XVIII - ... usato...

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Salve caramelle mou - quelle che tengono incollata la mascella (riferimenti ad Hagrid perchè ne necessitiamo sempre nella nostra vita)
Mi servirebbe una grande mano.

Vi chiederei di fare pubblicità a questo libro, perchè io tristemente sto aspettando di risolvere dei problemi con l'email e non posso fare niente.

Quindi... magari potreste condividere il libro in bacheca o comunque cercare di spammarlo?
È un fastidio immenso e vi chiedo scusa, ma ci tengo tanto a questo progetto e mi dispiacerebbe che i lettori della prima parte (a cui magari la storia interessava) non potessero leggere il proseguimento.
Vi ringrazio in anticipo con un bacino e vi lascio alla lettura
Sempre Anna (occasionalmente anche con dei numeri)

In effetti Freddie non aveva esagerato con le adulazioni.
Pensò Roger, guardando ed ascoltando l'esibizione. I ragazzi, ora che suonavano, avevano un certo fascino. La luce si rifletteva bene sulla loro pelle, sui loro corpi che si muovevano a tempo di musica. Ed anche i suoni non erano per niente male. Prima di sentirlo avrebbe maledetto chiunque avesse osato anche solo proporre di mescolare il punk, genere che apprezzava particolarmente, insieme con tutto ciò che poteva anche solo avere vagamente a che fare con i sintetizzatori. Mentre adesso, ascoltandolo dal vivo suonato da cinque ragazzi affascinanti aveva modo di apprezzarlo.
Una combinazione interessante, come mescolare il dolce ed il salato. Anche se lui preferiva il dolce, come il cioccolato al latte. O come il sorriso del suo Re, a seconda della scelta. Ripensandoci tutta la tensione, il nervosismo e lo stress che lo assillavano si sciolsero come neve al sole, lasciando spazio ad una malinconia struggente. Voleva, aveva bisogno che il suo re ritornasse da lui quella notte.
Sentiva che in lui era nato qualcosa, qualcosa che avrebbe potuto salvarlo o distruggerlo completamente.
Attraverso la crosta di neve ghiacciata che aveva dentro era spuntato un germoglio, ma non sapeva ancora se fosse una pianta curativa o un fiore velenoso.
Ogni volta che ripensava alla notte passata, in lui spingeva prepotente qualcosa di simile alla fame. Una fame disperata che lo scuoteva; anelava a ritornare da quella creatura che aveva scosso le fondamenta del suo essere. La sua mente necessitava quella vicinanza forse più che il suo corpo l'acqua e il cibo.
E a ripensarci gli veniva una disperata voglia di alzarsi, mettersi a correre, raggiungere e buttarsi nel suo letto e tra le braccia dell'angelo che ormai aveva il controllo completo dei suoi pensieri.
Ma non aveva la forza di farlo, perciò continuava a tenere gli occhi sul gruppo che continuava a suonare mentre la sua mente lottava per tornare nei prati fioriti dal suo sovrano.
La sua vita era così triste, così inutile. Qualcosa a lato del palco attirò la sua attenzione.
Sul tavolo subito di fianco al complesso, un bicchiere era in precario equilibrio sul bordo del tavolo e il suo contenuto messo in pericolo da una bambina seduta sulla sedia, che continuava a gesticolare animatamente assestando ogni tanto un leggero colpetto con il gomito. Ogni volta che veniva toccato, il calice si avvicinava un po' di più ad un breve volo e alla rottura in mille pezzi. Quanto ci sarebbe voluto per cadere?
Osservò la ragazzina. Con i capelli corti e biondi ed una maglietta rosa, provocava un gran baccano con il suo strepitare intercalato da richieste a voce alta. Soffocó un moto istintivo di fastidio. Ma non ce la faceva a tacere, lasciarlo in pace, smetterla di tormentarlo?
Gli pareva quasi che quegli strilli fossero rivolti a lui.
La tua ragazza ti tradisce, non le basti! Strillava nella sua mente quella voce acuta: odi quello che fai, ai tuoi amici non servi, la tua vita non ha uno scopo! Nessuno ti vuole bene!
Si sentì impazzire. Voleva solo che finisse, che la smettesse, farla tacere...

《Allora tesoro? Ti piacciono?》
Roger sentì la voce di Freddie che parlava, ma il suono gli arrivò come ovattato.
Non credeva fosse rivolto a lui, dato che dopo le tentate (e fallite) smancerie di inizio serata pareva che si fosse dimenticato della sua esistenza. Ci volle un colpetto sul braccio perché allontanasse lo sguardo (e i pensieri) dalla bambina e lo spostasse negli occhi marroni del ragazzo.
《Mi stai ascoltando, Roger?》

Chiese, e gli diede una lieve stretta al polso con la mano.
Il biondo ritrasse il braccio di scatto.
Il contatto fisico non gli piaceva per nulla, se non poteva prevederlo. E in più, la mano che Freddie aveva stretto intorno al suo polso aveva scatenato in lui una strana reazione, di attrazione e contemporaneamente rigetto. Si strofinò nervosamente la pelle dove gli pareva ancora di sentire le dita allacciate.

《Che vuoi?》

Freddie parve quasi offeso dal suo tono brusco, ma si riprese in fretta:

《Beh, sapere se l'intrattenimento è di tuo gusto...》

Gli occhi provocanti del suo amico ebbero come unico effetto quello di infastidire di più Roger, che sbottò:

《Finiscila con le smancerie. Cosa ti serve?》

A quel punto, sembrò quasi che il moro si spegnesse. La sua frivolezza, il suo fare ironico sparirono e lasciarono il polso ad una freddezza difensiva. Freddie si allontanò persino un po' da lui, il che in qualche modo rassicurò il biondo che subito dopo provò disgusto per se stesso.
Che razza di essere stava diventando?

《Solo sapere... beh, come hai dormito.》

Fece il moro, serio
Roger provò quasi un moto di sollievo nel sapere che anche Freddie non stava agendo in modo disinteressato e che in qualche modo questo li metteva sullo stesso piano. Sì, forse lui si stava comportando come un asociale e ignorava i suoi amici, ma anche il suo compagno lo usava semplicemente come cavia per il suo esperimento.

《Come vuoi che abbia dormito, bene. Sì, i tuoi integratori del cazzo funzionano, sei contento ora?》

《Ti ringrazio per il tuo feedback...》 Rispose il ragazzo con leggera ironia;
《diciamo che chiederò a Brian di darmi una spiegazione più dettagliata.》

Questo in qualche modo fece crollare anche l'ultimo briciolo di batteria sociale di Roger. Faceva male, era esattamente come se Freddie gli avesse sputato in faccia. Il messaggio era chiarissimo: bravo, non sei utile neppure come topo da laboratorio. Aspetta che adesso chiediamo la consulenza del tuo stupendo coinquilino, tu non ci servi a niente.

La sua testa smise di funzionare, e non fu più capace di fare altro che restare a guardare lo stupido colore della tovaglietta di carta riciclata sul tavolo. Almeno finchè qualcosa lo risvegliò dalla sua apatia.

My Fairy King (parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora