XXVI - ogni tanto quando si è in fuga...

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Mentre Freddie camminava sotto il suo ombrello, i cui colori arcobaleno erano resi scuri dal buio, la pioggia cadeva picchiettando su di lui e sul resto di Londra. Per quanto il suono delle goccioline che batteva sulla tela impermeabile solitamente lo rilassasse, in quel momento avrebbe solamente voluto essere a casa sua al caldo. Le gelide dita del vento sfioravano il suo collo nudo e gli mandavano brividi di freddo giù per la schiena nonostante il pesante giubbotto di ecopelliccia che indossava. Le sue gambe, avvolte in un paio di sottili leggins di finta pelle gialli, parevano urlargli contro accusandolo di non aver messo nulla di più pesante.
Il ragazzo si rimproverò per aver già ritirato gran parte del suo guardaroba invernale.
Benedisse con il pensiero la scritta dell'Emerald, che risplendeva come un faro nella notte per il povero marinaio infreddolito.
La primavera si faceva aspettare con impazienza quell'anno.
Il ragazzo era preoccupato, oltre che tremante. Aveva scordato il suo laccio al pub, dopo la cena.
Come tante altre volte, a inizio serata se lo era legato troppo stretto intorno al collo. lo aveva slacciato poi, per riprendere fiato, e lo aveva appoggiato sul tavolo dimenticandoselo poi più tardi quando stava uscendo.
Era stato un perfetto idiota, avrebbe dovuto stare più attento. Quel nastro gliel'aveva regalato sua madre da bambino, era un ricordo prezioso di Zanzibar e ci era davvero affezionato.

Anche Mary c'era rimasta male quando lo aveva scoperto, ma per un motivo diverso dal suo. La ragazza sperava che lui potesse rimanere a dormire da lei, come il moro le prometteva da quasi due settimane, ed era piuttosto delusa che per l'ennesima volta lui dovesse andarsene. Infatti lo aveva sbattuto fuori di casa urlandogli frasi inferocite e tirandogli dietro il giubbotto.
Era da un po' che le cose andavano così tra di loro.
L'incontro iniziava come una coppietta felice, si protraeva finché non esaurivano gli argomenti di conversazione - circa un'ora - poi si passava a destreggiarsi tra silenzi sempre più lunghi. A questo punto uno dei due se ne andava con l'umore che oscillava tra l'amarezza e l'ira. Con qualche scusa blanda, solitamente per telefono, e la promessa di esserci più spesso la routine ripartiva.
Freddie sapeva benissimo di essere il principale portatore della colpa, ma non se la sentiva di spiegare il motivo per cui era così distante nè tantomeno di fare il salto che lo avrebbe fatto uscire allo scoperto.
Il principale motivo che lo tratteneva dallo sputare il rospo era che ciò lo avrebbe fatto rompere con Mary, e lui le era ancora affezionato. Naturalmente era inutile, per come le cose andavano si sarebbero separati comunque, ma non voleva essere lui a strappare il cerotto.
Così si trascinava nella sua quotidianità, concentrandosi sugli studi e sulla pratica all'ospedale e fingendo di non star scappando dai suoi problemi. Anche se la cosa principale da cui stava scappando in quel momento era un brutto raffreddore.

