XIII

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Sono passate svariate settimane dall'ultimo episodio accaduto con Mattia. Nonostante abbiamo condiviso lo stesso ambiente, nessuno dei nostri amici ha mai notato questo nostro distacco.

Ho approfondito la conoscenza con Derek.

Ogni giorno ho provato nuove esperienze, ogni evento parlava a me in una lingua misteriosa. Vi fu il languido, fresco bacio sensuale della rugiada che ho sentito sulle guance e sugli stinchi, quando corsi per i verdi sentieri del giardino in un mattino presto.
Vi fu il vago senso dell'infinito quando guardai giù, dagli azzurri, sognanti vetri dei grattacieli di New York dai picchi metallici degli ascensori.
Vi furono gli echi di nostalgia che sentii nelle strida degli aerei che volavano verso una meta lontana, scagliandosi contro un tetro cielo autunnale.
Vi fu l'imbarazzante, impossibile desiderio d'imitare la piccola superbia dei passeri che si voltavano e si dimenavano nella rossa polvere delle strade di campagna.
Vi fu la gloria dolente di masse di nubi accese di porpora e d'oro da un sole invisibile.
Vi fu il liquido allarme che vidi nel bagliore rosso sangue del tramonto riflesso nei vetri quadrati delle casette imbiancate affacciate sul mare.
Vi fu il languore che sentii quando udii lo stormire delle foglie verdi con un rumore come di pioggia.
Vi fu l'amore che provai per la muta regalità delle alte querce vestite di muschio.
Vi fu la saliva che m'empì la bocca ogni volta che sentii l'odore di polvere argillosa impastata di pioggia fresca.
Vi fu l'oscura sensazione di fame quando respirai l'odore dell'erba tagliata di fresco e stillante rumore.
Vi fu il muto terrore che m'invase i sensi quando immensi pulviscoli dorati scendevano verso terra dai cieli carichi di stelle nelle notti silenziose.
Vi fu la molle ospitalità del profumo penetrante delle soavi magnolie.
Vi fu il senso di sconfinata libertà distillato dal fruscio delle alte erbe verdi, oscillanti e luccicanti al vento e al sole.
E vi furono le lunghe, lente, languide giornate e nottate di pioggerella minuta.

È il giorno della partenza per Parigi. Resteremo lì dieci giorni, trascorrendo così le feste natalizie e l'inizio del nuovo anno. Secondo ciò che ci hanno riferito i docenti, ognuno poteva indicare sulla tabella nell'atrio il nome del compagno con cui avrebbe condiviso la stanza.
In casi particolari, si poteva anche preferire un alunno di sesso opposto come "coinquilino".
Nel mio caso, mi sono affidata alla scelta di mio fratello, che avrebbe trascritto i nostri nomi insieme.

Volgo un ultimo sguardo alle lancette del pendolo del soggiorno. Le valigie sono già state caricate in auto.

Indosso dei semplici leggings in pelle con una camicetta bianca. Ad essi ho abbinato dei tacchi Louboutin bianchi, una borsetta Luis Vuitton bianca. Non ho usato un make-up elaborato, ma un semplice correttore e del mascara. Una semplice coda di cavallo ben pettinata e sono pronta.

Scoccate le 6.30 del mattino, ci avviamo verso la scuola, dove successivamente ci saremmo preparati al volo.
Salutiamo calorosamente i nostri genitori, poiché non avremmo trascorso per la prima volta il Natale insieme.
Scendiamo dall'auto ed afferriamo le nostre valigie.
Ci avviciniamo al nostro gruppetto.

Siamo tutti assonnati e non parliamo molto. Percepisco il suo sguardo posarmisi addosso nonostante i fatti accaduti in antecedente.

Sento invece una voce chiamarmi, è Derek. Lascio momentaneamente il gruppo.
"Buongiorno eh" mi dice con voce roca, mentre poggia le sue mani sui miei fianchi.
"Oh sì buongiorno, scusa è che sto morendo di sonno" dico avvolgendo le braccia al suo collo. Parliamo un po' della giornata a venire.

Devo dire che, nonostante l'apparenza, Derek è un ragazzo davvero dolce ed educato, anche se molto spesso penso che non sia il mio prototipo di ragazzo perfetto.
I professori ci avvisano della partenza per l'aeroporto.
Saluto il ragazzo e torno dai miei amici.

𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐭𝐮 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐢, 𝐥ì 𝐬𝐚𝐫ò 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐨!// Mattia Polibio🌙حيث تعيش القصص. اكتشف الآن