Occhi aperti

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Ero in un bosco, stavo correndo, ero sudato e avevo il respiro affannato quando caddi a terra e picchiai la testa su una roccia appuntita, vidi una luce, come un raggio di sole, vidi lei, i suoi occhi, si avvicinava a me e mi baciò il viso, improvvisamente feci un balzo in aria, stava accadendo qualcosa.. Mi svegliai.

Suonò la sveglia e nuovamente quegli altoparlanti mi spaccarono i timpani, era ora. Il colonello arrivò e ci diede l'ordine di vestirci, non frignare e non parlare, colazione iper velocissima e ci accomodammo sugli aerei, gli F104. Ci diedero i paracadute e ad un certo punto o meglio ad una certa altezza ci saremmo dovuti lanciare, nasconderci e trovare i nemici vietnamiti.

Avevo un pò di paura, era la prima volta e stavamo per fare sul serio. Ci alzammo, e andavamo sempre più su nel cielo, il fatto di lanciarci col paracadute era una trappola per i "cattivi", ci saremmo divisi tutti attaccando da zone diverse, Elliott non sarebbe stato vicino a me.

Arrivati al punto prestabilito il colonnello diede l'ok, era arrivato il momento, mi lanciai giù da quell'aereo.

Scendevo velocissimo verso un bosco, tirai il paracadute e la discesa divenne più leggera, arrivai a destinazione, l'ansia saliva, il cuore pulsava sempre più forte, mi sganciai il paracadute e continuai a piedi. Ricevetti il primo ordine via auricolare, "INCAMMINATI E TRA 200 METRI TROVERAI I PRIMI CONTATTI, ATTENZIONE AI CIVILI".

Camminavo e ogni passo che facevo il cuore batteva sempre più forte, dovevano essere uccisioni a sangue freddo senza emozioni, ero stato addestrato per questo, ma le emozioni salivano sempre di più, non era facile gestirle.

Arrivai, uscendo dal bosco vidi i primi contatti, presi il mio mitra, mirai e cominciai a sparare all'impazzata, li contai velocemente erano una ventina ed io ero solo, ne uccisi 8 , il cuore batteva forte non smetteva di insistere, la mia testa diceva che stavo sbagliando qualcosa, non avrei dovuto, sparai al resto dei contatti, li uccisi tutti e non saprei spiegare come, con quale coraggio, sentivo che c'era qualcosa che non andava, brutte sensazioni: mi sentivo in colpa.

Cercai di contattare Elliott, Oscar o Raji, ma non rispondeva nessuno, provai con tutti, mi rispose Zac, mi disse che era poco più in là del bosco, era vicino a me, ma non sapevo dove.

Nuovo ordine : " PROSEGUI PER 100 METRI TENENDO GLI OCCHI APERTI, POTREBBERO ESSERCENE MOLTI", mi sentivo male, male da morire, il tempo passava in fretta ma per me sembrava non passare mai, non avevo mai avuto così tanta paura della morte. Le parole del colonello del giorno precedente mi risuonavano in mente come fosse un disco a ripetizione, ci spedì quaggiù come fossimo bestie abbandonate al nostro destino, o affrontavi la morte o la morte era certa. Stavo pensando a tutta la mia vita, la stavo praticamente guardando nei pensieri come scene di un film, non avevo neanche mai conosciuto i miei genitori, mi trovavo orfano e nell'esercito, non capivo cosa mi stesse accadendo, probabilmente questo non era il mio destino, ma d'altro canto, chi cazzo lo sa qual'è il proprio destino? Non mi ero mai chiesto se Dio esistesse davvero, avanzavo come un cane in fuga e li trovai, altri vietnamiti.

Sentivo dei passi, rimasi immobile dietro un casolare abbandonato, mi girai spaventato con il cuore in gola, erano Zac ed Elliott, ero così felice di vederli.

Io e i ragazzi prendemmo la mira e cominciammo a sparare, erano in molti, circa una trentina sparpagliati, arrivò dalla nostra parte il fuoco amico, li massacrammo in un batter d'occhio. Con la compagnia mi sentivo meglio ma i rimorsi salivano, veloci, stavo singhiozzando, Elliott si girò verso di me e mi diede due schiaffi:

- Riprenditi fratello, non c'è tempo per le lacrime, sto male anch'io, ma ricordi? occhi aperti, occhi aperti!

- Ell, sto male, non le controllo, non riesco, le emozioni mi stanno sovrastando!

- Un bel respiro amico, finirà tutto.

Ci alzammo, e continuammo, vidi sangue, soldati e reclute morire, si fece veramente tardi e il primo villaggio fu liberato, continuammo senza fermarci, non c'è la facevo più, ma quello era il mio sogno, il mio lavoro, dovevo completarlo.

Ci fermammo davanti ad una casetta su un fiumiciattolo, raggi notturni negli occhiali, era pieno, così presi una granata, strappai il moschettone e lo lanciai..

- CAZZO! CI SONO DEI BAMBINI, CI SONO DEI BAMBINI!

Lo urlai tanto forte in modo da potermi perdonare, ma ci fu un enorme esplosione, prese tutto fuoco, stavo piangendo e morendo dentro allo stesso tempo, erano solo dei bambini e io li uccisi. Arrivò l'ultimo ordine dal colonnello " GRANDE, BRAVO O'CONNEL, GRANDE MOSSA STERMINARE BAMBINI VIETNAMITI, CRESCERANNO MENO MINACCE PER NOI E ALTRI, ORA TORNA INDIETRO, FATTI INTERCETTARE DA GUN E PRENDEREMO TE E I TUOI COMPAGNI, ABBIAMO FINITO QUI PER OGGI".

Grande mossa? Come si può dire una cosa simile?.. Erano innocenti, li avevo uccisi per sbaglio e mi ero preso i complimenti; ero abituato a complimenti diversi.

Viaggio in seconda classeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora