Capitolo quattordici.

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Dicembre.

Finalmente si torna a Napoli.

L'unica cosa che mi manca più di tutto sono il resto dei ragazzi, per il resto di Milano non mi manca quasi nulla.

Continuo a stringermi nella mia felpa mentre osservo il mare con un vento freddo che mi scompiglia i capelli.

La guerra contro la mia testa sembra quasi aver preso una piega.

Da qualche settimana sono di nuovo tranquilla e vivo godendomi tutto.

Essere di nuovo nella mia città mi fa stare serena, placa il mio vuoto.

Ricordo lo scorso anno, quando l'intera città era in festa per l'imminente capodanno.

Le strade ricolme di ragazzi, bar, aperitivi, musica.

Tutti a fare festa, mentre il mio cuore urlava e sanguinava.

Ed ero qui, su uno scoglio freddo e in balia del freddo, con solo le onde a farmi compagnia.

Se un giorno dovessero chiedermi perché la mia città mi ha lasciato un tale vuoto dentro, risponderei che lei c'era quando, nonostante le mie richieste di aiuto, nessuno mi ascoltava.

Inizio a sentirmi la solita stretta al petto, come sempre quando Tanc è vicino.

Il nostro legame, il nostro amore, il nostro essere era profondamente legato a questi luoghi nella nostra città.

Facevamo finta di aver cancellato la nostra storia versione napoletana e le nostre origini, recitando la parte dei milanesi ambientati e felici in quella grande metropoli, ma le nostre radici urlavano, anche se le nostre abitudini, ormai, erano altrove.

Mi lascio scappare un sorriso, mentre sento qualcuno lamentarsi, mentre cerca di raggiungermi sullo scoglio più grande e 'accogliente' su cui appoggiarsi.

N:"Sei così cliché che quasi mi vergogno a stare con te, sai?" 

Mi volto verso il ragazzo e do le spalle al mare, trovandomi un Tancredi a qualche cm da me che cerca di non scivolare.

T alza lo sguardo, reggendosi su uno scoglio vicino per non cadere.

T:"E tu per quale assurdo motivo devi sederti sempre lì? Come fai poi"

Rido e dopo pochi minuti mi raggiunge.

Mi stampa un bacio sulle labbra e si siede accanto a me.

Rimaniamo in silenzio a guardare l'orizzonte per un tempo che mi sembra infinito.

T:"Occhi puntati sull'orizzonte"

Sorrido sentendolo pronunciare quella frase.

Appoggi la testa sulla sua spalla e dopo qualche secondo lui mi abbraccia.

N:"Direi che una maratona di 'Pirati dei Caraibi' sia d'obbligo"

T:"Pizza e Disney+?"

N:"E coccole?"

Sciolgo l'abbraccio e lo guardo facendo gli occhi dolci.

Lui sorride e mi stampa un bacio sulle labbra.

T:"Tante coccole per la mia bambina"

-

Un letto e noi.

Nel buio, dopo aver finito il film.

Sento gli occhi pesanti, da lì a breve avrei sicuramente chiuso, tra le sue braccia.

Tanc è tanto.

Ma non è la stessa persona che era con me lo scorso anno.

Lo percepivo già dal nostro primo incontro.

Era già strano prima, ma ora è decisamente tanto.

Come me.

Sento di non essere più in me già da tempo, mi sento un corpo mezzo vuoto.

Ed è strano, sono abituata al controllo.

Ecco il battito del cuore accellelare fino a farmi quasi mancare l'aria.

Mi sento sbagliata, forse lo sono.

Forse non dovevo andare a Milano.

Forse non dovevo conoscere lui.

Forse non dovevo e basta.

Tanc mi scuote.

T:"Noelle, ci sei?"

Lo guardo, ma mi sento in un mondo lontano.

La sua voce è lontana.

T:"Mi stai mettendo ansia, cazzo rispondimi"

La testa pesante.

Mi si offusca la vista.

Chiudo gli occhi e mi lascio andare al buio.

-
Quando apro gli occhi, sono stretta tra le braccia di T.

Nel suo letto.

Certo di muovermi leggermente, ma lui mi stringe di più.

N:"T, lasciami respirare"

Tanc apre di scatto gli occhi e molla la presa.

Mi alzo e apro la finestra, facendomi colpire dal freddo della notte.

Chiudo gli occhi e faccio dei respiri profondi.

Mi sento meglio, quella sensazione negativa così come è arrivata, è andata via.

T mi si avvicina e mi abbraccia da dietro.

Appoggia la testa sopra alla mia spalla sinistra, mentre congiunge le mani sul mio ventre, appoggio le mie sopra le sue.

T:"Scusami" - sussurra.

N:"Non è colpa tua, non te ne ho parlato"

Mi gira verso di lui

T:"Lo percepivo, lo sapevo.."

N:"Non è successo nulla, è stato un semplice attacco, sto bene"

Gli sorrido, poi gli passo una mano sul petto e salgo fino alle labbra,le accarezzo.

Le sue labbra mordicchiate e piene.

Lo guardo negli occhi e colgo lo stesso mio desidero.

Qualcosa ci ferma.

Il ricordo dell'ultima volta che siamo stati insieme.

La nostra ultima notte, il suo biglietto il mattino seguente lasciato sul tavolo.

Fa lui la prima mossa, prendendomi in braccio, io mi fiondo sulle sue labbra.

Mi porta verso il letto e mi fa stendere.

T si ferma un minuto e rimane in sospeso a guardarmi.

T:"Forse è troppo" - dice con il fiato corto.

N:"Fanculo"

Riprendo a baciarlo e stavolta la mia mente, finalmente, si zittisce.

Congelato nel tempoWhere stories live. Discover now