possibilità di tornare indietro.
"Lo voglio davvero?" si chiese.
"Voglio davvero fare sesso la prima volta con Elia?"
Forse non si era sentito mai così sicuro in tutta la sua vita. Non conosceva persona migliore di Elia per perdere la verginità. Non conosceva persona migliore di lui e basta.
«Dami?» lo chiamò Elia.
«Mmm?»
«Potresti sollevarti un poco?» gli chiese, posizionando le mani ai bordi della felpa del moro, che obbedì alla sua richiesta e lasciò che gli sfilare l'indumento dalla testa. Rimasto a torso nudo, si avvicinò il più possibile a Elia per impedirgli di guardarlo e il castano, accorgendosi immediatamente del disagio provato da Damien, si apprestò a togliere la sua maglietta dicendosi che, se avesse visto il suo torace rovinato da tutte le operazioni subite, si sarebbe sentito più a suo agio. In effetti, quando non fu più il solo a essere nudo, sembrò calmarsi.
Damien gli diede un bacio sulla scapola leggermente sporgente, appoggiò la fronte sulla spalla e le mani sui suoi fianchi caldi, stringendoli piano.
«Ti senti bene?» gli chiese Elia.
«Benissimo!» confermò Damien, rabbrividendo quando sentì le mani del castano sul bottone dei suoi pantaloni.
Abbassò lo sguardo per guardare il momento in cui aprima la zip, con un unico colpo, lasciando intravedere i suoi boxer neri, rialzati.
Decise di fare la stessa cosa con Elia, con le mani tremanti, e il castano gli sorrise per rassicurarlo. Damien non andò oltre, si limitò ad aprirli e fu Elia che provvedì a toglierli, alzandosi dal letto. Rimase in piedi davanti al letto, lo guardò dall'alto sorridendo e lo aiutò a togliere i jeans. Si sedette accanto a lui e gli accarezzò un braccio.
«Se ti sei pentito, questo è il momento giusto per dirlo, e ci fermeremo.» gli disse con voce rassicurante, per fargli capire che non avrebbe avuto alcun problema se si fosse pentito: non voleva obbligarlo.
Damien infilò un dito dell'elastico dei boxer bianchi di Elia, lateralmente, e tirò giù piano, fino a scoprire un piccolo pezzo di pelle.
«Non me ne sono pentito, vai... andiamo avanti.» disse, deglutendo a vuoto. Annuì per dargli ulteriore conferma, quindi Elia si alzò e, senza poco imbarazzo, si liberò anche dell'ultimo indumento che aveva addosso, rimanendo così completamente nudo. Damien lo guardò per pochissimi secondi, poi distolse lo sguardo preferendo osservare il comodino, su cui era andata a finire la sua felpa.
Si lanciò indietro con un sospiro, appoggiando la schiena sul materasso e la testa sul cuscino.
«Per quelli ti serve aiuto?» chiese, riferendosi chiarachiaramente ai boxer di Damien, che annuì incerto. Elia lo aiutò, e Damien non perse tempo a piegare le gambe per nascondersi il più possibile, aiutandosi con una mano, mentre con l'altra si copriva il viso in fiamme. Era troppo imbarazzante mostrare il suo brutto fisico nudo, soprattutto davanti Elia che, per avere soltanto 17 anni, non era messo per niente male. Risalendo sul letto, si posizionò davanti al suo ragazzo e gli spostò la mano da davanti il viso, trovandolo con gli occhi sbarrati, come se avesse avuto paura ad aprirli.
«Damien, guardami.» disse, e sorrise, anche se lui non poteva vederlo.
«Sei bellissimo, Damien, non devi vergognarti.» lo pensava davvero. Damien non aveva muscoli, non aveva addominali, ed era un tantino più basso e magro rispetto agli altri ragazzi della sua età: per il moro, quelli erano difetti che lo facevano sentire in imbarazzo e a disagio sempre, per Elia, invece, erano alcuni dei fattori che lo rendevano estremamente bello e adorabile e unico.
