III

399 12 2
                                    

"Schatz svegliati, non vorrai fare tardi al tuo primo giorno di scuola!" Mi dice mia madre mentre usa l'aspirapolvere con canzoni a tutto volume.
"Maaa ti prego altri cinque minuti" le dico con voce impastata dal sonno. Il jet-lag del viaggio è stato davvero pressante.
"Alzati, ho mille cose da fare e non c'è tempo per dormire! Su su su".
Mi dice mentre spalanca la grande finestra: oggi, 28 novembre, con circa 10º gradi fuori, la casa deve "prendere aria", tutto normale direi.
"Entro dieci minuti ti voglio giù a fare colazione" mi dice la donna sull'uscio della porta pronta a scendere al piano inferiore.
Annuisco e le chiedo di chiudere la porta.

Afferro il mio cellulare e noto un mucchio di notifiche dai miei amici in Germania, rispondendo.

Il fatto che io non possa più frequentare la scuola in loro compagnia mi rattrista parecchio.
Beh ormai è fatta, dovrò accettare la realtà per come verrà.
E poi cosa potrà mai andare storto: anche se non riuscirò a farmi degli amici magari riuscirò ad entrare nel gruppo degli amici di mio fratello, che al mio contrario ci riuscirà con successo.

Tra questi mille pensieri positivi riesco ad alzarmi dal letto e precipitarmi in cucina a fare colazione con dei toast all'avocando e lime e del succo d'arancia.

Subito dopo aver divorato tutto mi dirigo verso il mio bagno. Faccio un bagno veloce e applico delle creme idratanti su tutto il mio corpo.
Sfortunatamente la nostra scuola prevede un abbigliamento ben preciso: una divisa che consiste in una giacca, una gonna a scacchi, una camicetta bianca, delle parigine, che io preferisco sostenere con l'auto-reggenza per evitare di sistemarle ogni due per tre, e una specie di nastrino. Il colore può variare dal rosso al verde. 
Per la divisa maschile bisogna indossare una giacca, una camicia bianca, dei pantaloni e una cravatta, anche qui vi è la stessa varietà di colori.

Indosso la mia divisa e noto che la gonna mi sta tremendamente corta, a volte odio essere così alta. Fortunatamente le calze riuscivano a coprire la maggior parte delle mie gambe.

Infilo i miei Dr. Martens e una collana di perle.
Corro in bagno dove piastro i miei capelli e faccio un make-up molto semplice.
Afferro il mio zaino e scendo le scale verso l'ingresso, dove Andrew e Victor mi stavano attendendo.
Saluto con un bacio mia madre e salgo in auto con i miei due uomini.

Dopo circa quindici minuti l'auto frena bruscamente davanti un enorme edificio pieno di ragazzi e ragazze.

Scendiamo dalla vettura e, mano nella mano, io e mio fratello di dirigiamo verso l'entrata della Passaic Valley Hight School.
Gli sguardi di tutti i presenti si posizionano su di noi ed io sto letteralmente bruciando dalla vergogna.
Andrew, come se riuscisse a percepire ciò che provo, stringe la mia mano e mi trascina più vicina al suo corpo.

Ho sempre pensato che tra noi due ci fosse una specie di telepatia, come se potessimo percepire ciò che prova l'altro.

Dopo la nostra "entrata trionfale" tutto sembra procedere nella norma.
Ci dirigiamo verso la presidenza. Velocemente le nocche di mio fratello colpiscono la porta in legno. Una voce profonda ci consente il permesso nell'ufficio.
Ad accoglierci è un vecchietto dai capelli bianchi ben pettinati, baffi candidi e degli occhiali molto spessi che rimpiccioliscono gli occhi celesti.

"Prego accomodatevi. Io sono il preside Nalerve e loro sono i vostri tutor: la signorina Marques e il giovane Cosentino" ci dice mentre con una mano allude ai due ragazzi accanto alla sua cattedra. " vi faranno fare un semplice tour nell'istituto e vi spiegheranno un po' di cose riguardo ad esso.Buona giornata"
Annuiamo sorridendo.
Ci avviciniamo stringendogli la vecchia mano rugosa e ci dirigiamo verso la porta insieme ai due ragazzi.

"Cosentino" sembra essere un nostro coetaneo, bassino e dai capelli folti e neri, molto carino ma non il mio tipo.

Quest'ultimo e mio fratello si allontanano procedendo per i corridoi.  Ne approfitto per conoscere meglio la ragazza accanto a me.

𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐭𝐮 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐢, 𝐥ì 𝐬𝐚𝐫ò 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐨!// Mattia Polibio🌙Where stories live. Discover now