XXIII - finalmente soli

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《Pensaci...》
Borbottò il riccio, mentre apriva e richiudeva le ante cigolanti dei pensili scassati nel cucinotto:
《Dove hai messo la tisana zenzero e limone, porca miseria?》
Nella sua testa le Spice Girls cantavano, forse scandendo il ritmo con cui le sue sinapsi di studioso si scambiavano informazioni. Brian lanciò un paio di auguri negativi al suo coinquilino, che pareva possedere il superpotere del disordine oltre che quello del menefreghismo e del sarcasmo. Super Roger, protettore dei casi umani.
Si strinse il laccio dell'accappatoio verde lime, unico indumento che indossava dopo aver fatto una rapida doccia.
La scatola di carta che conteneva le bustine avrebbe potuto tranquillamente essere con i piatti ad asciugare, mentre nell'altra stanza una certa ragazza bionda -e temporaneamente anche verde- aspettava e lui faceva la figura dell'idiota.
《Avanti, stupide cose, venite fuori... Roger ti giuro che è l'ultima volta che ti stiro i vestiti se continui a spostarmi tutto...》
Alzando lo sguardo al di sopra degli scomparti, nel vano polveroso che stava tra il soffitto e la cima del pensile, il suo sguardo venne attratto da una forma familiare che, ad una più attenta osservazione, si rivelò essere la confezione delle merendine del suo coabitante.
Sospirò mentre la sua testa calcolava la differenza tra il fabbisogno energetico del ragazzo e le calorie contenute in un potenziale numero di snack consumati, poi fu colto da un'ispirazione. Afferrò e spostò il pacchetto, ed esultò sottovoce; ecco la scatola profumata della sua tisana preferita, che casualmente conteneva lo stesso gusto che Clare adorava.
《Ricciolo?》
Fece una voce che alle sue orecchie suonava angelica. Si voltò, e cercò di sforzarsi di evitare di sorridere troppo: Clare gli sorrideva dalla porta del cucinino, appoggiata allo stipite. Avvolta in quel vestito di lana largo che  adesso senza la spessa cintura ricadeva morbido, era più bella che mai. Si era anche legata i capelli lunghi fino alle spalle in una crocchia alta e disordinata. Sistemati in quell'acconciatura, non si vedeva più il colore inusuale. In generale, sembrava che si fosse rilassata e si stesse sentendo a casa.
Era strano come riuscisse improvvisamente a sentirsi a suo agio con lei, soprattutto considerato che era avvolto in un accappatoio verde lime che arrivava a mala pena a coprirgli le ginocchia.

