IX

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Il tonfo di una porta rimbomba nel silenzio. Fatico ad aprire gli occhi.

I suoi capelli corvini sono completamente bagnati, i suoi addominali sono imperlati da goccioline d'acqua. Un asciugamano gli cinge la vita.
Mi stiracchio, sbadigliando. Notandomi si avvicina, sedendosi al mio fianco.
"Buongiorno principessa! Dormito bene?" mi chiede
"È mattina?" ribatto stupita
"No sono le 3 di mattina. Come ti senti?" mi chiede poggiando una mano sul mio viso
"Ho un mal di testa tremendo, l'alcol si fa sentire" dico massaggiandomi le tempie
"Se vuoi puoi andare a fare una doccia"
Si alza dal letto e si dirige nuovamente verso il bagno.

Dopo qualche minuto ritorna in stanza. Stavolta indossa una tuta grigia ed una canottiera bianca.
Mi fa segno con la mano di seguirlo.

Mi porta verso la cabina armadio dei suoi genitori.
La casa ha un design abbastanza moderno, i Polibio hanno davvero buon gusto. D'altronde, abitando in questo quartiere così curato, non c'è da chiedersi se la sua famiglia sia benestante o meno, come la mia insomma.
"Puoi scegliere un intimo di mia madre, intanto ti preparo tutto il necessario" mi dice accarezzandomi i capelli. Lo ringrazio e va via. Opto per un completino Calvin Klain e ritorno da Mattia.

"Qui ci sono gli asciugamani e un accappatoio puliti. Qui c'è uno spazzolino nuovo e puoi indossare questa felpa, anche se preferirei vederti senza" -dice facendo poi i suoi soliti riferimenti- "Sei molto più esile rispetto a me, credo ti cadano i miei pantaloni, anche stringendone i lacci." Dice grattandosi la nuca. Lo ringrazio ed esce.
Mi svesto e poggio il mio abito su una cassettiera.
Apro il getto d'acqua calda, lasciandomi avvolgere da essa.
Uso un bagnoschiuma dal profumo fantastico.
È all'orchidea, il mio fiore preferito.

Dopo qualche minuto, afferro l'accappatoio e lo indosso immediatamente.
Dopo essermi asciugata, lavata i denti e struccata, sono pronta.
Sciolgo i miei capelli dalla coda fatta precedentemente, pettinandoli.
Indosso la sua felpa.

Il suo profumo mi invade le narici, facendomi sentire al riparo, come una barca in un porto sicuro, come un bambino tra le braccia della madre.
Nonostante mi andasse davvero larga, è dannatamente corta, scoprendo le mie lunghe gambe. Ignoro tutto, spalancando la porta.

È disteso sul letto, mentre usa il suo cellulare. Notando la mia presenza, lo mette giù, squadrandomi lentamente dalla testa ai piedi.
"Hai per caso un paio di calzini?" chiedo arrossendo, rompendo il gioco di sguardi.
"Certo, ne prendo un paio di mio fratello, non credo tu porti un 45" dice ridacchiando.

Va verso la camera di suo fratello, sfiorandomi. Dopo pochi istanti ritorna.

"Ti stanno da Dio i miei vestiti" dice a bassa voce mentre mi sfiora la mano.
Mille brividi percorrono il braccio, diffondendosi in tutto il corpo.
"Dovresti asciugarti i capelli sai? Ti prenderai un malanno" gli faccio notare. Sbuffa rumorosamente.
"Se ti annoia posso aiutarti io" gli propongo e accetta.

Una volta in bagno, io recupero il phon, mentre lui afferra una specie di olio, che applica successivamente tra i capelli. Collego la spina alla presa.

Impiglio i suoi capelli, così scuri che non sembrano reali, tra le mie dita chiare.
Mi allungo sulla punta dei piedi, è dannatamente alto.

"Chi era quella ragazza?" lo esorto a raccontarmi di più sul suo conto. Scuote leggermente la testa.
"Jenna Hablitz, la mia ex ragazza nonché figlia di un redattore della scuola. Il padre, John Habitz, ha comprato parecchie quote, è quasi un dirigente. Rompendo con sua figlia, ha cominciato a dire false cattiverie sul mio conto al nuovo preside. Per qualsiasi cosa, la colpa è sempre mia e la mia media è tra le più basse dell'istituto. Lei frequenta una scuola a Brooklyn, fortunatamente si è trasferita da qui. Siamo stati insieme per 7 mesi, poi però sono venuto a conoscenza di alcune chat con dei ragazzi, fin quando non l'ho beccata in flagrante con un ragazzo in un bagno della scuola. Da lì, la lasciai." Si ferma per pochi secondi. Riprende, guardandomi. "Nessuno riesce a capirmi. Ho paura. Paura di altre delusioni. Sai che c'è?! L'amore non esiste, una perdita di tempo. Tutti sono convinti che, trovando una persona che ti sappia compiacere, sia la soluzione ad ogni problema. La vita è fatta di problemi e di cose molto più importanti. Tutte balle! Tutte frottole!" dice alzando la voce, mentre i suoi occhi diventano lucidi.
Passa una mano tra i capelli e torna in camera. Metto tutto al loro posto e lo seguo.

"Mattia, ti sbagli." Lo seguo sdraiandomi accanto a lui sul letto.
"Andiamo C, perché dovrei fidarmi delle persone se so già che dopo mi deluderanno?"
"Beh, se ci pensi il vivere creativamente e il godersi le gioie della vita, dalla più umile chiacchierata all'amore, comporta il rischio di ricevere del male. Aver fiducia, amare, aprirci ad una conversazione spirituale ed emotiva con gli altri significa correre il rischio di soffrire. E uno però che fa a sto punto? Deve accettare la sua vulnerabilità, deve essere disposto a ricevere del male. E se ricevi dolore due sono le cose: o porgi l'altra guancia, restando vulnerabile ma continuando a vivere creativamente e a goderti la vita, oppure puoi fare come le ostriche. Puoi crearti un grosso scudo attorno per non ricevere più del male. Un'ostrica non viene mai ferita, il suo guscio la protegge da qualsiasi cosa, è isolata. Un'ostrica è sempre al sicuro, ma non è un essere creativo. Non può raggiungere ciò che desidera, bensì aspetta che l'oggetto del suo desiderio venga a lei. Lei non conosce alcun male, non conosce le cose brutte e negative, ma non conosce nemmeno le gioie. E chi vorrebbe mai essere un'ostrica?" ribatto, mentre continua a fissare i suoi occhi, così scuri quanto profondi, nei miei.
Prendo un grosso respiro e continuo il mio discorso.
"L'amore è la cosa più bella del mondo! Impara ad amare e non permettere a nessuno di farti chiudere in un guscio. Dovrai essere in grado di guardarli negli occhi e alzare il dito medio, la vita è tua, si vive una volta sola. Non sprecarla ad autocommiserarti o a vivere nel passato. Trova la forza, basta crederci. Anche io ho sofferto tanto. Il 17 aprile uno dei miei migliori amici ci ha lasciato. Dopo i suoi funerali, mi rinchiusi nella mia camera per tre mesi. Il 24 aprile, scoprii dei tradimenti da parte del mio, ormai ex, ragazzo. Grazie all'aiuto di mio fratello e dei miei amici, sono riuscita ad andare avanti." Dico mentre le lacrime non cessano di scorrere sul mio viso.

Lacrime che fanno ancora male, che giungono da una ferita lacerante, irreparabile, che non guarirà mai.
Mattia mi abbraccia, senza dir nulla. Poggio la mia testa nell'incavo del suo collo. Riprendo un profondo respiro e continuo.

"Il mondo è un posto orribile a volte. Ci sono tanti squali e noi non possiamo essere dei piccoli pesciolini. Dobbiamo essere pericolosi, aggressivi. Nella vita per raggiungere i nostri obiettivi, dovremo essere coraggiosi. Il coraggio è dentro ciascuno di noi, ci basta cercarlo. Non dobbiamo farci scoraggiare, sorridere è l'arma vincente!" dico accoccolandomi tra le sue braccia calde.

Un affiatante silenzio ci divora, si sentono solamente i nostri battiti tossire. I nostri respiri si mischiano tra di loro, espellendo dal nostro corpo, dal nostro cuore, i nostri dolori, le nostre sofferenze.

𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐭𝐮 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐢, 𝐥ì 𝐬𝐚𝐫ò 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐨!// Mattia Polibio🌙Where stories live. Discover now