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«Questa notte mi sono addormentato con la fotografia che mi fissava!» disse Elia, riferendosi al regalo che gli aveva donato Dam il giorno prima. Una fotografia di quando era bambino e indossava un costume da scimmietta, in occasione di carnevale o halloween.
«A dire la verità la stavo abbracciando quando poi mi sono addormentato.» si corresse.
Elia era seduto sulla poltrona del salotto di casa sua, Damien era sulle sue gambe nella stessa posizione in cui una mamma culla il proprio bambino.
Il moro gli sorrise, e con una mano sulla guancia del castano lo attirò a sé, gli diede un bacio a stampo e poi tornarono come prima.
«Sapevo ti sarebbe piaciuta.» ci fu ancora un bacio.
«Ogni cosa che riguarda te mi piace.» questa volta fu lui a baciarlo, e da quello ne seguirono tanti altri, fino a quando...
«Devo dirti una cosa.»
«Parla.» se Damien avrebbe dovuto trovare un difetto nel suo ragazzo, era che trovava ogni momento buono per parlare.
«Voglio perdonare Jack.»
Dam spalancò gli occhi. Rimase un momento in silenzio, poi si sollevo un poco. Gli diede un colpo con la mano sulla fronte, dopo sbottò:
«Ma ti è morto il cervello? Sei per caso impazzito, hai sbattuto la testa da qualche parte?»
«Damien...»
«Damien un cazzo! Come puoi volerlo perdonare, dopo tutto quello che ti ha fatto?» si mise in piedi, anche Elia fece la stessa cosa.
«Jack è stato uno stronzo. Mi ha tradito, mi ha fatto soffrire e poi voleva anche farci lasciare e umiliarci davanti tutti i nostri compagni. Non è una cosa bella. Ma...»
«Ma sì, dai... perdonalo pure.»
«Amore...»
Damien incrociò le braccia al petto, e si girò un solo momento sospirando, quando tornò a guardare Elia, tremava dalla rabbia.
«Amore un cazzo!»
«Mi fai parlare?» gli mise le mani sulle spalle, ma Damien lo afferrò per i polsi e le tolse.
«No... no, Elia, nessuna scusa è valida per perdonare Jack.»
«Per me sì. Guardami, guarda questa stupida bombola collegata al mio naso... ci sono possibilità di sopravvivere, ma ce ne sono anche di morire. Ieri ho visto mia zia, sta morendo odiando tutti, odiata da tutti e io non voglio questo anche per me. Jack ha sbagliato, è vero...»
Damien distolse lo sguardo, ma Elia fece in modo di farsi guardare.
«Ma è umano. Tutti commettiamo errori, e tutti poi vogliamo essere perdonati.»
«Metti da parte la tua gentilezza, e ragiona.»
«Ho ragionato. E voglio perdonarlo.»
Dam prese il giubbotto che aveva appoggiato al divano.
«Fa' come vuoi. Perdonalo, fatti trattare ancora come una pezza e soffri ancora tu.»
«Grazie per la comprensione.» sapeva che non l'avrebbe presa bene, ma desiderava almeno un po' di appoggio.
«Comprensione? Da parte mia? Certo. Vai, perdonalo... voglio vederti quando poi farà qualche altra cosa.»
Elia si sedette sulla poltrona, tenendo lo sguardo basso.
«Quando mi farà qualche altra cosa mi pentirò di avergli dato questa possibilità.»
«E io starò qui a dirti che te l'avevo detto.»
«Ok. Grazie mille, Damien.»
«Avresti dovuto aspettarti questa reazione da parte mia, è inutile che adesso fai così, come se fossi io dalla parte sbagliata.»
«Mi ami?»
Per un momento fu sorpreso da quella domanda, ma poi disse:
«Stai giocando la carta del "se mi ami dovresti essere felice per me e bla bla bla"? Sì, ti amo Elia, ed è per questo che ti sto dicendo che stai per fare una cazzata. Voglio impedirti una sofferenza assicurata.»
Elia si appoggiò completamente allo schienale della poltrona, scrollando le spalle. Sembrava molto deluso, e forse lo era.
«Ok. Hai... hai ragione tu.» piegò le gambe al petto, e cominciò a giocare con il tubicino dell'ossigeno, senza alzare gli occhi su Damien.
«È stupido.» aggiunse. Sorrise, anche se non era un sorriso felice, anzi.
Voleva tenerlo lontano da Jack per evitargli sofferenze, ma era stato lui a renderlo triste. Non ne faceva una buona. Sapeva che pur di accontentarlo, Elia avrebbe fatto -o non fatto- qualsiasi cosa, anche se lo desiderava tanto.
Sospirò, e con il giubbotto ancora in mano andò davanti al castano.
«Se è la cosa che ti renderà felice, allora falla. Non sono nessuno per dirti cosa fare o meno, e ti ringrazio di avermi detto le tue intenzioni prima di farle. Per me è importante. Perdona Jack, se lo vuoi veramente.»
Elia alzò lo sguardo.
«Se questo rovinerà il nostro rapporto no.»
«Non rovinerà niente, Amleto. Fallo ma... ad una condizione.»
«Fammi indovinare: non devo chiederti di fare lo stesso.»
Dam annuì, lasciando cadere il giubbotto a terra, mentre Elia poggiava i piedi al pavimento per permettere a Damien di sedersi di nuovo sopra di lui.
«Esatto. E... potresti non so, rapirlo e portarlo nella mia cantina per poterlo torturare al meglio. Che ne dici?»
Elia rise, facendo di no con un movimento della testa.
«Però se ti tocca lo faccio.»
La cosa che più preoccupava Elia era la serietà con cui stava parlando.
«Farò in modo che non mi tocchi. E poi non hai una cantina...»
«A questo potrei sempre rimediare. Ma adesso basta parlare di... Jack...» fu inevitabile trattenere la smorfia di disgusto.
«Possiamo invece... riprendere ciò che abbiano lasciato in sospeso, prima che tu cominciassi a parlare di... Jack!?»
Elia capì che quello che provava nei confronti di Jack non era solo semplice gelosia, era odio puro e disgusto. Orrore, ribrezzo.
«Cosa stavamo fa... oh, è vero!» sorrise maliziosamente, unendo le sue labbra a quelle di Damien, d'accordo con lui sul fatto che potevano evitare di parlare del suo ex.
Dam gli mise le mani attorno al collo, accarezzando il viso con i pollici. Poi...
«Oddio, non ci credo.» esclamò Damien, sentendo suonare il suo telefono nella tasca dei pantaloni. Sbuffò, estraendo il telefono.
«10 euro che è mio fratello.» erano così abituati a essere interrotti da chiunque, che avevano pure cominciato a lanciare delle ipotetiche scommesse.
«Stavo per dirlo io...»
«Pronto per scoprire la verità?»
Entrambi guardarono lo schermo del telefono, rendendosi conto che, se avessero scommesso veramente, avrebbero avuto 10 euro in tasca ciascuno. Con un sospiro, Dam accettò la chiamata.

LONELYWhere stories live. Discover now