Capitolo 12

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"Strani amori che vanno e vengono nei pensieri che li nascondono... Storie vere che ci appartengono ma si lasciano come noi..."

(Strani amori, Laura pausini)




(Sebastian)

{Svizzera, Casa Vettel, 23 settembre}

Apro la porta di casa cercando di fare meno rumore possibile. Io eLewis siamo arrivati in Svizzera molto presto perché il volo haoccupato tutta la notte. Voleva rimanere qui per starmi vicino ma gliho detto di no. Non aveva senso rimanere qui, io sono a casa miacomunque e lui ha i suoi impegni e allora ci siamo salutati inaeroporto e ci siamo dati appuntamento alla prossima gara.

Sto cercando di non ripensare a ciò che è successo stanotteperché devo essere lucido quando parlerò con Hanna.

Dopo aver posato la valigia in salotto e le chiavi sul mobileall'ingresso mi avvio velocemente verso la stanza delle bambine.

Apro poco la porta e le vedo. Sono ognuna nel proprio letto edentrambe dormono abbracciando il peluche preferito. Sono convinto chequesta sia l'immagine più bella del mondo. Starei ore e ore aguardarle dormire e sognare... mi rilassa sapere di essere qui conloro.

Mentre sono appoggiato allo stipite della porta e le guardodolcemente sento la voce dolce di Hanna dietro di me "Sebastian...".

Chiudo un attimo gli occhi e poi con tutta la forza del mondo migiro e la guardo.

Tutti i sensi di colpa possibili ed immaginabili attraversano lamia mente. Hanna mi guarda con quegli occhi che mi hanno sempre fattouno strano effetto e io non so come spiegare tutto.

"Hanna" le dico accarezzandole dolcemente la guancia ma leirimane a debita distanza.

"Andiamo in salotto..." le dico chiudendo la porta di cameradelle bambine e camminando verso il soggiorno.

Hanna mi segue silenziosa e si siede sul divano accarezzandosi lapancia gonfia.

Mi siedo davanti a lei, trattengo il respiro e comincio aparlarle.

"Mi dispiace Hanna... mi dispiace così tanto..." le dicosincero, e si mi dispiace vederla così per colpa mia, mi dispiaceperché le voglio comunque bene e ho vissuto una vita meravigliosacon lei fino ad adesso.

"Ti dispiace Seb? Mi hai lasciato squallidamente per telefono...aspettiamo il nostro terzo figlio... e poi per cosa? Per una cottaadolescenziale?" Mi dice in lacrime

"Non è così Hanna... non è una cotta adolescenziale... e poisono qui... non avrei voluto parlarti per telefono ma ho dovutofarlo... e certo che lo so che aspettiamo il nostro terzo figlio...pensi che sia facile per me essere qui e guardarti negli occhi?"Dico quasi in lacrime

"Ah non è una cotta adolescenziale? E cos'è allora? Cosacazzo è Seb? Perché stai buttando all'aria tutta la nostravita..." dice cercando di darmi qualche pugno ma senza farmi ilminimo dolore... anche perché io già sto male al momento.

"È amore Hanna... è come quello che ha sempre legato me ete... perché sai benissimo che ti ho amato fin da subito... ma lecose adesso sono cambiate... mi dispiace veramente tanto... io nonavrei mai voluto farti soffrire così... mai... lo so che èdifficile accettare una cosa del genere... neanche io ci riescobene... sono abituato alla nostra vita e non so cosa succederà nelfuturo..." dico sconsolato prendendole la mano.

"E i nostri figli Seb? Le nostre bambine? Il nostro bambino chedeve nascere? Che ne sarà di loro?" Mi chiede

"Non cambierà niente... non voglio minimamente farli soffrire eLewis non si metterebbe mai nel mezzo... la mia famiglia avrà semprela priorità." Dico convinto guardandola negli occhi.

"Seb... perché? Perché Lewis?" Mi chiede poi

"Non lo so... non ci deve essere per forza un perché no? Lecose succedono e basta... anche quando non sono cercate..." dicoguardandola mentre si alza e inizia a camminare verso la nostracamera.

"Hanna.." la chiamo... lei si ferma ma non si gira aguardarmi.

"Io ci sarò sempre per te... per qualsiasi cosa..." le dico elei dopo avermi risposto "non mi sono mai sentita così umiliataSeb... e non avrei mai creduto di esserlo per colpa dell'uomo cheamo" riprende la camminata e si chiude in camera.

Mi siedo sul divano e inizio lentamente a piangere.

Piango per il nervoso, per il dolore, per la tristezza di unmatrimonio finito e perché non avrei mai voluto far del male adHanna, lei che proprio non se lo merita. Ma non ho potuto fare ameno, non più... Lewis è troppo importante per lasciarlo perdere eho una fottuta paura di non riuscirci.

Chiudo gli occhi e mi sdraio sul divano e dopo poco i singhiozzifiniscono e il sonno si impossessa di me.

Non so dopo quanto tempo vengo svegliato da due vocine arzille cheurlano "è tornato papà" per poi saltarmi in braccio.

Apro gli occhi e le mie due bambine mi riempiono di baci e micoccolano.

È stata dura questa mattina... ma se ci sono loro ce la farò.

Il telefono si illumina. È un messaggio di Lewis.

"Buongiorno amore... io sono a Montecarlo. Per qualsiasi cosachiamami a qualunque ora. Spero vada tutto bene da te... io adesso miriposo, ci sentiamo più tardi.

Ti amo Seb."

Sorrido leggendo il messaggio e mi sento un ragazzino alla primacotta.

"Buongiorno Lew... diciamo tutto bene ma sono stato meglio, poiti spiego. Buon riposo amore... ti amo!" Rispondo e poi lascio ilcellulare sul tavolo e mi godo le mie bambine con Hanna che non mirivolge parola ed è sempre più pallida.

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