Si infilò dentro il locale che stava chiudendo. La sala era molto più tranquilla di prima.
Le uniche luci accese erano le lampade dietro il bancone, che avvolgevano la sala in un'atmosfera ovattata. La porta si richiuse dietro di lui con un morbido clunk. Sentì che il calore dell'ambiente chiuso raggiungeva di nuovo le sue gambe, prima insensibili a causa della gelida umidità londinese.
L'Emerald era il posto in cui andava da sempre. Ci aveva trascorso la prima serata tra amici a Londra, e anche se gli amici erano cambiati era rimasto legato al posto.
Fece scorrere lo sguardo sul bancone di legno, arrivando al punto dove lui e sua sorella si mettevano sempre quando venivano a mangiare lì. Era una precisa zona del bancone che stava sotto alla terza lampada a partire da vicino all'entrata.
Tra la rassegna di sgabelli tutti diversi tra di loro, lui prendeva sempre quello di legno nero con intarsi dorati e Kashmira invece uno con graffi e buchi e bruciature. La prima volta che l'aveva portata lei aveva solo tredici anni e le mancava tanto casa. Quando aveva visto quello sgabello, che non usava nessuno, aveva chiesto a Chrystal la sua storia e lui le aveva detto che lo aveva recuperato in un vicolo, però non ci si sedeva sopra quasi mai nessuno perchè era brutto. Lei si quasi messa a piangere, e da allora lo usava sempre.
Era una loro piccola tradizione.
Freddie sorrise guardando i due sgabelli vicini. Anche se adesso Kash non piangeva più davanti a poveri sgabelli rotti, la sua indole sensibile e gentile era rimasta la stessa. Sarebbe riuscita a strappare un sorriso anche al Grinch.
Aveva conquistato persino i due fratelli Taylor, diventando la migliore amica di Clare. Adesso erano l'una il completamento dell'altra, ed era stato anche grazie alla sorella di Roger se Kash era riuscita ad inserirsi bene in Inghilterra e a trovare degli amici.
Si trovava molto bene anche con Brian. Beh, a dire il vero con il suo carattere mite e il suo senso dell'umorismo delicato erano davvero poche le persone a cui non piaceva.
Posando gli occhi sul tavolo dove lui e i suoi amici avevano mangiato vide una figura, accasciata sulla superficie di legno.
Come se qualcuno gli avesse spruzzato dell'acqua in faccia, ritornò improvvisamente in se.
L'istinto da medico si risvegliò e quasi corse fino al tavolo per accertarsi che la persona stesse bene. Già la sua mente, piuttosto impressionabile dopo mesi passati a studiare patologie gravi che comportavano come sintomo avanzato la perdita dei sensi, galoppava sfrenata immaginando cosa potesse essere.
Arrivato dietro di lei, quella che riconobbe come ragazza iniziò a presentare un aspetto familiare. I capelli scuri e la camicetta a verticali righe rosse era sicuro di averli già visti quella sera, ma non ricordava dove. Subito le appoggiò la mano sul collo e trovò il battito, lento ma regolare. Vide che respirava e si tranquillizzò un po': questo escludeva circa la metà delle cose brutte che si era immaginato.
Vedendole il volto riconobbe la ragazza di Roger, Cheril.
Provò a scuoterla leggermente per una spalla, e a chiamare piano il suo nome.
Vedendo che si svegliava concluse che i suoi timori erano infondati: la ragazza si era solo addormentata.
Cheril sbadigliò. Iniziò a strofinarsi un occhio, poi si accorse di avere in mano uno straccio bagnato e fece una smorfia. Il moro sorrise:
《Tesoro, capisco che tu lavori qui per un sacco di ore al giorno, ma forse dormire sui tavoli non è proprio il miglior antifurto che si può trovare sul mercato...》
La ragazza doveva aver riconosciuto Freddie, perchè non si spaventò.
《Tu dici?》
Fece lei, con la voce impastata di sonno. Il ragazzo era un po' sorpreso. La prontezza e il tono con cui aveva risposto tradivano un'intelligenza che non sembrava proprio in linea con il suo solito modo di fare petulante e frivolo.
La ragazza si stiracchiò. Persino nelle movenze sembrava completamente un'altra.
《Comunque grazie per avermi svegliato.》
Farfugliò mentre sbadigliava:
《Devo chiudere questo dannato locare e mettere a nanna Ted.》
Freddie capì che la ragazza aveva appena detto qualcosa di compromettente. Gli parve quasi di vedere un lampo di panico nei suoi occhi, ma poi ritrovò la sua compostezza e sdrammatizzò, prima ancora che lui potesse aprire la bocca:
《Mettere a nanna chi? Cavolo, sono veramente stanca... mi invento persino gente da portare a letto. Fantastico.》
Il suo era un tono d'urgenza, che cercava malamente di mascherare.
La ragazza si era alzata e mentre parlava gli aveva messo in mano il suo laccio. Sembrava nervosa, come se lui l'avesse beccata mentre faceva qualcosa che non andava. Il ragazzo si insospettì.
《Sono contenta che tu abbia ritrovato la tua cravatta, ma è tardi, faresti meglio ad andare a casa...》
Lo stava gentilmente spingendo verso la porta, e Freddie stava capendo sempre di meno. Perché Cheril si comportava così?
《Grazie ancora per prima, davvero, ma fa freddo e sicuramente tu domani hai una giornata impegnativa e-》
《Cherry? Sei qui?》
Fece una voce infantile proveniente dal retro. Cheril si fermò e chiuse gli occhi, in un'espressione di sconforto.
《Cherry?》
Chiamò di nuovo la voce con il suo lieve difetto sulla lettera "r", questa volta lievemente velata di preoccupazione.

My Fairy King (parte 2)حيث تعيش القصص. اكتشف الآن