Ringraziò di aver alzato di un paio di gradi il riscaldamento della casa prima di essere uscito e le chiese con fare premuroso:
《Sì? Tutto bene, serve qualcosa?》
Lei sorrise, e Brian si sentì sciogliere. Tutti i motivi di preoccupazione e ansia erano svaniti, sciolti dal calore di quell'appartamento cadente che lui considerava casa.
《Beh, ho un po' freddo... non è che mentre vai a cambiarti puoi prendere qualcosa da prestarmi?》
《Ma certo, se metti su l'acqua io ti prendo subito un maglione. O ti basta una felpa? Magari preferisci un golf...》
《Una felpa andrà benissimo, tranquillo...》
Clare gli passò accanto, sfiorandolo e lasciando una lievissima carezza sulla sua mano. Sembrava qualcosa di involontario, ma era troppo snella e brava a muoversi perché fosse davvero un contatto accidentale.
Si accostò ai fornelli, e subito parve che sapesse come fare: il capriccioso gas e l'accendino con la tosse divennero subito docili sotto le sue mani ferme, e a Brian venne spontaneo pensare che fossero anche loro affascinati da lei.
Prima di poter dire o fare qualcosa di stupido, si disse di andare in camera. Per riflesso automatico abbassò la testa entrando nel corridoio e lo percorse in pochi passi silenziosi, per non disturbare Roger che si era già ritirato nella sua camera.
Mentre si infilava nella sua stanza ed cercava qualcosa da mettersi tra i suoi vestiti piegati, iniziò a riflettere.
Gli dispiaceva davvero tanto che Clare e Roger non andassero d'accordo.
Durante il tragitto in metropolitana, la tensione era stata palpabile tra i due.
Roger si era chiuso in un silenzio ostinato (che non aveva rappresentato una grande differenza dal suo solito silenzio non-ho-voglia-di-parlare) ma anche Clare aveva smesso di parlare. Gli era rimasta aggrappata al braccio come se avesse bisogno di un sostegno, ma non aveva emesso un fiato.
Mentre si rivestiva, non riuscì a pensare ad altro che la sua immagine imbarazzante con quell'orribile accappatoio troppo corto e a chiedersi il motivo per cui non ne avesse comprato un'altra prima. Si ripromise di farlo, e una volta correttamente infilati i pantaloni della tuta - aveva la fastidiosa tendenza a metterli sempre al contrario se mentre si vestiva era distratto - diede un'occhiata al suo guardaroba per prestare qualcosa alla ragazza.
Trovò una felpa, che oltre ad essere la sua preferita in assoluto era anche corta (ossia che forse non avrebbe superato le ginocchia della ragazza), e rifece il percorso per tornare in cucina.
Sulla soglia, vide due tazze pronte sul tavolo, una delle quali davanti alla ragazza già seduta.
L'altra tazza, davanti ad una sedia vuota e scostata, era la sua preferita.
Brian fece un mezzo sorriso:
《Come hai fatto ad indovinare?》
Chiese, indicando la sua tazza. Clare lo guardò, e si strinse nelle spalle:
《Che quella è la tua tazza preferita, dici? Beh, ho un superpotere inutile.》
Stavolta il riccio ridacchiò, passandole la felpa:
《Essere una sensitiva sarebbe un superpotere inutile?》
Prendendo la felpa, Clare iniziò a spiegargli:
《Non sono una sensitiva - grazie, sembra caldissima ed è stupenda. Più che altro tiro ad indovinare le cose e spesso le azzecco. Tipo, non ho nemmeno tirato fuori lo zucchero perchè tu metti il miele, giusto? Però...》
Chiuse gli occhi e si mise le mani sulle tempie, fingendo di concentrarsi molto. Il ragazzo non poté fare a meno di notare come erano belle le sue mani dalle dita affusolate e come cadevano bene i polsini della sua felpa contro il suo palmo.
《Percepisco che è finito. Mi sbaglio?》
《D'accordo, adesso mi fai paura.》
Fece il ragazzo, scuotendo la testa. Lui detestava lo zucchero, soprattutto quello bianco, e il miele lo aveva finito nel the quella mattina.
Si sedette davanti a lei e prese la tazza tra le mani. Con la felpa addosso, nonostante l'enorme indumento di lana sottostante Clare sembrava più minuta.
Forse era quello il motivo per cui non indossava mai felpe larghe in pubblico: lei detestava sembrare fragile. Però doveva ammettere che il bianco le stava bene. Donava alla sua carnagione e le risaltava i bellissimi occhi azzurri.
Che fortuna essere così belli da togliere il fiato indossando semplicemente una felpa extralarge della NASA. Sarebbe stato quasi invidioso, ma era troppo impegnato a sentirsi fortunato, benedetto. Dopotutto, quanti potevano ammirare un tale capolavoro nella loro cucina, prendendo una tisana? Quanti potevano chiamare quella bellissima ragazza al telefono e sentire la sua risata rauca? Quanti conoscevano la forma adorabile che prendeva il suo viso quando sorrideva, riuscivano ad osservarla abbastanza a lungo da notare il suo piccolo neo in mezzo alla guancia sinistra?
Fin troppi per i suoi gusti, pensò il ragazzo con un moto di gelosia.
La ragazza agitò la mano non occupata dalla tazza, come a dirgli di non esagerare:
《Sai cos'è che fa veramente paura? Il sapore di questa roba fredda. Quindi forse invece di fissarmi potresti bere, Ricciolo, prima che ci vengano a fare il bagno i pinguini.》
Brian si sentì come un bambino beccato con le mani nella marmellata. Prese la sua tazza e bevve un sorso a testa bassa, consapevole di avere l'aria colpevole e sperando solamente di non essere di diventato troppo colorito in viso.
Clare vedendo la sua espressione così contrita cercò di trattenersi, ma poi scoppiò a ridere:
《Eddai, Brian! Non fare quella faccia, su!》
Lui alzò appena la testa, guardandola. Successe troppo in fretta perché lui potesse accorgersene. Un attimo prima lei era seduta sulla sua sedia, il secondo dopo i suoi capelli gli solleticavano una sua guancia.
Lui ebbe solo il tempo di spalancare gli occhi, poi lei gli posò un bacino sullo zigomo. L'unico pensiero che riuscì a formulare era che le sue labbra erano calde.
Clare rimase un secondo ferma anche dopo aver staccato la sua bocca dalla guancia del ragazzo, quasi come se stesse assaporando il profumo della sua pelle.
Così com'era cominciato, finì.
La ragazza era di nuovo sulla sedia che sorrideva beata con la tazza in mano, e gli unici segni che qualcosa era davvero capitato erano il sorriso furbo sul volto di Clare e la temperatura corporea del ragazzo che era improvvisamente salita di qualche grado.
《Allora? Mi hai perdonata?》

My Fairy King (parte 2)Where stories live. Discover now