capitolo 1

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Avevo quasi diciotto anni quando mio padre morí.

Era il mio eroe, il mio idolo, era l'amore di mia madre, era la nostra protezione, la nostra forza.

Purtroppo quell'omone dolce e burbero ci lasció all'improvviso, senza neppure darci il tempo di abituarci alla sua assenza, che cosa stupida da dire, so bene che non ci si abitua mai ad una assenza.

Ma capitemi, non fú una malattia ad ucciderlo, non ci furono dottori a dirci di farcene una ragione, ma solo un medico mai visto prima di allora che uscendo dalla sala operatoria ci disse con voce piatta 《 Mi dispiace ma non abbiamo potuto fare nulla, non ce l'ha fatta》.

Non saprei dirvi molto di più sui momenti che seguirono quella frase, ricordo solo che mia madre cadde in ginocchio ai piedi del medico, sentii solo il suo urlo prima di avere quello che mi spiegarono in seguito fù un blackout mentale, ma quel grido non lo dimenticheró mai.

Immaginate di ascoltare lo schianto di un fragilissimo vaso di ceramica che si infrage a terra mentre tutto intorno tace, immaginate l'urlo di dolore di una persona che si stá disgregando sotto i vostri occhi.

Dopo quel giorno nè io nè mia madre fummo piú le stesse.

Io mi ripresi il giorno dopo, non ricordavo e ad oggi non ricordo nulla di ció che successe dopo quella notizia, sò solo che l'incidente che si portó via mio padre divenne una linea retta, da quel giorno parlo sempre di un prima e di un dopo "l'incidente".

Dopo l'incidente ho iniziato a lavorare, non c'era mai stato bisogno che io lavorassi prima dell'incidente, mio padre guadagnava abbastanza e con il suo lavoro in banca manteneva me e lasciava che mia madre vivesse della sua passione: la pittura.

Prima dell'incidente era una artista favolosa, non guadagnava molto dalla vendita dei suoi quadri, ma non ci importava, vivevamo già bene e quei soldi non erano indispensabili per il nostro sostentamento. Disegnava soprattutto paesaggi, non era raro che sparisse per ore e tornasse la sera con qualche magnifica bozza realizzata girovagando per le colline della nostra magnifica Toscana.

Dopo l'incidente i medici le diagnosticarono un disturbo post traumatico, non disegnó mai piú.

Rimasi a vivere con lei per quasi un anno dopo l'incidente, dopo di chè i medici deciso che mia madre stava diventando pericolosa per se stessa per gli altri.

Aveva tentanto il suicidio tre volte nell'arco di dodici mesi, ero sempre riuscita a portarla di nuovo alla vita ma lei mi guardava ogni volta con occhi sempre piú vuoti.

Nota:
Ringrazio chiunque si sia soffermato a leggere queste pagine, vi sono immensamente grata e vi prego di proseguire nel resto della storia.
Prometto di aggiornare ogni giorno o quasi questo racconto, sarei molto felice se mi scriveste le vostre impressioni.
Grazie mille ancora,
Un abbraccio, Emily !

Nell'arco di una vitaWhere stories live. Discover now