«Sei bellissimo.» ripeté, e Damien lo guardò, con gli occhi lucidi.
«Ecco, bravo.» disse, il suo sorriso ancora presente.
Sentiva respirare pesantemente Damien. Aveva sempre indossato felpe perché non andava fiero del suo fisico, trovarsi completamente nudo di fronte a lui doveva essere difficilissimo.
«Sei davvero sicuro? Se non vuoi farlo, ti prego, dimmelo. Non voglio che te ne penti.»
«Elia, me lo hai chiesto trenta volte. Voglio farlo davvero.»
Pensò che non doveva essere il massimo dell'erotismo, chiedere in continuazione se fosse sicuro, ma non voleva obbligarlo. Quando capì che Damien era veramente convinto, si sporse verso il comodino e aprì il secondo cassetto, dove c'erano preservativi e lubrificante -doveva ringraziare Chris, che aveva provveduto a comprarli.
Rimase qualche secondo, forse minuto, a fissare il profilattico  ancora confezionato nel suo pacchetto.
«Non... non lo sai mettere?» chiese Damien.
«Non lo so. Provare per scoprirlo...» rispose, facendolo ridacchiare.
Aprì la confezione e lo tirò fuori; sotto lo sguardo attento di Damien, lo indossò, sperando di non aver fatto alcun errore. Sembrava tutto ok, fortunatamente. Sorrise soddisfatto a Damien, che ricambiò. Finalmente tolse la mano che usava per coprirsi e abbassò anche le gambe, mostrandosi completamente a Elia.
Le allargò leggermente, e il castano poté mettersi in mezzo senza alcuna difficoltà. Si abbassò e iniziò a baciarlo sul collo, fino ad arrivare alle labbra. Damien strinse le braccia attorno al collo di Elia, che con le mani bastava varie parti del suo corpo che solitamente sentiva coperti: era una strana sensazione, quella di toccare la pelle calda, soprattutto in determinate parti, ma era allo stesso molto bella. Quasi si pentì di aver aspettato tutto quel tempo con Damien. Era così bello toccarlo e sentirlo rabbrividire sotto le sue dita che, se solo fosse stato possibile, lo avrebbe fatto per sempre.
«Vuoi... vuoi cambiare posizione?» gli chiese Elia incerto.
Damien gli diede un ultimo bacio a stampo e rispose:
«No, va bene così.» rispose. Sicuramente non se ne intendeva molto in materia, ma sapeva che, se avesse tenuto le gambe stese, non avrebbero potuto fare niente. Quindi le piegò, appoggiando i piedi sul materasso. Elia gli accarezzò l'interno coscia e sorrise, sentendolo tremare sotto la sua mano, sentendolo respirare affannosamente.
Damien non lo guardava, non dritto negli occhi: guardava la sua mano che lo accarezzava in vari punti della gamba, scendendo a poco a poco fino a quando sentì la punta delle sue dita su una natica. Chiuse gli occhi, perché non era sicuro di voler vedere.
«Devi stare calmo, Dami.»
«Sono calmo.» mentì.
«No, non è vero.»
«Sono solo un po' agitato perché fra un po' ci sarà il tuo ca...» si bloccò appena in tempo: Elia aveva sempre sognato la sua prima volta come qualcosa di romantico, e non voleva rovinarglielo con la sua volgarità. Comunque a Elia sembrò non aver dato fastidio, anzi stava sorridendo ancora.
«Scusa. Sono agitato...» ripeté, aprendo finalmente gli occhi. Si girò verso il comodino, su cui era appoggiato il lubrificante, e lo indicò.
«Il fatto che non lo stai neppure guardando mi mette ancora più ansia. Cazzo, mi vuoi morto?» chiese, e vedendo l'espressione mortificata e imbarazzata di Elia, rise.
