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Deboli fasci di luce mattutini percorrono la stanza, lasciando spazio al nuovo giorno. La sua pelle olivastra entra in perfetta armonia con le candide lenzuola che cingono i nostri corpi. Non avevo mai notato di quanto potesse essere perfetto. I suoi lineamenti ben definiti lo rendono aggressivo e dolce nello stesso momento. Le sue labbra, quelle labbra afrodisiache, sembrano chiamarmi.

Le mie idee sono confuse. Cosa provo? Non riesco a capire cosa voglia il mio cuore e cosa mi autoconvinca a preferire la mia mente. Provo molte cose per Bennet, lo conosco da così tanto tempo che mi sembra che quel mio sentimento non potesse essere altro che affetto. Lui c'è stato quando ero nei guai, ma nonostante il mio intelletto mi porti a pensare che lui sia quello giusto, il mio cuore scalpita ribattendo il contrario.
Non credo di essere innamorata di Mattia, lo conosco da così poco tempo. Ma con lui è diverso. Nessuno mi ha mai fatto provare questo, nemmeno Mark, il mio ex. Non riesco a capacitarmi del modo in cui Mattia sia riuscito ad entrare nella mia vita e sia riuscito a stravolgerla. Mi sta letteralmente fottendo il cervello.

La mia testa è posata nell'incavo del suo collo, una mia gamba è tra le sue. La sua mano cinge i miei fianchi. D'improvviso, sento quest'ultima stringere la presa. Si sta svegliando. Decido di alzarmi.
Da prima vado in bagno, pettinandomi e lavandomi i denti. Subito dopo preparo la colazione: dei semplici pancake alla banana e sciroppo d'acero.

Senza il minimo preavviso sento due mani cingermi i fianchi. Il suo tocco mi fa sussultare. Fa combaciare la sua intimità al mio fondoschiena; scosta i miei capelli dalla mia spalla, portandoli dietro all'orecchio.
"Buongiorno" mi sussurra.
Rimango immobile, come pietrificata.
"Dormito bene?" mi chiede.
Sento il suo respiro caldo sul mio collo, facendomi provare mille emozioni. Di scatto, mi fa girare su me stessa.

Pochi centimetri ci dividono. I nostri respiri si intrecciano tra loro, fondendoli in uno unico e armonioso. Restiamo qui, a fissarci. I suoi occhi, così profondi e senza un confine, sono fissi nei miei. Ditemi come si a fa guardarlo negli occhi senza arrendersi.
Mi contemplano come se fossi l'ottava meraviglia del mondo antico. Quel suo sguardo che mi suggerisce milioni di parole nel totale silenzio.  È nato tutto da un gioco di sguardi.

Il campanello rompe l'atmosfera. Mattia controlla chi è.

Nonostante avessi ancora il batticuore, poso le pietanze sul tavolo, aspettandolo per la colazione.

"Eccomi" dice rientrando in cucina, sedendosi sullo sgabello della penisola che attraversa la cucina.
"Chi era?" chiedo mentre porto alle labbra un boccone.
"Il corriere" dice svogliatamente.
"Che cosa vogliamo fare oggi?" mi chiede mentre addenta il suo ultimo pezzo di pancake.
"Non lo so, cosa vorresti fare tu?"
"Vorrei portarti in un posto, ti piacerà di sicuro" mi dice mentre si alza e posa entrambi i piatti nell'acquaio.
"Però è molto lontano, ci conviene partire da ora" mi dice mentre mi fa segno di seguirlo.
"Ora io mi vesto un attimo e poi andiamo a casa tua e ti cambi, ok?" spiega mentre si toglie la maglietta. Annuisco ed esco a malavoglia dalla camera. Prendo tutto quello che avevo lasciamo in bagno la sera precedente e nel mentre indosso il vestito.

Dopo qualche minuto esce dalla sua stanza e saliamo nella sua auto. Arrivati a casa lo faccio attendere in soggiorno mentre io corro in camera a cambiarmi.
Velocemente scelgo un outfit elegante ma nulla di troppo esagerato. Un vestitino e una borsetta Versace, dei tacchi neri Louboutin e degli occhiali da sole vintage.
Faccio un trucco veloce e pettino i capelli.

Scendo velocemente le scale mentre porto alla bocca una mentina alla menta.
"Eccomi" annuncio sorridente.
"Mh forse un po' troppo scollato ma può andare" mi dice mentre si dirige verso l'auto.
"Tra due ore saremo lì signorina, oggi la porto a New York" mi dice sorridente.
"Non sono mai stata a New York" ammetto
"Beh c'è sempre una prima volta" dice ridacchiando mentre imbocca l'autostrada.
"Posso mettere un po' di musica?" Chiede per poi ricevere il mio consenso.

Dopo un paio d'ore siamo arrivati. Parcheggiamo in un grande spiazzato di fronte ad un monumento e ci dirigiamo verso il centro di Manhattan.
"Ah amo New York, non sei mai solo ma sarai lasciato sempre a te stesso." dice mentre ferma un taxi.
"Mh non ti facevo un tipo così solitario" ribatto ridacchiando.
"Non lo sono, semplicemente vedo le cose come stanno." dice mentre mi apre lo sportello per farmi accomodare.
"Al centro di Manhattan, per favore" chiede Mattia al conducente.
Il viaggio è totalmente silenzioso, rotto dal suono delle notifiche del mio cellulare.
"Chi è?" mi chiede.
"Nadine, la mia migliore amica tedesca"
"Dovresti avvisare Andrew prima che denunci la tua scomparsa" dice ridacchiando.
"Già fatto, è tutto okay"

Nel giro di qualche minuto il taxi si ferma e paghiamo la corsa. Girovaghiamo tra i negozi, finché non mi specchio nella vetrina di un vistoso negozio.
"Io non ci entro eh" borbotta.
"Ma andiamo su mi servono un paio di cosucce" dico mentre lo trascino dentro. Afferro un paio di vestiti e corro nei camerini per provarmene qualcuno. Mi colpisce uno in particolare, con uno scollo ben pronunciato.

Esco dal camerino per un suo consiglio.
"Come sto?" dico facendo una mezza giravolta.
"Sei... ti sta bene, ora cambiati e andiamo" mi dice arrossendo. Non pensavo di fargli questo effetto. Sento il mio corpo ribollire sotto il suo sguardo minuzioso.
Rientro in camerino, dando un ultimo sguardo alla mia figura nello specchio. D'improvviso noto la sua figura farsi spazio accanto alla mia.
"Ti sta d'incanto questo vestito, ma forse è un po' troppo provocante, non trovi?" mi chiede spostando le sue mani sul mio addome.
"In realtà penso sia perfetto ma ora devo cambiarmi, quindi evapora" dico staccandomi dal suo corpo.
Senza dire nulla mi lascia sola donandomi uno dei suoi sorrisi migliori, simili ad una collezione di pietre preziose.
Velocemente indosso i miei vestiti ed esco dal camerino.
Ci avviamo insieme verso la cassa per pagare ma mi precede, affidando alla commessa la sua carta di credito.
"Consideralo come un regalo" mi dice facendo l'occhiolino. Sento il vuoto nello stomaco.

Usciamo dal negozio e ci dirigiamo verso un ristorante italiano.

Ordino un piatto di spaghetti alla carbonara, mentre lui ordina del risotto alla pescatoria.
"Andrai alla gita in Francia?" chiedo per rompere il ghiaccio.
"Non ho ancora chiesto ma credo proprio di sì. Domani vieni a casa, studieremo insieme per quel progetto."
"Oh va bene, porto anche qualche appunto già che ci sono" dico, mentre il nostro sguardo si posa sul cameriere che si avvicina al nostro tavolo, portandoci le nostre portate.
Usciamo dal ristorante, facendo una passeggiata tra i negozi.

La giornata è quasi terminata. Non l'avrei mai detto, ma Mattia sa essere davvero un ragazzo sorprendente. Il sole sta tramontando. Ora siamo fermi qui ad osservare il cielo newyorkese, fermi su di una panchina in un bar.

Dicono che siano i tramonti i momenti giusti per innamorarsi, fatti di colori unici. In questo mondo dove tutto deve avere un colore, a noi due vogliono dare il colore del tramonto. Non siamo nero, nemmeno bianco e non voglio essere nemmeno arcobaleno, voglio essere tramonto. Voglio sentirlo più vicino ogni volta che il sole mi tocca, voglio pensare che sia lui a farlo anche quando non c'è. Siamo tramonto io e lui, quello che le persone guardano e si innamorano, quello che illumina tutto, quello che illumina il cielo, quello che non ha limiti. Non abbiamo limiti io e lui, non ce li siamo mai posti, non ci siamo mai dati un nome e nemmeno un colore, siamo sempre stati luce ed infinito, come i tramonti e il mare, come me e lui, come noi sempre. Io prometto che lo illuminerò sempre. Tu, Mattia, promettimi che saprai sempre di me.

𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐭𝐮 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐢, 𝐥ì 𝐬𝐚𝐫ò 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐨!// Mattia Polibio🌙Where stories live. Discover now