05 II

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"È molto grande" commentò Harry, un po' intimorito.

"È una Tenuta, è giusto che sia grande" spiegò tranquillo, gli occhi fissi su ogni particolare. Il giardino era in condizioni pessime, ma la casa sembrava perfettamente intatta.

James l'aveva chiusa quando avevano avuto la notizia della profezia su Harry e che avrebbero dovuto nascondersi, sarebbe stato stupido e impossibile riuscire a proteggere efficacemente un posto così grande da soli.

Sirius era con loro quando ebbero La Notizia; James era a pezzi all'idea che suo figlio potesse rischiare direttamente l'ira del Signore Oscuro, ma Lily era stata una roccia, Sirius ricordava ancora il modo in cui la mascella di lei si era serrata e gli occhi chiari si erano induriti. Sarebbe morta prima di permettere che qualcosa succedesse a suo figlio ed era esattamente quello che aveva fatto.

"Ed eravate spesso qui?" gli chiese Harry e si distrasse dai suoi ricordi malinconici.

"Era la residenza di Fleamont e Euphemia, i tuoi nonni, siamo stati qui fino ai diciassette anni. Io ero qui tutte le vacanze scolastiche e poi loro mi hanno accolto quando sono scappato"

"Più la guardo e più sembra diventare grande" commentò e Sirius non poté dargli torto.

La Tenuta Potter era uno spettacolare edificio di quattro piano e innumerevoli stanze. I tetti erano della classica arenaria scura e l'edera aveva avvolto tutto il lato sinistro della struttura, oscurandone anche le finestre, ma la parte libera dall'erba mostrava ancora gli infissi chiari e i grossi blocchi di pietra a vista. Non aveva l'aspetto austero e formale che ci si sarebbe potuti aspettare, era un edificio accogliente, la versione ricca di un cottage di campagna, con un portico di colonne bianche ed enormi finestre ad arco. Era il luogo di alcuni dei ricordi più belli di Sirius e lo riempiva di gioia avere finalmente la possibilità di mostrarlo a Harry.

"Allora? Entriamo?" chiese dopo un po' e il ragazzo annuì.

"Andiamo"

Sirius gli mostrò l'incantesimo e, dopo averlo provato un paio di volte, il ragazzo lo enunciò. I cancelli si smaterializzarono e la tenuta sembrò svegliarsi dal torpore di diciassette anni di stasi.

Arrivarono davanti alla porta a furia di Diffindo per tagliare via l'erba ad altezza vita e quella dannata edera rampicante che aveva quasi coperto la grossa porta d'ingresso.

Harry si dondolava sui talloni e solo quando Sirius gli fece cenno di aprire, osò toccare la grossa maniglia di ottone.

L'interno era perfettamente intatto, se forse un po' polveroso. I mobili erano coperti da lenzuola, ma la grossa scalinata di legno era perfettamente visibile in tutta la sua grandiosità, illuminata dalle grosse finestre dietro di essa. Le pareti erano di un tenue color crema che aveva un magnifico contrasto con il legno scuro della scalinata.

Un Sirius dodicenne era caduto dal corrimano di quella scala provando a scivolare fino all'ultimo gradino. Aveva avuto paura di chiedere aiuto, temendo che Euphemia lo avrebbe picchiato, ma la donna era arrivata di fretta, spaventata dal tonfo clamoroso che Sirius aveva fatto sul parquet. Lo aveva aiutato a sedersi sui primi gradini e gli aveva attentamente curato il braccio. Aveva fatto un male cane e il piccolo Sirius aveva provato a non piangere, ma Euphemia gli aveva asciugato le lacrime con una carezza e poi gli aveva raccomandato di non farlo più.

Sirius si diede una manciata di secondi per rivivere ancora ricordi che finalmente facevano meno male e diede anche a Harry tempo di guardare il tutto per la prima volta. Quando finalmente il ragazzo tornò a guardarlo, l'uomo annuì e iniziò a camminare.

"C'è una cosa che ci tenevo particolarmente a mostrarti" spiegò prima di iniziare a camminare a passo sicuro fino al corridoio che conduceva al salone. Harry si guardava attorno come se avesse avuto paura che smuovendo l'aria avrebbe rischiato di distruggere l'illusione.

Portraits of the Past   II Wolfstar IIWhere stories live. Discover now