Parte 14 - KO tecnico

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Dopo che Artemis poté vestirsi, Tamatoa le offrì il braccio e insieme si diressero alla sontuosa sala da pranzo. L'ampio lampadario ancorato al soffitto dipingeva di oro gli eleganti stucchi sul muro e faceva risaltare il rosso vivo delle pareti e le venature dell'enorme tavolo. A un capo, Sant'Ana l'aspettava insieme a due tazze vuote e a una teiera fumante.
"Gli abiti normali ti donano" esordì, alludendo alla ricca tunica bianca da Drago Celeste che Tamatoa aveva scelto per lei. Gli strati di tessuto le pesavano sulle spalle in modo insopportabile e meno ancora gradiva le croci blu del Governo Mondiale cucite sul cuore e sulla schiena: li sentiva attraverso la stoffa come bruciature sulla pelle nuda.
Artemis rispose con un breve sorriso che, più che di ringraziamento, sapeva di scherno. Appena si fu seduta, la sua assistente abbandonò immediatamente la sala, lasciando che madre e figlia sprofondassero in un asfissiante silenzio.
Ana versò poi il tè a entrambe.
"Avrai domande, immagino." intavolò.
"In primo luogo, come sai della mia ciurma e quanto ancora sai di loro." Replicò l'altra, decisa e schietta.
La donna inarcò un sopracciglio da dietro l'orlo della sua tazza.
"Altre domande?" Chiese posandola delicatamente sul piattino.
"Queste non vanno bene?" rise appena Artemis, girando lentamente il liquido ambrato con delicati gesti del polso.
"La risposta è ovvia."
"Il Chiper Pol, immagino."
"Visto? Non voglio perdere tutto il tempo del mondo, sfrutta bene quello che hai."
"Perchè adesso?" chiese allora schematica, fissando con attenzione i riflessi del liquido come avrebbe fatto un alchimista "Perché mi vuoi qui adesso?"
"Stavi iniziando a prendere una brutta strada, qualsiasi brava madre ti avrebbe fermata."
Artemis prese un profondo respiro, come se dovesse collezionare tutta la sua forza interiore per condensarla in un forzato sorriso.
"Possiamo evitare? Non c'è nulla di vero in queste parole. Lo so io, lo sai tu."
L'altra rimase per un istante spiazzata, poi parve imitarla: se ci fosse stato uno specchio a dividerle, non si sarebbe notata differenza.
"Disgustosamente intuitiva. È proprio vero che la genetica non mente."
"Dunque?"
"Tu e il tuo figlioccio stavate ficcando il naso in affari che non vi competono. Finché si trattava di quello stupido gioco da pirati avrei potuto ignorare. Ma questo..."
Artemis inclinò appena la testa, come a richiedere spiegazioni.
"Un'evasione di massa, un attacco a una delle roccaforti del Governo Mondiale e ora un'intrusione in un sito scientifico interdetto. Sembra quasi che tu stia implorando di finire arrestata."
"Sono il primo ufficiale di una ciurma" rise appena "Per essere precisi, della ciurma di uno Shichibukai. Come pensi di giustificare questi tuoi capricci?"
"Giustificare? Cosa ti fa pensare che io debba farlo? Ricorda con chi stai parlando. E poi, tu hai qualcosa che mi appartiene."
La donna si alzò, avvicinandosi lentamente ad Artemis e lasciando scorrere con delicatezza un dito sui punti ancora freschi. "Proprio qui dentro."
La pirata, come in un duello, non le toglieva gli occhi di dosso. "Non possono esistere due portatori di uno stesso frutto. Eppure eccoci qui. Un paradosso dall'inizio alla fine."
"Pensi di conoscere la spiegazione?" La interrogò girandole intorno, squadrandola.
"Un frutto torna in circolazione alla morte del suo portatore. Quindi immagino che qualcuno, in questa stanza, abbia tirato un brutto scherzo al mietitore." rispose Artemis, lanciandole eloquenti occhiate.
"Più di qualcuno" la corresse Ana "immagino tu sappia che noi due non siamo le uniche persone ad aver avuto questa benedizione."
"La Mangiona, presumo." Ricordò l'altra "Membro della Generazione Peggiore, era alle Sabaody ai tempi dell'ennesimo exploit di Cappello di Paglia. Però ora non è qui."
"Per Jewelry Bonney è già stato riservato un posto a Impel Down. Ha solo scalfito la superficie." spiegò, vagamente delusa, "Ma tu no: strappare brandelli di eventi, sovrapporre linee temporali, saltare tra le varie istanze del Tempo. Tu non ti sei accontentata di giocare con l'età. Sei come me."
"Perché ci sono tre frutti?"
"È un piccolo dono del Time-Time" raccontò Ana "Un jolly, se così vogliamo chiamarlo. Gli animali funzionano in modo molto semplice e gli umani non fanno eccezione. L'inconscio esiste per attuare quello che definiscono istinto di conservazione: quando il portatore sente la morte vicina per la prima volta, cerca di creare un interlacciamento con altre linee temporali. Più lenta è tale causa, più tempo ha la consapevolezza per sedimentare, più probabilità di salvarsi ottiene. Quando poi giunge l'ora, il frutto torna in circolo. Per me fu l'età a generare la biforcazione. Riesci a immaginare cosa sia stato per te?"

[One Piece OC] FacelessWhere stories live. Discover now