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Elia e Damien lo avevano detto. Adesso tutti sapevano che il castano si sarebbe salvato, che Damien sarebbe stato il suo donatore, il suo salvatore. Nessuno ci aveva creduto, all'inizio, ma poi avevano notato la serietà con cui avevano parlato, e capirono che stavano dicendo la pura verità. Annie aveva urlato, felice, poi era corsa ad abbracciare Damien. Sapeva che lo amava, ma non si sarebbe mai aspettata -lei, come tutti- che si sarebbe sottoposto ad un intervento così rischioso per lui. Gli avrebbero tolto un polmone, non sapendo neanche se l'intervento sarebbe andato a buon fine. Rischiava la sua vita per Elia. Non era una scelta da niente, una scelta che tutti prendono in considerazione almeno una volta al giorno, doveva esserne veramente innamorato per arrivare a prendere tale decisione!
Lo avevano detto anche a Jason e Jonathan -Logan era tornato a Milano due giorni dopo il compleanno di Damien-, che erano felici e preoccupati al tempo stesso. Non credevano che persone così, come Damien, esistessero per davvero. Quanto erano disposti a rinunciare a un polmone per non rinunciare alla persona che amavano? Non tanti!
«Io non riesco ad essere del tutto felice.» disse Elia, prendendo la mano di Damien.
«Se dovesse succedergli qualcosa a causa mia, non riuscirei a sopportarlo.»
«Io non riuscirei a sopportare la tua morte, soprattutto sapendo che potevi salvarti.» ribattè Damien.
«Non puoi rifiutare.»
«Ma, Dami, se te ne pentissi, in futuro?»
«In tal caso, entrerò in casa tua di notte, ti aprirò in due e mi prenderò ciò che è mio...» rispose in tono sarcastico, dandogli un piccolo spintone. Gli si mise davanti e lo attirò a sé, mettendo le braccia dietro la schiena.
«Elia... non me ne pentirò. Io mi sento pronto, e voglio farlo.»
«Ma io ho paura! Per te.»
«Io trovo molto divertente, invece, sapere che qualcuno ti aprirà in due.» era ironico.
Il castano alzò un angolo della bocca, poi sollevò Damien che si aggrappó ad Elia con gambe e braccia.
«Però se non c'è un chirurgo femmina e lesbica non facciamo niente, ok?» aggiunse scherzando, nascondendo il viso fra la spalla e il collo di Elia, che rise a quella sua affermazione.
«Elia, ti invidio troppo.» la voce di Jonathan attirò la loro attenzione.
«Quanto mi piacerebbe tenere quel bel culetto fra le mani.» disse.
«Vai a toccarlo a qualcun altro, il mio può toccarlo solo Elia!» rispose Damien.
«Anche se onestamente preferisco quando siamo soli e quando non ci sono i vestiti da intralcio.» aggiunse, con un sorriso malizioso rivolto ad Elia.
«Che indecenza, fratellino!»
«Dice quello che sta per avere un figlio con una diciassettenne!»
Chris rise.
«E con questa mi ha messo ko.» sapeva riconoscere di aver perso.
Seguì con lo sguardo Elia che andava a sedersi sul divano, Damien ancora aggrappato a lui. Poi Jason andò a sedersi accanto ai ragazzi, e disse:
«Se volete farlo qui, io mi sposto.»
Dam lo fulminò con lo sguardo.
«Non siamo interessati al porno...» guardò Elia «... almeno, non davanti voi.»
«Poi dovrebbero avere le posizioni invertite.» disse Igor, sicuro di quello che diceva, fin quando non notò le espressioni dei suoi amici.
«No, non ci credo.» disse Giusy, sorpresa.
«Oh, Santo cielo! Io credevo che tu... e tu...» continuò.
«Grazie!» rise Elia, fingendosi offeso.
«È vero, anche io credevo fosse il contrario. Sai, tu sei così... dolce!» confermò Jason.
«Sì, con i vestiti!» disse Damien, cambiando posizione. Adesso era seduto sulle gambe di Elia, e la testa sulla sua spalla, con le gambe distese, una sopra l'altra.
«Ma comunque non vi importa nulla di cosa facciamo e come lo facciamo! Un po' di privacy, insomma.» disse Damien, sorridendo quando Elia infilò una mano sotto alla sua maglietta per accarezzarlo. Lui, di conseguenza, iniziò a fargli i grattini dietro al collo, come amava.

Era arrivata la sera. A mare, tutti i ragazzi si erano uniti per passare una serata assieme, prima dell'intervento. C'erano tutti, anche Jack. Era stato invitato da Georgie, non perché le avrebbe fatto piacere la sua presenza, ma perché ne avrebbe fatto ad Elia, che aveva riniziato ad essere suo amico. A Damien non faceva piacere averlo lì, ma con tutti i pensieri che aveva in testa lui era il suo ultimo problema. Il moro era seduto sulla sabbia, come tutti, con le gambe al petto, le braccia che le stringevano e il mento fra le ginocchia... guardava davanti sé, il mare nero e qualche ragazzino che faceva il bagno, anche se l'acqua era fredda e i suoi genitori gli urlavano di non farlo. Al suo fianco c'era Elia, che lo guardava pensando a quello che era disposto a fare per lui. Aveva paura. E se fosse morto a causa sua? E se avesse avuto problemi, dopo? E se il suo tumore sarebbe ricomparso, lui si era fatto esportare in organo per nulla?
«Eli...» il suo fidanzato lo fece tornare alla realtà.
«Non pensare. I pensieri fanno male.»
«Tu ne sai qualcosa?» chiese con un sorriso triste, avvicinandosi ancora a Dami, fino a quando non furono uniti. Il moro gli bació il collo.
«Fra pochi giorni mio fratello e mio cognato saranno sottoposti ad un'operazione. Ci sono ottime possibilità che tutto si risolva al meglio, ma ci sono anche le possibilità che...» Chris lasciò la frase in sospeso, non riuscendo a dire ad alta voce che era anche molto rischiosa.
«È proprio perché non sappiamo se li rivedremo tutti e due, e credo sia una cosa carina condividere quel che pensiamo. Magari dire quello che non siamo mai riusciti a fare, per qualsiasi ragione...» una lacrima solitaria scese sulla sua guancia.
«Mi sembra una cosa carina, anche se molto triste.» disse Elia.
Chris gli sorrise.
«Funziona tipo il gioco della bottiglia? Loro chiedono qualcosa e noi rispondiamo?» domandò Lydia.
«Qualcosa del genere.» annuì Chris. Quindi indicò Elia, dicendogli silenziosamente di cominciare con la domanda.
Lui esitò un momento, poi chiese:
«Se... se non dovessi farcela, e un giorno qualcuno vi chiede: "come era questo ragazzo, e cosa è stato per voi?", voi cosa risponderete?»
Si guardarono, in silenzio, chiedendosi chi sarebbe stato il primo a rispondere.
Inaspettatamente fu Damien a parlare, con lo sguardo abbassato sulla sabbia.
«Cosa sei stato per me? Sei stato tutto per me, nel vero senso della parola: il mio primo amico, la prima persona con cui potevo essere me stesso, senza essere criticato. Sei stato la cura di tutte le mie ferite, interne ed esterne, e mi hai sempre sopportato, anche quando avresti dovuto lasciarmi, odiarmi. Mi sei stato accanto sempre, quando ne ho avuto di bisogno. Molte volte hai messo me al primo posto, anche se tu eri in ospedale in condizioni critiche. Metti sempre tutti prima di te. Ti preoccupi delle persone, quando magari loro non lo fanno per te, e sei pronto a perdonare anche se non hai nessuna colpa. Sei una persona buona, Elia, e prima di conoscerti non credevo neanche esistessero persone come te. Chi dice che la perfezione non esiste, allora è perché non ti ha mai incontrato. La perfezione esiste, cazzo, e ha gli occhi blu, i capelli castani e un sorriso che si noterebbe fino a cento chilometri di distanza. Tu sei perfetto, davvero, e lo farei sapere al mondo intero, se solo potessi.
E... poi direi anche... » gli si spezzò la voce in gola, e le sue guance furono bagnate dalle lacrime. Gli tremò il labbro inferiore, poi abbracciò Elia, lasciando il discorso a metà, e pianse, sperando che mai nessuno andasse da lui a chiedere "che ragazzo era Elia?"

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LONELYWhere stories live. Discover now