«Stavo per farti fare la fine della mia torta!» disse, ma non spiegò a Damien di che cosa stesse parlando e, in quel momento, non aveva proprio voglia di chiederglielo.
«Come dicevi? "Elia non sbaglia mai"?» ridacchiò imbarazzato e allungò un braccio per prendere il barattolo, ma ormai Damien lo aveva nelle sue mani: lo osservò un po' prima di aprirlo e versarne un po' sulle dita di Elia, che lo guardò orgoglioso. Se c'era una cosa che amava di Damien era che, malgrado tutte le sue insicurezze, voleva fare qualcosa per renderlo felice. E ci riusciva alla grande!
«Sei pronto?» gli chiese.
Damien annuì. Era pronto, voleva farlo davvero.
Quindi Elia andò avanti. Si fece spazio con le dita fra le natiche del moro, che spalancò gli occhi per la vergogna e si morse il labbro inferiore.
Iniziò con l'indice, per farlo abituare alla sua presenza.
«Ti fa male?» chiese Elia.
«No.» rispose Damien. Non aveva mai capito appieno la pratica di utilizzare le dita: con le mani si ci mangiava, si usavano per accarezzare, di certo, quello non era il posto migliore in cui metterle. Ma non disse niente, sarebbe stato poco carino e, inoltre, come sensazione era anche abbastanza piacevole, superato il fastidio iniziale.
Procedette con il secondo dito, e Damien inarcò la schiena di riflesso, sciudendo la bocca per far uscire un piccolo sospiro.
«E ora? Fa male?» chiese ancora, muovendo le dita dentro di lui.
«No. Puoi... continua...» la sua schiena venne percorsa da brividi, che gli mozzarono la parola a metà. Con gli occhi lucidi, le guance arrossate e le labbra schiuse, gli prese la mano libera con la sua, intrecciando le dita fra di loro.
«Sei bellissimo.» disse.
Andò avanti con le dita solo per un po', fino a quando non notò l'espressione rilassata di Damien.
Di nuovo Elia allungò un braccio per prendere il lubrificante, ancora una volta arrivò per primo Damien.
Amava quando prendeva le iniziative di qualcosa. Era così impacciato e dolce e insicuro!
Damien si schiarì la voce e indicò il barattolo con gli occhi, chiedendo silenziosamente dove doveva metterlo esattamente. Anche se lo sapeva, voleva avere maggiore conferma, per paura di sbagliare. Però non aspettò la risposta di Elia, e con il solito imbarazzo che non lo lasciava in pace da quando avevano cominciato tutto, ne versò un po' sul pene di Elia. Non sapeva quanto doveva metterne, ma, se più ne metteva meno dolore sentiva, allora avrebbe messo tutto il barattolo.
«Hey, hey... basta così!» lo fermò Elia, e Damien si fermò.
«Pensaci tu a... spargere...» mosse la mano libera come se stesse impastando qualcosa e appoggiò il barattolo sul comodino. Anche Elia fece quel che gli fu chiesto di fare e, una volta finito, si lanciò in avanti, rimanendo in equilibrio con le mani appoggiate al materasso. Erano faccia a faccia, così vicini che le punte dei loro nasi si sfioravano.
Elia era nervoso: era una cosa che non aveva mai fatto, era una cosa totalmente nuova per entrambi. Aveva paura di fargli male o di non farlo come si doveva, e aveva paura che, dopo aver perso la verginità in malo modo, Damien si sarebbe allontanato da lui.
Mise da parte l'ansia, perché non voleva fare agitare il suo ragazzo. Lo baciò, perché sapeva che i suoi baci lo facevano tranquillizzare, e aiutavano anche se stesso, sia a farlo calmare che eccitare, due cose di fondamentale importanza in quel momento.
Damien mise le sue mani ai lati del viso di Elia, era caldo. Divaricò ancora un po' le gambe per dare più spazio a Elia.
Aiutandosi con la mano tremante, Elia indirizzò il suo membro nell'apertura del moro, che al tocco leggero inarcò la schiena e sospirò.
Entrò a poco a poco, lentamente per non procurargli tanto dolore, ma a giudicare dall'espressione di Damien, non stava funzionando: gli occhi spalancati, le guance arrossate, la bocca chiusa e stringeva i denti, mentre un verso qusi stridulo risuonava in tutta la camera. Elia non si fermò... Damien non voleva che si fermasse, glielo leggeva negli occhi.
«Cazzo!» esclamò, mentre una lacrima gli bagnava la guancia e una mano stringeva il lenzuolo. Non aveva mai provato un dolore così forse, neppure nei suoi quattro anni passati da autolesionista.
«Oddio. Scusami tanto, Damien. Ti ho fatto male?» si fermò. Sì, forse doveva fermarsi un po' per farlo abituare, prima di andare fino in fondo. Come aveva fatto a non pensarci prima!
«Non pre... preoccuparti.» disse. Voleva dirgli che stava bene, ma il dolore gli impediva di parlare e anche se apriva la bocca, uscivano soltanto dei versi.
«Scusami.» ripeté.
«Continua.» lo incoraggiò il moro, spingendosi verso di lui con tutto il corpo, per aiutarlo nei movimenti.
In tutti i video che aveva guardato, nessuno aveva mai dato l'impressione di essere così dannatamente doloroso, anzi, lo facevano con tanta spensieratezza da farla sembrare la cosa più indolore del mondo.
"Tutte cazzate!" Si disse. Aspettava il momento in cui il dolore sarebbe diventato piacere, e fortunatamente non tardò ad arrivare. Più sentiva Elia dentro di sé più si abituava. Lo fece abbassare per poterlo baciare, e strinse ancora una vta le braccia attorno al suo collo. Elia cominciò a muoversi più velocemente; Damien perlopiù rimaneva immobile, quando cominciava a sentirsi di troppo, un peso, assecondata i movimenti del castano, andandoci incontro.
Sentiva il sorriso di Elia farsi presente, a contatto con la sua bocca, e sorrise a sua volta, ancora imbarazzato ma felice. Ce la stavano facendo: non stava sembrando un totale disastro, al contrario. Probabilmente non lo stavano facendo correttamente, probabilmente avevano impiegato troppo tempo per arrivare al sesso vero e proprio, ma ne era valsa la pena. Si sentiva benissimo, si sentiva a suo agio.
Elia iniziò a baciargli il collo, e Damien piegò la testa lateralmente per renderlo più facile.
Si tappò la bocca con una mano per attenuare il rumore dei suoi gemiti, ma Elia gliela tolse. Amava sentirlo godere, gemere. Era quel tipo di suono che avrebbe volentieri ascoltato tutto il tempo.
«El-Elia...»
"Non posso finire adesso!" Si disse. Non sapeva quanto tempo fosse passato esattamente, non aveva controllato l'orologio, ma sapeva che non avevano cominciato da tanto, e non poteva finire subito. Strinse di più le braccia al collo del castano, appoggiando la fronte sulla sua. Continuarono a spingere, assieme... e Damien venne, sporcando del suo sperma la pancia di Elia e la sua. Era un disastro, sempre! Guardò negli occhi il castano, che d'altra parte non sembrava turbato, solo felice.
«Mi dispiace.» sussurrò Damien, mortificato.
«È tutto apposto.» rispose.
Poco dopo anche lui venne, riversando lo sperma all'interno del preservativo.
Quando Elia si mise accanto a lui, sentì la mancanza del suo corpo sopra e del calore che gli trasmetteva. Si presero per mano e si guardarono, sorridendo imbarazzati, poi si abbracciarono.
In fin dei conti, era andata meglio di quanto si fossero aspettati. Non avrebbero potuto desiderare di meglio.

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