Capitolo II

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-Derek-

Braeden mi abbraccia da dietro e comincia a baciarmi il collo, d’istinto mi irrigidisco, odio essere toccato ultimamente, da chiunque, non mi piace nemmeno che mi si stringa la mano o mi si sfiori la spalla.

‘’Sei strano ultimamente Der.’’

Sbuffo e mi allontano.

‘’Forse sono semplicemente me stesso Braeden, o ti sei dimenticata chi hai davanti?’’

Mi osserva, quasi come se non mi conoscesse o non capisse di cosa sto realmente parlando.

‘’Credevo fossi cambiato, o che almeno fossi cambiato con me, che fosse diverso quello che ora c’è tra noi.’’

Scoppio a ridere, anche se non trovo per niente la situazione divertente.

‘’La verità è che tu mi hai trovato in un periodo della mia vita in cui ero debole, e ho la sensazione che sperassi che io rimanessi in quel modo.’’

Vedo i suoi occhi diventare lucidi.

‘’Non posso credere che tu davvero mi stia dicendo queste parole. Io ho sempre voluto solo il meglio per te.’’

Sospiro pesantemente per poi avvicinarmi, lei alza lo sguardo prima sui miei occhi e poi lo abbassa sulle mie labbra, capisco così che mi ha perdonato per l’ennesima volta. Mi avvicino ancora di più, quasi a sfiorare il suo naso con il mio e sussurro:

‘’Forse hai ragione tu.’’

E prima che possa baciarmi, mi ritraggo e vado via.

Non mi va di essere trovato, né da lei, né da nessun altro, così decido di spegnere il telefono. Sono nella mia adorata Camaro, stringo il volante e poggiando la testa al sedile, chiudo gli occhi per qualche secondo. Accendo la radio, i Dark Waves cantano ‘I don’t wanna be in love’, mi viene da sorridere, ed io voglio essere innamorato?
Concludo che mio malgrado lo sono già, ma non di lei. Apro gli occhi e mi piego verso lo sterzo, ci poggio la fronte e poco dopo la sbatto con forza e ripetutamente, mi odio. Perché non posso amare una delle poche persone che mi è stata vicino quando non ero in grado di difendermi da solo? Perché devo sempre complicarmi la vita?

Decido d’impegnarmi ad essere migliore, quindi passo tutta la giornata a pensare come rimediare con lei, finchè non mi ritrovo davanti ad una gioielleria. Guardo la vetrina, è piena di anelli di fidanzamento, solitari e diamanti grandi quanto le mie unghie da lupo. Uno di essi colpisce particolarmente la mia attenzione, non è un solitario però, è una fascetta in oro bianco, niente diamanti, è impreziosita solo da una linea blu più piccola, incastonata in essa. Mi rendo subito conto che non è per lei che la sto guardando, così decido di tornare in macchina. Sei ossessinato Derek, smettila.

Sono ormai le 8:30 PM, quando mi ritrovo davanti il ristorante cinese, così ordino la cena da asporto per me e lei, spero che almeno questo possa appianare per ora le nostre divergenze. Quando sono le 9:30 PM, entro nel loft, la trovo a pulire la sua pistola, tant’è che appena entro me la punta contro.

‘’Ti ho già detto mille volte di non puntarmi la pistola contro, Bree.’’

Sorride e mi viene incontro abbandonando l’arma sul tavolo. Mi ruba immediatamente la busta con il cibo dalle mani e in un attimo, senza avere il tempo di schivarla, mi lascia un leggero bacio sulle labbra, decido di non dire niente, siete fidanzati Derek, abitate insieme, è normale che lei ti baci.

Mangiamo la cena parlando del più e del meno e per qualche ora mi sento quasi leggero, sento però l’odore d’eccitazione crescere in lei, per evitare di rifiutarla, fingo di addormentarmi sul divano mentre la vedo pulire il tavolo. Quando la sento andare a letto, mi stendo vicino a lei, questa volta addormentandomi sul serio. Ed eccolo lì, il ragazzino che ormai mi veniva in sogno da mesi. Mi sveglio di soprassalto alle 3:00 AM, dopo l’ennesimo incubo, e dopo aver liquidato Braeden, esco, finendo alla vecchia casa di famiglia.

Accendo il telefono, e trovo dei messaggi da Scott:

‘’Amico, dove sei? Lo sceriffo ha bisogno di noi per alcuni casi, crede ci sia di mezzo il soprannaturale.’’

‘’Amico, falso allarme, non serve più il nostro aiuto, ma dove sei?’’

‘’Ehy Derek?!’’

Li cancello e chiudo gli occhi poggiando la schiena sulle scalinate di legno di casa Hale, quando sento vibrare il telefono, Stiles Stilinski, appare sulla schermata del mio cellulare. Mi rendo conto che non sto respirando così rispondo. Come al solito parla molto velocemente, mi innervosisce molto questo tratto di lui, così cerco di liquidarlo, quando dice una cosa che per un momento credo di fraintendere.

‘’Sono stato morso.’’

Sento la testa girarmi, decido di mantenere però il controllo, concludo che sta scherzando, sto per chiudere quando aggiunge.

‘’Ho ucciso un mio compagno di college.’’

Scoppio a ridere.

‘’Mi stai dicendo, che sei un lupo mannaro e che sei persino un assassino Stiles? Davvero pensi che sia così sciocco da crederci?’’

‘’Derek cazzo, sono le cinque del mattino qui in Virginia, perché diavolo dovrei chiamarti a quest’ora per farti uno scherzo?!’’

Lo sento respirare affannosamente e poi aggiungere.

‘’Aiutami Derek, cosa devo fare, la mia stanza è piena di sangue, le mie mani sono piene di sangue, e lui..lui.. gli ho mozzato la testa.’’

Scoppia a piangere, ed io realizzo che non sta affatto scherzando.

''Stiles, torna immediatamente a casa.''

Spazio autrice: Questi primi due capitoli, ho deciso di pubblicarli in contemporanea, poichè collegati entrambi al prologo e fra loro, spero vi piacciano. Un bacino. 🐺

Blue Eyes || Sterek Where stories live. Discover now