Capitolo VIII

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-Stiles-

Profuma di muschio bianco e semplicemente di Derek, quando poggia le labbra sulle mie, finalmente tutto ruota nel verso giusto, come se il cosmo non facesse altro che aspettare il nostro bacio per andare nella direzione esatta. Il mio dolore e la mia ansia svaniscono nel nulla ed io non posso far altro che ricambiare. Cosa importa se ora sono un lupo? Cosa mi importa di Braeden?
Sento i suoi denti sul collo, il suo corpo premuto contro il mio. Arrossisco sentendo la mia erezione crescere, così senza pensarci troppo, scendo sul suo bacino, fino ad arrivare all'elastico della sua tuta, ma lui mi ferma.

''Ti prego vai in stanza.''

Farfuglio non riuscendo a capire cosa avevo fatto di sbagliato per essere respinto, quel bacio mi sembrava stesse piacendo ad entrambi, ma forse si era reso conto che stava facendo uno sciocco errore, con uno stupido ragazzino. Le lacrime mi salgono agli occhi, e prima che lui possa vedermi, corro via.
Entrando in stanza, cerco di fare il più piano possibile. Scott dorme ancora. Mi precipito in bagno e chiudo la porta a chiave. Tutte le brutte sensazioni che prima erano sparite, tornano a farsi sentire. Non posso più ignorarle. Sento la testa girare, così mi appoggio al lavello. Solo tre cose non possono essere nascoste, il sole, la luna, la verità. Ripeto a me stesso, cercando di scongiurare la trasformazione. Sento le zanne crescere, gli artigli stanno stringendo forte il bordo del lavandino. Alzo lo sguardo, i miei occhi, ormai così poco familiari, brillano di un blu intenso. Stupido Derek. Ma la coscienza è come al solito cattiva con me e sussurra quasi impercettibilmente, stupido Stiles. Cado in ginocchio, l'aria viene meno. La trasformazione sembra non prendere totalmente il controllo su di me, poiché quello che sta prendendo il controllo è un attacco di panico. I lupi possono avere gli attacchi di panico?
Ringhio sommessamente e poggio la testa sul logoro tappeto ai piedi della doccia. Le lacrime scivolano lungo le mie guance, e poco dopo sento qualcuno bussare alla porta.

''Stiles..?''

Scott è dall'altro lato della porta, io mi avvicino carponi alla maniglia e giro la chiave per farlo entrare. Mi stendo sul tappeto, senza dar peso al fatto che mi stia vedendo in quelle condizioni.

''Cos'è successo?''

Si inginocchia vicino a me, io faccio un cenno del capo, per fargli capire che al momento non voglio parlare. Non insiste, si limita a prendermi fra le braccia e cullarmi, esattamente come faceva mio padre, quando subito dopo essere tornato dal Nemeton, gli incubi non facevano che controllarmi.
Mi addormento e la mattina seguente mi ritrovo sul mio letto con ancora le scarpe indosso, la maglietta ha il suo odore. Il lettino singolo è in ordine, segno che Derek non è tornato. Perché continui a pensarci Stiles?
Sospiro leggermente e mi dirigo verso il bagno. Essere un lupo ha dei vantaggi, noto scrutandomi allo specchio, non ho gli occhi gonfi. A quanto pare può venirmi un attacco di panico, ma posso nasconderlo perfettamente. Non riesco a decidere se sia un bene o no.

''Ehy Stiles?..''

Scott appare alle mie spalle.

''Mi ha baciato.''

Continua a guardarmi, non capendo il perché della mia reazione. Non ce la faccio. Non riesco proprio a dire al mio migliore amico. ''Quando ho provato a toccarlo mi ha mandato via, quasi schifato.''

Il mio cuore si spezza ancora un po' mentre lo ammetto a me stesso.

Lui si gira, dandomi le spalle.

Alle 12:00 PM siamo già in aeroporto ma di lui nemmeno l'ombra. Scott prova a telefonarlo più volte.
Nessuna risposta.
Ci imbarchiamo alle 12:30 PM e vicino a noi c'è un posto vuoto, segno che ha prenotato anche il suo biglietto ma ha deciso di non prendere l'aereo. Probabilmente per non vederti.
Sospiro pesantemente mentre passo le dita sul sedile vuoto, sento Scott darmi delle piccole pacche sul ginocchio per confortarmi.

