Parte 16 - Il nome che ci lega

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"Che cos'è questo?" Chiese Sant'Ana, battendo l'indice ossuto su una pagina di giornale.
Sengoku era certo che sarebbe stato convocato per quell'articolo. Lo aveva immaginato nel preciso istante in cui il flash di quell'uccellaccio di Morgans era entrato nel suo campo visivo.
Aveva sperato che sarebbe passata inosservata, in mezzo a tutti gli altri.
Invece il dito della donna si alzava e si abbassava ritmicamente su un solo, specifico volto, sul basso tavolino del salotto.
"Sono i nuovi comandanti." spiegò lui "La cerimonia è stata pochi giorni fa, hanno già preso in carico le loro mansioni."
"Non parlo della marmaglia." replicò velenosa la donna "Parlo di quel soldato."
"È un elemento estremamente valido." Dichiarò lui con freddezza, intransigente sulla sua capacità di valutare quella che, più che attitudine, avrebbe definito talento.
De la Rose, in particolare, ne aveva da vendere, come ci si sarebbe aspettati se si fosse conosciuta la sua stirpe.
me." replicò Ana, stressando talmente tanto quelle poche lettere che sembrava volesse usarle per pugnalarlo. "Avevi giurato, Sengoku!"
C'era ben poco di regale, nella rabbia isterica di lei. Se avesse saputo che genere di donna era, quasi vent'anni prima non solo non avrebbe ceduto a quelle continue, subdole provocazioni, ma sarebbe andato via di corsa. Avrebbe ascoltato le parole dei suoi superiori, che tanto si erano premurati di raccontargli quanto Marijoa fosse un covo di serpi e quanto fosse importante che la sua integrità non finisse intaccata, mai e poi mai.
Invece era stato stupido e incosciente come solo i giovani sanno esserlo: aveva accettato e si erano amati, una sola, incresciosa volta.
"É solo un soldato" la rassicurò lui "e non ha dubbi sulla sua famiglia. É una persona felice."
"C'era stata una sola condizione che mi aveva fatto fare un passo indietro." Gli ricordò Ana "Far vivere la bambina se non avessi mai più rivisto il suo volto. Giurasti che non avrei mai più saputo nulla di lei! Deve sparire, deve essere cancellata dalla faccia della Terra!"
"Non ti permetterò di parlare così di nostra figlia." dichiarò perentorio, affidandosi a tutta la forza interiore di cui poteva disporre. Sengoku detestava dover far ricorso al pugno di ferro.
Aveva fatto del puro ragionamento la sua arma e del compromesso un'arte. Quella volta, però, mise da parte i suoi preziosi strumenti: quello che più aveva desiderato e inseguito, nel corso della sua vita, era essere un uomo giusto. E di giusto, in quella vicenda, non c'era neppure il principio.
"É mia figlia." ringhiò Ana in risposta, con un tono profondo e minaccioso che mal si abbinava alle sue parole "E stavolta sono io, a giurarti qualcosa: come l'ho messa al mondo, sono pronta a levarcela. Non importa come o quando, io non avrò pace finché quella minaccia girerà libera."
"Non credere di poter contare sui Marines per questo." Replicò lui, in quel tono austero che bastò a ricordarle il titolo del suo interlocutore "Respingeranno qualsiasi affondo tenterai nei confronti di uno di loro."
"Non é un soldato qualsiasi, maledizione, lo sai!"
"Ma lei no, Ana. É un'innocente e non permetterò che paghi."
Lei gli si avvicinò lentamente, finché non fu a un palmo dalla sua divisa, sezionandolo con lo sguardo.
"Non potrai nasconderla per sempre." Lo minacciò, cantilenando appena le parole e sistemandogli la cravatta con gesti attenti, mentre un timido sudore freddo gli imperlava il volto "E io non permetterò che Marijoa cada per una sola voce: prima che pronunci una sola sillaba, la farò tacere."

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La luce tiepida che guidò i loro passi investiva la pietra naturale, rendendola tiepida e luccicante.
Ci volle del tempo prima che i due iniziassero a parlare: procedevano a scambiarsi sguardi come timidi affondi, quasi che ogni parola potesse essere di troppo.
Sengoku ricordava quando la osservava da lontano, mentre saltellava tra le assi del molo di Artoj, coi suoi stessi ricci neri a incorniciare gli occhi vispi.
"Hai visto Helene?"
"Ehi, conosci Helene De la Rose?"
"Sai quando torna mia sorella?" chiedeva a ogni marine che passasse, senza vergogna.
L'aveva vista crescere, cambiare, poi sfiorire pian piano, ma mai si sarebbe aspettato di vederla tanto emaciata, con quegli occhi arrossati e gonfi, i capelli increspati sulle spalle e le fasciature sulla gola.
"Borsalino era convinto che non avreste mai nemmeno saputo di me." rivelò Artemis, perdendosi a esaminare i minuscoli fiori bianchi che circondavano il balcone "Francamente, non mi era difficile credergli."
"È stata Ana a convocarmi." spiegò l'uomo, sedendosi su una panchina e togliendosi il cappello da marine, lasciando che il sole investisse il suo volto. "Diceva che le spezzava il cuore averci diviso tanto a lungo. Sono piuttosto sicuro fosse sarcasmo."
"Mi avevate riconosciuta, a Marineford?"
"Era più una speranza. Quello che mi ha fatto dubitare é stato non sentirti sbandierare ogni cosa, soprattutto dopo Sparrow Island."
"Non sarebbe stato giusto." Sussurrò con riluttanza "Voi avete rischiato tutto proteggendomi. Era il minimo che potessi fare."
"Anche se significa nascondere Sant'Ana?"
"É stato solo un effetto collaterale." specificò Artemis, sedendosi al suo fianco "Non sarebbe stato onorevole smascherarvi in quel modo."
"Non hai mai parlato a nessuno della vicenda? Nemmeno il tuo figlioccio la conosce?"
"Mi credereste se vi dicessi che non ho mai avuto il tempo?" rise appena, con una certa amarezza. "O meglio, non ho mai avuto il coraggio, come se menzionandovi avessi potuto evocarvi entrambi. La sua missione é già abbastanza complessa così com'é, senza che si faccia carico anche delle mie croci. Ne ho parlato solo a una persona e ho sepolto il mio segreto con lui. E voi?"
"Il processo mi ha segnato profondamente" sospirò l'uomo "Ma non ho mai rivelato l'intera storia. O meglio, soltanto uno conosceva alcuni frammenti. Una persona di cui mi fidavo ciecamente e di fronte al quale non avrei mai potuto fingere."
I due si scambiarono sguardi indagatori, finché non fu chiaro a entrambi che il nome sulle punte delle loro lingue era lo stesso.
Un sorriso nostalgico si dipinse sulle labbra di Artemis, quasi un riflesso involontario al solo pensiero di lui.
"Devo dirlo io o preferite farlo voi?"

[One Piece OC] FacelessWhere stories live. Discover now