''Oggi rivedrai tuo padre.''

Dice dopo un'ora di viaggio Scott, mi rendo conto di essermi appisolato con la testa contro il sedile vuoto.

''Già e dovrò dargli un ennesimo dispiacere.''

Borbotto sentendomi tremendamente in colpa. Dopo 4 ore di viaggio arriviamo in California, dove il fuso orario ci fa atterrare alle 7:00 PM. Dopo un'ora di viaggio in autobus arrivo davanti casa.

''Mi accompagni?''

Scott annuisce e sono contento di aver trovato un amico leale come lui. Mi aiuta a scaricare ogni cosa dal Taxi che ci ha accompagnato a casa ed io per ringraziarlo decido di pagare la corsa con i miei ultimi dollari, consapevole che non potrò mai ripagarlo per quello che ha fatto per me nei giorni precedenti. Hanno. Sottolinea qualcuno nella mia testa.
Arrivo davanti la porta e sento mio padre dentro, senza osservarlo so già che è sulla sua adorata poltrona, con una birra in mano e sta guardando qualche programma sportivo. Raccolgo tutto il mio coraggio e suono. Lo sento borbottare e vociare verso la porta.

''Sto arrivando!''

Dopo qualche secondo apre e per un attimo non crede ai suoi occhi, sbatte qualche secondo le palpebre, per essere sicuro che non lo sta immaginando e poi mi attira in un abbraccio. Mi sento subito a casa. Profuma di birra, pizza e pipa. Non la fumava quasi mai, solo quando era particolarmente soddisfatto della giornata che aveva trascorso a lavoro. I sensi di colpa tornano ad assalirmi al pensiero che presto avrei rovinato quella sua giornata tranquilla d'inizio inverno.

''Che ci fai qui? Mi racconti dentro, ti stai congelando, vieni anche tu Scott?''

Dice rivolgendosi al mio migliore amico, che era rimasto in disparte per darci un po' d'intimità, mentre con fare paterno, mi strofina le braccia per darmi un po' di calore. Dopo aver posizionato tutti gli scatoloni nell'atrio, ci sistemiamo tutti e tre sul divano.

''Senti papà, ho lasciato il college.''

Sei proprio un vigliacco Stiles. Ma non sta mai zitta? Arrivo alla conclusione che forse sono impazzito. Litigo anche con la mia coscienza adesso.
Mio padre mi guarda dispiaciuto. La sua espressione mi spezza il cuore.

''Credevo fosse il tuo sogno. Perché lo hai fatto!?''

Mi torturo le mani che sono riposte in grembo, le parole non escono, così decido di mostrargli i miei occhi. Alzo lo sguardo su di lui e la sua espressione diventa indecifrabile mentre si porta una mano alla bocca.

''Com'è potuto succedere?..''

Ma non è una domanda a cui vuole, effettivamente, una reale risposta.

''E' importante?''

Dico infine con voce rotta. Lui alza la voce.

''Beh Stiles, visto il colore, direi che lo è molto.''

''E' stato un incidente.''

Dico portandomi le mani sul viso e scoppiando a piangere. Quando la smetterò di piangere? Mi sembrava di piangere da una vita intera. Scott si schiarisce la voce intromettendosi.

''Sceriffo se per lei non è un problema, ne potremmo parlare domani in centrale, io e Derek Hale ce ne siamo occupati. Domani mattina chiamerò mio padre per raccontargli tutto ed evitare il peggio.''

Lo sentì acconsentire e poi Scott si congedò. Non riuscivo a guardare mio padre in volto, così da quando ero scoppiato in lacrime non avevo tolto le mani dal viso. Lo sentì sedersi accanto a me. Le sue braccia mi circondarono, e proprio come aveva fatto mio fratello la sera prima, cominciò a cullarmi, sussurrandomi e accarezzandomi i capelli.

''Il mio piccolo Stiles.''

Blue Eyes || Sterek Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora